L’Italia è il Paese europeo dove l’inquinamento delle auto uccide di più. Lo rivela un nuovo studio realizzato da una squadra internazionale di ricercatori. Ogni anno, in Europa circa 10.000 persone muoiono prematuramente a causa dell’ossido di azoto (NOx), un gas nocivo abbondantemente emesso dai motori diesel: quasi un terzo delle vittime risiede in Italia. E ancora: metà del totale di questi decessi è da imputare alle emissioni che sforano i limiti Ue. È cioè il macabro bilancio degli abusi commessi nella verifica delle prestazioni ambientali delle automobili: l’eco-scandalo, venuto alla luce nel 2015 col caso Volkswagen (il dieselgate), continua a far pagare il suo prezzo in vite umane.
La ricerca, che Il Fatto anticipa per l’Italia, interessa i 28 stati membri più Norvegia e Svizzera, è stata svolta dall’Istituto Meteorologico Norvegese (MetNorway), in collaborazione con l’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) con sede in Austria e lo Space, Earth & Environment Department della Chalmers University of Technology in Svezia.
L’Italia guida tristemente la classifica europea con 2.810 vittime, seguita da Germania (2.070), Francia (1.430) e Regno Unito (640). Questi quattro paesi totalizzano, da soli, il 70% dei decessi registrati in Europa pur avendo il 50% della popolazione: ciò si spiega col loro elevato numero di auto diesel. Seppur meno popolata degli altri tre paesi più colpiti, l’Italia li supera per numero di morti per via dell’elevata densità di residenti nelle aree industrializzate del Settentrione, dove è concentrato il trasporto su strada.
La top ten include Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Belgio, Svizzera e Ungheria. Mentre i restanti 20 Paesi, pur rappresentando il 23% della popolazione europea, contano solo il 10% dei decessi: in particolare, in Norvegia, Finlandia e Cipro il rischio di morte è 14 volte inferiore alla media europea.
“Se le auto diesel non avessero inquinato oltre i tetti imposti dall’Ue, si sarebbero evitate circa 5.000 morti premature l’anno”, spiega Jens Borken-Kleefeld, esperto di trasporti presso l’IIASA. “Avremmo potuto salvare ancora più vite, precisamente 7.500 se le auto diesel avessero ridotto le fuoriuscite di NOx ai livelli dei veicoli a benzina”. Curiosamente, infatti, l’Ue ha stabilito limiti più severi per le auto a benzina sulle emissioni di NOx rispetto ai diesel.
L’eccesso di emissioni delle auto diesel è il risultato delle falle annidate nel sistema di sorveglianza ambientale Ue. Per legge, i produttori di automobili hanno l’obbligo di dimostrare alle agenzie di controllo nazionali che rispettano le soglie di emissione prescritte: si tratta dei cosiddetti standard “Euro”, che l’Ue ha via via reso sempre più stringenti (quello più restrittivo oggi è l’Euro6) per rendere il trasporto gommato progressivamente più pulito. Tuttavia, questo meccanismo di certificazione si è basato, finora, su obsoleti test compiuti in laboratorio. La bufera Volkswagen ha costretto governi e industria ad ammettere la verità: le emissioni reali su strada risultano più alte dei valori dichiarati dai costruttori, raggiungendo picchi del 400% superiori ai limiti previsti.
Di fronte all’indignazione dell’opinione pubblica, l’Ue è corsa ai ripari velocizzando l’introduzione di test più rigorosi da effettuare in condizione di guida (e dunque di emissioni) reali. Questa nuova procedura è appena diventata obbligatoria per i nuovi modelli (a settembre di quest’anno), ma verrà applicata a tutte le nuove auto solo nel giro di due anni.
I trasporti sono la maggiore fonte di inquinamento dell’aria, la quale – dice l’Agenzia ambientale Ue – è responsabile di circa 425mila morti premature in Ue, Norvegia e Svizzera: più del 90% di questi decessi sono causati da malattie respiratorie e cardiovascolari dovute all’esposizione alle polveri sottili (Pm, dall’inglese particulate matter), alla cui formazione contribuisce non poco l’ossido di azoto.
“Siamo riusciti a ricondurre l’impatto delle polveri sottili sulla popolazione alle quantità eccedenti di NOx generate dai veicoli diesel”, spiega Jan Eiof Jonson di MetNorway. I ricercatori hanno utilizzato dati pubblici e un metodo di analisi articolato in tre fasi principali. Innanzitutto, hanno calcolato il numero di individui esposti alle dosi extra di polveri sottili derivanti dal NOx delle auto. Poi, hanno stimato il rischio di morte prematura associato a comuni malattie legate alle polveri sottili. Da ultimo, hanno correlato questi due parametri: rischio di morte e livello di esposizione, per l’appunto. “Abbiamo ottenuto una buona stima per il periodo 2010-2017, con un margine di incertezza che va dai 6mila a 13mila decessi”, spiega Borken-Kleefeld. “Ci siamo volutamente concentrati sulle morti premature causate dall’NOx. Se avessimo considerato tutti i gas inquinanti, il numero di vittime sarebbe stato ben superiore”.
Questo articolo fa parte dell’inchiesta internazionale sul Dieselgate condotta da MobileReporter