La prima serata televisiva di martedì 3 ottobre scorso ha mostrato a reti unificate come lo sfacelo sociale e morale si innesta sullo sfacelo economico tagliando fuori la politica. Nella scala sociale, milioni di disoccupati, precari e poveri in genere sono ormai più in alto di chi subisce un caporalato metropolitano tendente allo schiavismo. Ultimi e penultimi scrutano in tv chi giura di pensare a loro: qualcuno li fa sentire meno abbandonati? Su Rai3 c’era Massimo D’Alema intervistato da Bianca Berlinguer. Ha detto che si batte per i più deboli chiedendo al governo di abolire i super ticket sanitari, poi ha illustrato all’intervistatrice, che appariva frastornata, una sfumatura imprescindibile per capire i destini della sinistra: la diversa collocazione parlamentare dell’onorevole Ciccio Ferrara e dell’onorevole Bruno Tabacci, entrambi del Campo progressista di Giuliano Pisapia. Il primo è deputato di Mdp, il secondo di Centro democratico, e quindi voteranno uno a favore e uno contro la legge di Stabilità, è parso di capire. Poi l’analisi si è spostata su un video ‘rubato’ in cui D’Alema confida a Gianni Letta (di Campo berlusconiano) l’amarezza per la sostituzione dell’allenatore della Roma Spalletti con Eusebio Di Francesco: “Non abbiamo più un allenatore”. Per non essere “divisivo”, D’Alema ha chiesto scusa in diretta: “È stato un giudizio affrettato”. Su La7 c’era Giovanni Floris che ormai invita sempre gli stessi, riproducendo la fortunata formula del Processo di Biscardi (Ciao, Aldo). A occuparsi del destino dei più deboli, nella fase che precede la sezione sanitaria del programma, c’erano i poco rassicuranti Elsa Fornero e Giuliano Cazzola, più Maurizio Landini, in sabbatico come opinionista tv in attesa di prendere il posto di Susanna Camusso alla guida della Cgil. Si è visto anche un altro esponente della Cgil, Claudio Capone, rappresentante dei dipendenti della Camera dei deputati: ha difeso il recente aumento dello stipendio del barbiere di Montecitorio, da 99 mila a 136 mila euro, spiegando che quello è solo il livello massimo.
Cartabianca ha conseguito uno share del 3,8 per cento, Dimartedì è arrivato al 5,3. Su Italia Uno Le Iene Show ha avuto un ascolto dell’11,9 per cento, il triplo della Berlinguer. Ha raccontato la storia di un’assistente parlamentare (portaborse) che da un anno e mezzo lavora gratis per il deputato Mario Caruso, del partito di Tabacci, che però paga il figlio (che però non lavora) del sottosegretario Domenico Rossi, del partito di Tabacci. Federica è andata da Caruso con la telecamera nascosta e ci ha fatto vedere che Caruso l’avrebbe pagata (forse) se la laureata fosse andata a letto con lui. Leader e leaderini che dicono di pensare più al destino dei deboli che alla poltrona dovrebbero riflettere. Federica, nella sua sfortuna, dispone di un badge che le consente di vivere dentro il Parlamento. Percorrendo un corridoio poteva chiedere aiuto, in primo luogo, al capo di Centro democratico e membro di Campo progressista Tabacci. Ma anche alla presidente della Camera Laura Boldrini, al sindacalista della Cgil Capone, a Ciccio Ferrara, a Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, a Pippo Civati di Possibile, a Roberto Speranza di Mdp.
Li ha lì, sotto mano, li vede e li saluta ogni giorno. Chissà se proprio perché li conosce non si è affidata a nessuno di loro. È uscita dal Palazzo dei rappresentanti del popolo e ha chiesto soccorso a una trasmissione televisiva targata Mediaset. Per ricostruire la sinistra questi signori hanno due strade. Dire che questa Federica è solo una stronza e continuare a regalare al proprio ego sofferente la logomachia infinita con Pisapia. Oppure guardarsi allo specchio, ripristinare le relazioni diplomatiche con la realtà e ricominciare da zero, se ne sono capaci.