Inesorabile come una tassa, anche quest’anno è arrivato l’allarme smog nella Pianura Padana. Un bellissimo sole, poco vento, niente nubi, il risultato è sempre lo stesso da anni: colonnine in tilt con livelli di polveri sottili ben oltre le norme europee. Vista dallo spazio l’area è coperta da una nube marrone. Lo certifica una foto inviata ieri via Twitter dall’astronauta Paolo Nespoli. “Nebbia o smog?”, si chiede. Da Milano a Torino e giù verso il confine emiliano. In attesa che il figlioletto dell’ex uragano Ophelia faccia capolino con un po’ d’acqua, ma non prima di domenica. Il copione ormai è noto. Scatta l’emergenza.
Con norme severe (con divieti fino alle auto Euro 5), non sempre conosciute dai cittadini che, ignari, si avventurano con le loro auto per essere poi pizzicati dai controlli dei vigili. Ma ciò che più infastidisce sono le parole della politica. Proclami e numeri buttati sul tavolo nei giorni dell’emergenza e puntualmente smentiti l’anno dopo, tra ottobre e dicembre, quando lo smog torna ad aggredire le città del nord. Nel dicembre 2015, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti si era fatto all’improvviso decisionista annunciando ben 85 milioni di euro, tra mobilità sostenibile e colonnine elettriche, per far fronte all’allarme.
Nel dicembre dello scorso anno le colonnine impazzite hanno prodotto nuove, vane, promesse. Sempre Galletti, in un tavolo del 3 ottobre 2016, con le regioni del nord aveva spiegato: “Abbiamo 900 milioni (700 per i privati, 200 per immobili pubblici) per il cambio degli impianti e per renderli più efficienti dal punto di vista ambientale, i 250 milioni del fondo Kyoto per la ristrutturazione ecologica delle scuole”. Perché, naturalmente, non solo le auto, ma anche e soprattutto il riscaldamento fa schizzare le percentuali di Pm10.
Va anche detto, però, che il 12 ottobre scorso, lo stesso Galletti ha annunciato lo stanziamento di 35 milioni per il programma sperimentale nazionale di mobilità casa-scuola e casa-lavoro, al quale hanno aderito cento comuni. È evidente che questo continuo balletto tra allarmi e promesse non è la soluzione. Soluzione che lo scorso aprile ci ha chiesto la stessa Commissione europea, aprendo una procedura d’infrazione (la seconda dopo quella che ha portato alla condanna del 2012 per gli anni 2006 e 2007) nei confronti dell’Italia.
Secondo i dati dell’Agenzia europea dell’Ambiente, il nostro Paese è lo Stato membro dell’Ue più colpito in termini di mortalità connessa alle polveri sottili, che causano 66mila morti premature ogni anno. Nel 2016, era il 10 dicembre, davanti all’ennesima emergenza il Fatto intervistò il climatologo Luca Mercalli che spiegò: “L’ambiente non pare una priorità. Da noi vince sempre la lobby del momento e l’interesse del domani mattina. Lo smog nelle nostre città si risolve solamente in tempo di pace e non quando, come succede sempre in questo periodo, l’alta pressione e il riscaldamento nelle case fanno schizzare le colonnine”. Parole inascoltate evidentemente e dunque, eccoci qui di nuovo a fare la mappa delle misure prese nelle varie città della pianura padana.
Partiamo da Torino, dove le colonnine sono fuori controllo da ben otto giorni. Qui, da ieri, il divieto di circolazione è tassativo fino alle auto Euro 4 diesel. Ma se le emissioni non si abbasseranno, scatterà il livello 2 con il divieto anche dei veicoli Euro 5 (possibile già per domani). Sulla carta è ipotizzato anche un livello 3, che prevede il blocco totale se si verificheranno venti sforamenti quotidiani di Pm10. A Milano, per ora, il divieto è per gli Euro 4 a gasolio. “Insieme alle altre regioni – ha spiegato l’assessore regionale all’Ambiente, Claudia Terzi – siamo impegnati per attuare misure antismog, comuni e omogenee, che possano risultare maggiormente efficaci per tutta l’area del Bacino Padano. Visto che le temperature sono alte, sarebbe opportuno posticipare il più possibile l’accensione delle caldaie”. Oltre alla Città metropolitana di Milano sono interessati i Comuni delle Province di Bergamo, Brescia, Mantova, Monza, Lodi. Anche in Emilia Romagna, da due giorni, il divieto arriva fino all’Euro 4. Lo stesso vale per il Veneto. Il rigore riguarda anche il riscaldamento: 19 gradi massimo nelle case, 17 invece per gli stabili industriali. In attesa della pioggia (assicurata per domenica) che oltre alle polveri, come ogni anno, porterà via anche l’emergenza.