Dalle parole ai fatti. O, meglio ancora, dalle firme online al Senato. Oggi a mezzogiorno una delegazione del Coordinamento Democrazia Costituzionale, guidata dal vicepresidente Alfiero Grandi, e il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio saranno a Palazzo Madama per consegnare al presidente del Senato Pietro Grasso le 160.000 firme della petizione in favore di una legge elettorale che restituisca ai cittadini il diritto di scegliersi i parlamentari e che, soprattutto, sia finalmente costituzionale. Le ultime due leggi elettorali uscite dal Parlamento, ovvero il Porcellum e l’Italicum, sono state infatti bocciate dalla Consulta, e la stessa sorte rischia di toccare al Rosatellum, che però a quel punto avrà già formato il nuovo Parlamento in primavera.
La petizione, lanciata dal Fatto Quotidiano e dal Coordinamento sul sito Change.org, rappresenta la reazione di migliaia di cittadini di fronte al Rosatellum bis, la legge approvata alla Camera a colpi di fiducia che martedì prossimo arriverà in aula al Senato. La maggioranza, peraltro, sta facendo di tutto per far approvare il prima possibile la legge: l’obiettivo è chiudere entro fine ottobre, prima del voto per le Regionali in Sicilia, dove il Pd teme una sconfitta che potrebbe ribaltare gli equilibri di forza in Parlamento.
Oltre a permettere a ogni candidato di presentarsi anche in sei collegi diversi, la legge prevede listini bloccati per la quota proporzionale: in questo modo i partiti avranno vita facile nello scegliere quali candidati far eleggere. Il Rosatellum non prevede neanche il voto disgiunto, quindi il cittadino che volesse votare un candidato nel maggioritario, dovrà necessariamente votare il partito lui collegato nel proporzionale, portandosi dietro i nomi del listino bloccato scelti dalle segreterie.
Come scrive il Coordinamento nell’appello sul sito Change.org poi, “approvare la legge elettorale con il voto di fiducia è un atto politicamente grave e inaccettabile, oltreché contrario alla lettera e allo spirito dell’articolo 72 della Costituzione che esige il ricorso alla procedura normale per approvare le leggi elettorali”. Come se non bastasse, il Parlamento si trova a votare una legge a pochi mesi dalla fine della legislatura, contro le raccomandazioni del Consiglio d’Europa del 2003 (riprese da sentenze della Corte di Strasburgo) che chiede di non modificare le leggi elettorali nell’ultimo anno prima delle elezioni, per ragioni di buon senso e per non condizionare il testo ai sondaggi. “Siamo innanzi all’ulteriore tentativo di espropriare i cittadini della libertà di scegliere i propri rappresentanti – scrive ancora il Coordinamento – quindi di ostacolare i principi di rappresentanza e di partecipazione”.