“Il governo sapeva ed era d’accordo”. La giornata di ieri si apre così, con Matteo Renzi che in un’intervista al Quotidiano Nazionale dà la sua versione sull’attacco dem a Ignazio Visco. Eppure Paolo Gentiloni ha detto di non essere stato informato. Anche ieri mattina, informalmente, da Palazzo Chigi ripetevano la stessa versione: “No, non sapeva”. Poi, arriva la nota ufficiale: “Fonti di Palazzo Chigi smentiscono le ricostruzioni di vario segno apparse oggi sui quotidiani sulla vicenda Bankitalia”. Ma cosa si smentisce? Non si sa. Perché poi il punto è: per sapere, il premier ha saputo della mozione firmata Fregolent, ma quando?
Sabato Matteo Renzi inizia a pensare seriamente alla presentazione di una mozione Pd contro il governatore di Bankitalia: per il martedì, infatti, sono calendarizzate quella di 5 Stelle, Lega e SI. Il segretario da mesi dice a Paolo Gentiloni e Sergio Mattarella che sarebbe meglio non riconfermare il numero 1 di via Nazionale. Dal Colle è arrivato l’altolà: Visco non si tocca. Martedì 17 ottobre è l’ultima occasione che ha per dire la sua. La mossa viene progettata con Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi.
Lunedì il testo è già definito. L’estensore è il capogruppo dem, Ettore Rosato, che decide per la formula “discontinuità” a Palazzo Koch. Tra i renziani gira la leggenda che quella sera sarebbe stato avvertito il sottosegretario Paolo Baretta, che però al Fatto nega. Renzi l’ha tirato in ballo in tv (“chi sapeva nel governo? tecnicamente Baretta”): sarà lui a gestire la mozione in aula.
Martedì mattina il testo prende corpo. La prima firma è quella di Silvia Fregolent, deputata molto vicina a Boschi. Rosato cerca qualcuno che parli in Aula contro Visco. Il governo, a questo punto, non sa ancora niente. È solo durante la riunione dei capigruppo in Senato che Boschi chiama Anna Finocchiaro, ministro dei Rapporti col Parlamento. Poco prima Maurizio Lupi ha chiamato il premier per informarlo: al capogruppo di Ap era stato chiesto di firmare la mozione. Al suo posto lo farà Paolo Tancredi. Gentiloni chiede una verifica: ci sono mai state mozioni di maggioranza contro Bankitalia? Risposta: no
Nel pomeriggio, sono circa le 15, il premier chiama Renzi: lo trova a Civita Castellana, in un’azienda di sanitari, e gli chiede di togliere almeno la parola “discontinuità” dalla mozione. Nella riformulazione si parla di una “figura” capace di “garantire nuova fiducia nell’istituto”. La mozione arriva in Aula così. A quel punto entra in scena il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che non la prende bene, ma non può fare nulla. In Aula Baretta, prima di dare parere favorevole, chiede di sopprimere un capoverso: era un attacco alzo zero alla Vigilanza bancaria. Il testo riformulato viene approvato verso le 17.
Mercoledì c’è in programma un pranzo al Quirinale: presenti Mattarella, Gentiloni e Boschi. A tavola non si parla di Banca d’Italia. Gentiloni arriva solo dopo Boschi e se ne va con lei: il capo dello Stato e il premier non vogliono discutere davanti a lei.
Ieri alle 17.14 l’Ansa batte la nota con la quale “fonti di Palazzo Chigi” sottolineano come la sottosegretaria renziana goda della “piena fiducia” di Gentiloni (che non può e non vuole smarcarsi dal segretario). In realtà i rapporti tra Gentiloni e Boschi sono al minimo storico. Nei corridoi del palazzo la mettono così:. “Chigi 1” sono gli uffici del premier; “Chigi 2”, quelli della Boschi.
Renzi a sera, a Otto e mezzo, continua a mentire a metà: “Sapevano tutti. Gentiloni, Finocchiaro, Boschi”. Vero, ma quando hanno saputo?