Sulla legge elettorale sarà di nuovo fiducia, anche al Senato. L’ha ammesso ieri pomeriggio, intercettato nei corridoi di Palazzo Madama, il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento Luciano Pizzetti (Pd): “È impensabile che affrontiamo l’aula senza ricorrere alla fiducia quando ci sono decine di voti segreti. Sono state presentate decine di emendamenti sulle minoranze linguistiche, che in Senato si trasformano in decine di voti segreti. Se fossero ritirati non penseremmo alla fiducia”.
La conferma è arrivata subito dal renziano Andrea Marcucci: “Sono ottimista, c’è un’ampia maggioranza in aula favorevole al Rosatellum bis. Credo che sia opportuna la fiducia per evitare gli agguati di chi chiederà voti segreti”.
La maggioranza ha deciso quindi di strangolare di nuovo il dibattito parlamentare sul sistema di voto, come già successo alla Camera due settimane fa.
Le “decine di voti segreti” di cui parla Pizzetti (sarebbero in tutto 48) sono il risultato degli emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle, in tutto una settantina, distribuiti tra i sei articoli della legge. I grillini hanno depositato anche una pregiudiziale di costituzionalità che sarà votata domattina prima dell’inizio dell’esame del testo.
La maggior parte degli emendamenti del M5S – sottolineano alcuni senatori di maggioranza – incidono su materie soggette a voto segreto (come appunto le minoranze linguistiche). Una precipitazione, quella dei senatori 5 Stelle, che non nasconde una quota di ingenuità: un numero così elevato di voti segreti si è trasformato in una scusa su misura, per la maggioranza del Rosatellum, per giustificare l’ennesima forzatura dei regolamenti parlamentari. “Una scusa penosa”, in ogni caso, secondo la capogruppo di Mdp Cecilia Guerra.
Ieri sera l’esame in commissione è terminato prima del previsto. M5S, Mdp e Sinistra italiana hanno abbandonato i lavori per protesta. Dopo l’uscita dei senatori dell’opposizione, tutti i loro emendamenti in commissione sono decaduti. “Non hanno intenzione di accettare nessuna delle modifiche che abbiamo presentato – ha detto il grillino Giovanni Endrizzi –. Hanno paura del voto in Sicilia e vogliono approvare la legge elettorale prima di scadere come una mozzarella acida”.
La maggioranza ha votato all’unanimità dei presenti il mandato al relatore Salvatore Torrisi: sarà lui a riferire in aula sulla legge elettorale.
L’approdo nell’assemblea di Palazzo Madama del Rosatellum (stamattina alle 11) coincide con le proteste fuori dal palazzo. Alle 16 scende in piazza il Coordinamento Democrazia Costituzionale, vale a dire la forma attuale del comitato di costituzionalisti, giuristi e personalità della cultura che sostenne le ragioni del No nel referendum dello scorso dicembre.
“Esprimiamo la più ferma opposizione a questa legge – scrive in una nota il Coordinamento – che toglie ai cittadini il diritto di scegliere i loro parlamentari. Il voto di fiducia, contrario all’articolo 72 della Costituzione, è un’imposizione inaccettabile, che mortifica il ruolo del Parlamento”.
La piazza anti Rosatellum – dove ci saranno, tra gli altri, anche Anpi, Cgil e il direttore del Fatto Marco Travaglio – si raduna proprio di fronte al Senato.
Si compie un piccolo miracolo politico: manifesteranno insieme – o almeno condivideranno lo stesso spazio – Movimento 5 Stelle, Mdp, Sinistra Italiana e Possibile di Civati.