Uno legge di Angelo Parisi, candidato assessore siciliano ai Rifiuti del grillino Giancarlo Cancelleri che vuole “bruciare vivo” il povero Rosato del Rosatellum, e subito pensa che la saggezza dei popoli (anzi dei populisti) si attaglia beffardamente ai 5Stelle con il proverbio: dagli amici mi guardi iddio che dai nemici mi guardo io. A cominciare da due dei quattro amici al bar che tra i tanti casini capitolini di Virginia Raggi pensarono bene di metterci il carico da undici, sempre in amicizia s’intende: uno Raffaele Marra facendosi arrestare con l’accusa di corruzione, l’altro Salvatore Romeo, quello delle polizze vita a favore (e a sua insaputa) della sindaca di Roma.
E che dire del braccio destro di Chiara Appendino al Comune di Torino, quel Paolo Giordana che si brucia la carriera e inguaia l’amica sindaca per la miseria di 90 euro, la multa fatta cancellare a un amico (aiuto!) che non aveva obliterato il biglietto sul bus? Più che la solita solfa sulla improvvisata classe dirigente pentastellata e della insostenibile leggerezza del MoVimento che in dieci anni, di voto in voto (e stropicciandosi gli occhi), è passato dal Vaffanculo-Day al rango di prima forza parlamentare con fondate ambizioni di governo, colpisce l’aspetto per così dire antropologico di tali travolgenti affinità.
Perché la storia italiana è piena di personaggi politici rovinati dai propri famelici clan e da intemperanti sodali, mai però avevamo assistito a una tale bizzarra e tuttavia affascinante tipologia di signori nessuno, che baciati da improvvisa fortuna in un niente la dilapidarono. Rischiando di trascinare nel loro fallimento anche chi li aveva estratti a sorte sulla ruota del caso. Molto si è scritto di Romeo e della sua debordante “stima” nei confronti della Raggi: un impulso generoso ma con tratti di romantica ossessività, visto che nell’ultima intervista si dice “pentito degli errori ma pronto a tornare se lei me lo chiedesse” (aiuto!). Di Giordana incantano le immagini in cui indossa sorridente e paterno i paramenti di sacerdote della Chiesa Autonoma del Patriarcato Autocefalo di Parigi. Nulla da eccepire per carità, ma forse un occhio clinico avrebbe già individuato un qualche nesso di stravaganza tra il sacro ministero di una chiesa autocefala (che si governa da sé) e un alto funzionario autocefalo che messianicamente dà e toglie contravvenzioni.
Dal Parisi, viceversa, siamo rimasti piuttosto delusi. C’è infatti un che di folle insensatezza nel tweet che lega di quella pira l’orrendo foco a una eventuale decisione della Consulta che cassi la legge elettorale. Con tutta la solidarietà a Ettore Rosato, dopo la sua strampalata minaccia l’assessore in pectore avrebbe potuto essere annoverato nel catalogo dei più notevoli matti siciliani (non pericolosi) che danno lustro all’isola. Se poi egli non avesse rovinato tutto frignando un “mi dispiace di essere andato oltre il limite”, degno di un concorrente del Grande Fratello.
A questo punto sarebbe lecito quantificare oltre al danno di immagine la perdita elettorale secca che il M5S ha subìto a opera di questo album di figurine e figuracce. Chissà senza i Marra, i Giordana e certi emuli più periferici forse il partito di Grillo e Di Maio già volerebbe nel cielo delle maggioranze assolute. O forse al contrario potrebbero proprio essere certi atteggiamenti svitati a riempire il serbatoio 5stelle. Da parte di quelli che pensano, non a torto, che di fronte ai reati di Berlusconi e ai crimini capitali del pd Buzzi (e Carminati), che cosa mai sarà una raccomandazione imbecille da 90 euro?