A breve partirà il progetto Loft, la piattaforma tv nata su iniziativa della società editrice Il Fatto. Al suo interno troverete anche le otto puntate di The Match. Lo conduco io. Ogni volta, un tema divisivo e due ospiti che la pensano in maniera diametralmente opposta: atei contro credenti, eutanasia contro teocon, America sì/America no, carnivori contro vegetariani. Eccetera. Per quanto alcuni ospiti fossero davvero sideralmente lontani (Adinolfi/Cappato, Mughini/Fini, Tremonti/Settis, Montanari/Lavia), sono state tutte puntate vibranti, ma civili.
Tutte tranne una. Era quella che credevo più garbata, perché gli ospiti la pensano non poche volte in maniera analoga: invece è stata una guerriglia continua. Con tanti, forse troppi, colpi sotto la cintura. Da una parte Vauro, dall’altra la senatrice M5S Barbara Lezzi. Conoscendo e stimando entrambi, vederli crivellarsi così mi è spiaciuto non poco. E lo scontro si è protratto persino dopo la puntata, tra Vauro e il compagno della senatrice. Vauro e Lezzi incarnano due mondi che, al tempo dell’antiberlusconismo e del santorismo, di fatto coincidevano. Erano, eccome, dalla stessa parte della barricata.
Entrambi ribelli, entrambi guerreggianti. Convinti ciecamente d’essere nel giusto. Ora la sinistra incarnata da Vauro e il grillismo post-ideologico della Lezzi sono lontanissimi. Di più: si attaccano, si odiano. Senz’altro uno scontro così acceso è dipeso anche dal carattere notoriamente focoso di entrambi i protagonisti: se avessimo invitato Barbara Spinelli e Luigi Di Maio, non avremmo avuto gli stessi toni. Ma gli stessi contenuti, più o meno, sì. L’astio virulento tra sinistra anti-Renzi e 5 Stelle è anche una costante di quella (troppo spesso) cloaca neuronale a cielo aperto chiamata per brevità “social”. Perché tutto questo accade e a chi giova? Alla seconda domanda è sin troppo facile rispondere: giova al renzusconismo, ovvero a quel mondo quasi sempre putrescente che i Vauro e le Lezzi sinceramente combattono: mentre loro si scazzano, i Verdini godono.
Non un gran risultato. La prima domanda richiede una risposta appena più articolata. Quei due mondi, un tempo così vicini, si scontrano ora con siffatta veemenza perché pescano dallo stesso bacino elettorale. E poi c’è una sinistra numericamente gelosa del successo dei 5 Stelle: se ieri riempiva le piazze, oggi non sfonda e deve puntualmente accontentarsi di numeri stitici. È accaduto alla Lista Ingroia, è accaduto alla Lista Tsipras. E potrebbe accadere a Mdp, Sinistra Italiana, Possibile e Montanari-Falcone.
Le critiche che gli uni rinfacciano agli altri non sono certo campate in aria. Da una parte la sgangherata classe dirigente, la poca democrazia interna e quel fideismo cieco che allignano tra i grillini. Dall’altra l’inconsistenza, il latente anacronismo, l’ambiguità e le tante colpe che si porta dietro la “sinistra dura e pura”. Il punto, però, è che questa faida livida ha per unico risultato quella di agevolare padre Silvio & figlio Matteo. Basta guardare alle imminenti Regionali in Sicilia. Lo stesso Claudio Fava, dopo aver riconosciuto la bontà di alcune battaglie 5 Stelle, negli ultimi giorni sta attaccando ad alzo zero le liste di Cancelleri.
Il quale, tra parenti di gente equivoca e aspiranti assessori che sognano di bruciare Rosato, a sua volta un po’ se le cerca. E nel frattempo Nello Musumeci se la gode. E se la gode anche Micari, che non ha alcuna chance di vincere ma che comunque vincerà se a perdere saranno sinistra e M5S.
Eppure sono tante le battaglie condivise tra 5 Stelle e sinistra, e del resto il M5S nasce proprio dal consenso pescato (soprattutto) tra i delusi di sinistra. Nel Parlamento europeo votano quasi sempre allo stesso modo. Nei giorni scorsi erano entrambi in piazza contro l’abominevole Rosatellum. Nel 2014 si trovarono concordi (e c’era pure il Pd) per l’elezione di Sciarra e Zaccaria in Consulta e Csm. Se solo volessero, le leggi su testamento biologico e whistleblowing le farebbero passare in un amen.
È verosimile che, dopo i Lombardo e i Cuffaro (passando per l’improponibile Crocetta), una vittoria di Musumeci sarebbe il colpo di grazia per la Sicilia. Ma è lui il favorito, perché i siciliani paiono volerlo e perché Cancelleri e Fava finiranno per sabotarsi a vicenda. Lasciando così che a vincere siano gli altri. Sempre gli altri. I 5 Stelle non si alleano con nessuno, e hanno tutto il diritto di farlo. La sinistra se la tira e resta convinta di avercelo sempre più lungo di tutti, anche se son decenni che colleziona cilecche. Nel mezzo e nel frattempo, tra un “fascista” di Vauro alla Lezzi e un “renziano” della Lezzi a Vauro, l’unica costante è che a vincere sono – saranno? – coloro che dopo aver provocato lo sfacelo si propongono di risolverlo. Davvero è questo che ci meritiamo?