Non solo più di una persona in Mps aveva letto l’email con la quale due giorni prima di morire David Rossi chiedeva aiuto a Fabrizio Viola, ma tra quei pochi che avevano accesso alla casella di posta elettronica dell’amministratore delegato qualcuno si è premurato di cancellarla subito dopo la scomparsa del capo della comunicazione della banca. È l’ultimo sconcertante elemento che emerge in merito alla vicenda Rossi. A svelare il particolare è stata Lorenza Pieraccini, all’epoca dei fatti segretaria di Viola, interrogata soltanto l’8 novembre scorso dal pubblico ministero, Serena Minicucci. Pieraccini al pm conferma di aver letto il 4 marzo 2013 la prima – quella con oggetto “help” – delle circa 30 email scambiate tra Rossi e Viola dal testo drammatico: “Stasera mi suicido sul serio. Aiutatemi!!!”. Poi aggiunge: “Dopo tre o quattro giorni” e comunque “dopo il decesso di Rossi – avvenuto il 6 marzo – per curiosità ho fatto l’accesso alla posta di Viola e, cercando l’email con l’oggetto help, non l’ho trovata”. Quindi qualcuno l’ha cancellata. Chi? Chiede il pm. “Non lo so, sicuramente non io”. Chi avrebbe potuto cestinare le email di Viola? “Non mi ricordo se per cancellarle fosse necessario andare nella sua postazione o se si potesse farlo anche dalle postazioni di chi come me aveva l’accesso”. E chi aveva accesso all’email? “Lo staff era composto da 7-8 persone” e “oltre a me poteva leggerla sicuramente Fanti e qualcun altro ma non so dirle chi”. Il dottor Fanti è Valentino Fanti, capo dello staff della segreteria del Cda quindi anche di quella di Viola e superiore di Pieraccini. Il 4 marzo, prosegue la donna, “poiché l’email era stata già aperta anche io la aprii e la lessi.
Non posso dire chi prima di me avesse aperto l’email, se Viola o Fanti. Sicuramente l’email era aperta. Quando la lessi, la stampai e la portai subito da Fanti e gliela feci vedere dicendogli ‘Guardi cosa è arrivato’. Poi io sono andata via portando con me la stampa dell’email che distrussi nel tritadocumenti rientrando nella mia stanza”. Qualcuno l’ha poi cancellata definitivamente dal server della banca. Infatti quell’email non comparirà nei primi atti dell’indagine sulla morte di Rossi aperta nel marzo 2013 e assegnata ai pm Nicola Marini e Aldo Natalini, ma sarà allegata solamente mesi dopo e individuata esclusivamente nel cellulare di Rossi nella posta inviata: da qui nessuno aveva potuto cancellarla. Dai server di Mps invece sì. Ma si scopre solamente ora. E si scopre grazie alla testimonianza di una persona che all’interno della banca aveva un ruolo chiave ma che è stata raccolta a distanza di quattro anni dai fatti: addirittura nel secondo decreto di archiviazione per suicidio il gip scrive che Pieraccini era stata sentita su input dei familiari di David, ma non corrisponde al vero.
La donna inoltre già a giugno aveva rivelato a Pierangelo Maurizio di Quarto Grado di essersi accorta che l’email era stata letta da qualcuno. Poi poche settimane fa ha ripetuto quanto accaduto a Le Iene aggiungendo di averla “stampata e consegnata a Fanti”, ha detto al giornalista Antonino Monteleone. Infine l’8 novembre, sentita dal pm, ha ricordato un altro elemento: “Dopo la sua morte l’email era sparita”.
Lo stesso giorno, l’8 novembre, il pm ha sentito anche Fanti. L’ex capo della segreteria, oggi in pensione, conferma il racconto fatto dalla donna. “Venne nel mio ufficio e mi mostrò la stampa dell’email” con oggetto “help”. Prima di quel momento, dice Fanti, non l’aveva letto. Poi però decide, “non con superficialità, di dare un’occhiata alla posta elettronica del dottor Viola potendo accedervi, avendo la posta condivisa”. E aggiunge un dettaglio importante: “Per quanto a mia conoscenza, soltanto io e la Pieraccini potevamo leggere la posta del dottor Viola”. E chi avrebbe potuto cancellarla? Questo non gli viene chiesto. E non potrà essere accertato facilmente perché, come molti altri aspetti, anche questo è stato ritenuto inutile dagli inquirenti e oggi è impossibile acquisire gli accessi ai pc dell’ufficio di Viola e ricostruire chi l’ha cancellata. Cosa che invece, se fatta nell’immediato, avrebbe portato almeno a individuare il responsabile.
Sono passati quasi cinque anni da quelle email, pubblicate per la prima volta sul Fatto il 5 luglio 2013. Email con le quali Rossi annunciava la volontà di andare dai pm e quella con la quale chiedeva aiuto. Tutte inviate il 4 marzo. Solo ora sappiamo che qualcuno le aveva lette, viste, stampate. Che qualcuno avrebbe potuto intervenire. Pieraccini avvisa Fanti, gli dice “bisogna seguirlo. Faccia qualcosa. Lo chiami. Parli con Rossi. Vediamo in che condizioni è”. Fanti come reagisce? Lo racconta al pm. “Quando la Pieraccini uscì dalla mia stanza feci alcune riflessioni: la prima riguardava la natura dell’email. L’email come è noto è un fatto privato, strettamente personale, ancor di più quella che mi veniva mostrata”.
La seconda “era che qualche giorno prima della lettura dell’email, avevo incontrato Rossi e mi fece presente il suo stato d’animo. Mi disse che era cambiato in negativo dopo la nota perquisizione” subita il 19 febbraio 2013. “Io gli chiesi se avesse avuto qualcosa da temere e lui rispose tranquillamente di no”.
La terza e “ultima riflessione che feci era quella che comunque io mi riconobbi in lui perché anche io stavo vivendo un momento difficile. Io intravedevo in David lo stesso malessere che affliggeva me”. Così, dopo aver letto l’email e fatto queste riflessioni “decisi di dare un’occhiata alla posta elettronica di Viola (…) e vedendo lo scambio delle ultime email mi tranquillizzai”. Perché “Rossi a un certo punto scrive a Viola ‘forse sto esagerando’ e mi ricordo anche la frase con cui chiude lo scambio delle email: ‘Scusa la rottura’. Questo mi tranquillizzò”, dice Fanti. “Quindi mi convincevo di non assumere alcuna iniziativa né di parlare con Rossi”. Era il 4 marzo 2013 quando David chiese aiuto. Lamentandosi anche con il presidente Alessandro Profumo di essere stato tradito da un amico. Di voler parlare con i pm. Di voler raccontare “tutto, ho lavorato con Piccini, con Mussari”. Due giorni dopo viene trovato morto nel vicolo sotto la finestra del suo ufficio. E l’email viene cancellata da qualcuno nella banca.