“Gli agenti hanno aspettato un’ora l’arrivo di Barbara D’Urso. C’erano anche gli uomini del terzo turno delle volanti. È stato svuotato il cortile dalle auto. Invece di stare per strada ad affrontare i delinquenti, i nostri poliziotti stavano lì”, Carmelo Zapparrata – segretario milanese del sindacato di Polizia Silp Cgil – racconta così quello che è successo l’altra sera in via Fatebenefratelli, nella Questura di Milano. Un episodio svelato ieri dal Fatto. Un agente che passava a quell’ora in Questura riferisce al cronista: “Credevo stesse per arrivare Sergio Mattarella. E poi invece ecco la D’Urso”.
Una ‘cerimonia’ che non è passata inosservata, come forse sperava qualcuno, e ieri infatti il video girava su tutti i siti. Suscitando la rabbia di decine di poliziotti milanesi e dei sindacati che pretendono chiarimenti dal capo della Polizia, Franco Gabrielli: “Lavoro da quasi trent’anni in Questura e non ho mai visto una cosa simile se non per i presidenti della Repubblica. Nemmeno quando vengono in visita consoli e ambasciatori stranieri. L’hanno perfino fatta entrare con la sua auto… Che vergogna!”, assicura Francesco De Vito, segretario milanese del Coisp.
Gli ambienti della Questura cercano di minimizzare, parlano di una cerimonia amichevole, quasi spontanea. Nessun picchetto, giurano, soltanto un normale cambio di turno, come avviene ogni sera. D’Urso avrebbe assistito quasi casualmente. Ma i poliziotti e i sindacati smentiscono la ricostruzione: “Scherziamo? Noi non siamo mica le guardie del palazzo reale di Londra che fanno il cambio della guardia. Alla fine del turno c’è un normale avvicendamento, e comunque avviene a Sant’Ambrogio, non in Questura”, aggiunge ancora Zapparrata. C’è chi proprio non la manda giù: “Venti giorni fa abbiamo chiesto un appuntamento al questore Marcello Cardona per parlare dei problemi sindacali. Ci è stato risposto che la sua agenda era già piena”, sbotta Ruggero Strano (segretario nazionale degli Autonomi di Polizia, Adp). “Ebbene, pochi giorni dopo vediamo che a una showgirl viene riservata ben altra accoglienza. La prossima volta dovremo chiedere alla D’Urso di rappresentarci”.
Ma c’è anche chi denuncia che alle figure istituzionali – come Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo – nelle questure italiane sarebbe riservata un’accoglienza decisamente più misera: “Il 19 ottobre abbiamo organizzato una conferenza presso la Questura di Roma. C’era il Procuratore Roberti. Nonostante le nostre raccomandazioni sia per iscritto che per le vie brevi non è stato predisposto nessun picchetto per accogliere una vera autorità”, racconta Gianni Tonelli, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap). Rincara: “Nessun dirigente si è degnato di riceverlo e la sala presso la quale si è tenuta la conferenza l’abbiamo trovata sporca e in disordine. Ho dovuto passare io lo straccio in terra”.
Filippo Bertolami, segretario nazionale Pnfd (Polizia Nuova Forza Democratica), dopo tante denunce di sprechi e privilegi è stato sospeso undici mesi dalla Polizia per un foglio non stampato. Per anni ha lavorato in Questura a Milano. Racconta: “Le forze dell’ordine e le istituzioni milanesi sono un esempio e un baluardo per tutta l’Italia. Ma qualcosa è cambiato da anni. Eravamo rimasti stupiti all’epoca del caso Ruby. E quando era emerso che l’olgettina Marysthell Garcia Polanco veniva trattata con tutti i riguardi dall’allora prefetto Gian Valerio Lombardi. Adesso arriva il picchetto, o come vogliamo chiamare questa messinscena, per la D’Urso. Le istituzioni non possono sembrare il feudo di Mediaset”.