Giovedì 30 novembre veniamo A casa vostra. E parliamo delle città. Proviamo a ripeterle una, due, dieci volte, queste parole. Ascoltiamole come se non le usassimo ogni giorno. Casa e città.
Racchiudono tanto di noi e dell’Italia. Sono i luoghi dove cerchiamo riparo e insieme dai quali partiamo. La Francia su 60 milioni di abitanti ne ha 10 che vivono a Parigi. A Londra vive un inglese su sei. In Italia è diverso. È la nostra ricchezza, una diversità che talvolta divide, ma più spesso può unirci.
Ovunque trovi bellezza e il gusto del vivere che diventano parte della nostra sensibilità. Del nostro sguardo. Come dice la donna che abbiamo incontrato nel nostro primo viaggio veneziano: “È bello sapere che abbiamo la Scuola Grande di San Rocco e Tiziano. Perché possiamo andare a vederli, ma anche soltanto perché sappiamo che ci sono”.
Ma anche la crisi, economica e morale, del nostro Paese oggi comincia nelle città. Il viaggio del Fatto dovrà raccontare anche le città invisibili (non soltanto quelle di Italo Calvino). Ecco allora gli intrecci di potere. Gli affari dove il mondo della politica incontra quello dell’impresa e magari dell’informazione: cementificazioni, grandi opere costosissime e magari inutili, la sanità che si ammala e non cura più le persone. Mentre la criminalità organizzata approfitta delle zone d’ombra lasciate dalla politica. Noi andremo a vedere questo. Cercheremo di denudare le città dai luoghi comuni e dalle verità di comodo.
Ma l’Italia resta se stessa soltanto se mantiene vive le sue città e non le abbandona. Se non le relega al ruolo di provincia. In un Paese dove nel 2016 ben 114.512 persone sono emigrate. Sono soprattutto giovani tra i 20 e i 24 anni (il 225% in più rispetto al 2011). Quasi la metà sono laureati: se ne vanno i più istruiti, al contrario di quanto accade altrove.
L’Italia non va avanti se si spengono le sue città. È giusto poter partire per seguire i propri sogni, ma dobbiamo poterli coltivare anche a casa nostra. Per questo ogni città deve salvare teatri, ospedali, scuole e università. I dialetti (anche se è giusto imparare l’inglese) e i cibi.
Per questo il Fatto di giovedì (all’inizio ogni due settimane) proporrà il suo viaggio nelle città che si chiamerà, appunto, A casa vostra. Racconteremo storie, affronteremo problemi locali perché siano conosciuti da tutti; così come le buone pratiche devono essere condivise. Speriamo di raccogliere le vostre segnalazioni.
Il 30 novembre partiamo da Venezia, dove non si contano più i palazzi pubblici venduti e trasformati in alberghi. Mentre gli abitanti si sentono sfrattati dalla loro città. Venezia che è anche il simbolo dell’unicità italiana. Non solo per i canali: nei campielli e nelle calli c’è la misura di quella vita, tutta veneziana – ma un po’ anche italiana – che si raccoglie negli spazi comuni. Che si incontra, si confronta e magari si conforta un poco. Nelle città ci sentiamo meno soli, perché sono il nostro destino comune. Buon viaggio!