Quando si parla di Renzi, e purtroppo capita molto più spesso di quanto vorremmo, prima o poi qualcuno dice: “È come Berlusconi”. Di rimando un altro replica stizzito: “Ma cosa dici? È l’unico con cui possiamo vincere!”. Di solito quello che risponde così, oltre a non rendersi conto che nella sua replica c’è già uno dei cardini del berlusconismo (vincere a qualsiasi costo), si chiama Andrea Romano. E questo, di per sé, dà ragione al primo che ha parlato. Il problema, e in questo libro ve ne renderete fatalmente conto, è che Matteo Renzi non è come Silvio Berlusconi: è peggio. Mi si dirà: “Esagerato!”. Avete ragione. Il mio è un paradosso. Più meditato di quanto crediate, però. È del tutto ovvio che, da un punto di vista giuridico e “morale”, i due non siano paragonabili. A tutto svantaggio di Berlusconi.
Renzi non aveva uno stalliere come Mangano. Renzi non ha fondato un partito con un tipino ameno poi condannato per mafia. Renzi non ha corrotto Mills, Renzi non è un pregiudicato, Renzi non ha baciato la mano di Gheddafi né ha detto che Ruby fosse la nipote di Mubarak (con la maggioranza del Parlamento italiano a far finta di crederci). Potrei andare avanti a lungo, ma vi voglio bene e mi fermo qua. Renzi non c’entra niente con i trascorsi di Berlusconi e, per sua e nostra fortuna, ha una storia assai meno fosca. Anche nel suo passato ci sono criticità, che l’ottimo Davide Vecchi ha raccontato tanto sul Fatto quanto nei suoi libri, ma tra lui e Berlusconi non c’è davvero paragone. Non scherziamo. Infatti non scherzo. Quando affermo, provocatoriamente, che Renzi sia peggiore di Berlusconi, alludo ad altri aspetti. In primo luogo, l’ex Cavaliere ha se non altro mostrato qualità come imprenditore, e pure come presidente di una squadra di calcio non proprio marginale. Renzi, a tutt’oggi, non ha palesato talenti evidenti, se non quello di essere un mezzo miracolato con una propensione spiccata per le bugie.
Berlusconi ha poi riempito la politica italiana di ceffi e carneadi improponibili, che però – rapportati alla “classe dirigente” renziana – paiono quasi Churchill e Roosevelt. Pareva impossibile trovare gente peggiore di Gelmini e Biancofiore, ma Boschi e Morani ci sono riuscite. Son soddisfazioni. Soprattutto: Silvio Berlusconi non ha mai fatto nulla per ricevere consenso da chi lo detestava. Per lui “gli altri” erano comunisti zozzi e mangiabambini, secondo una narrazione banalmente manichea e intellettualmente esilissima. Berlusconi si presentava come “il nemico” ed era naturale opporsi. Infatti, la stessa stampa che oggi venera Renzi, era sempre – o fingeva di essere sempre – sul piede di guerra. C’era una maggioranza indigesta, ma c’era anche un’opposizione. Lo so, era un’opposizione assai blanda – e spesso correa – in Parlamento, ed è anche per questo (per il lassismo del centrosinistra) che Berlusconi è durato vent’anni e dura ancora. Se non altro, però, l’informazione italiana e dunque l’opinione pubblica erano tutto sommato mediamente vigili. Oggi no. Oggi è cambiato tutto.
Ed è cambiato tutto perché Renzi – ecco la sua pericolosità politica – porta avanti quasi sempre le stesse battaglie di Berlusconi con “la maglietta dei giusti”. Ovvero la maglietta del Pd, quindi del centrosinistra. Questo aspetto, dirimente ed esiziale, ha rovesciato completamente la situazione. Chiaramente in peggio. Un esempio: quando Marco Travaglio diceva dieci o vent’anni fa le stesse cose che dice adesso, l’elettorato del Pd (Ds, Pds, ecc.) lo applaudiva. Lo riteneva, non dico all’unanimità ma quasi, un baluardo coraggioso alla deriva eversiva berlusconiana. Capitava, negli ultimi anni pienamente berlusconiani, anche a me. Ora invece, pur affermando le stesse cose, Travaglio è il nemico. Io sono il nemico. Chiunque non ami Renzi e non ne abbia il suo poster in camera, ritenendolo “la salvezza” di fronte a destre e populismi, è il nemico. Matteo Renzi è goffo e caricaturale quanto si vuole, ma è pur sempre (a oggi) il segretario del Partito democratico: con lui è diventato tutto confuso, complicato. Oltremodo liquido, per scomodare Zygmunt Bauman.
È come se, un giorno, qualcuno avesse instillato nel più grande partito di centrosinistra italiano un virus subdolamente berlusconiano, fino a far divenire il Pd pressoché identico (al di là di alcune meritorie battaglie etiche come la legge sulle unioni civili) al centrodestra. Non ci sarebbe nessun problema se Renzi fosse il nuovo leader di Forza Italia: sarebbe naturale. Se però diventa – spolpandolo dall’interno – il leader della forza teoricamente antagonista al centrodestra, allora il cortocircuito è insidioso. Allora io – noi, tutti – ci troviamo a dover scegliere tra il Berlusconi anziano e il Berlusconi giovane. E l’informazione non te lo dice quasi mai, anzi ti ripete ogni giorno che il secondo è il sol dell’Avvenire, sebbene paia al massimo un’eclissi sbagliata. Un bel guaio, con l’aggravante che il Berlusconi giovane sembra (sembra?) più indigesto, incapace e impalpabile di quello anziano. Eccola, la pericolosità di Renzi. Ed ecco perché lo ritengo, in questo senso, peggiore di Berlusconi.