I guai giudiziari per papà Boschi non finiscono mai. Se è di pochi giorni fa la notizia della nuova indagine a suo carico per i reati di falso in prospetto e accesso abusivo al credito, rivelata dal quotidiano la Verità, a breve potrebbe arrivare anche un altro capo di imputazione relativo alle consulenze elargite a pioggia, spesso inutilmente.
Inchieste aperte dal procuratore Roberto Rossi, titolare delle indagini sulle Popolari, e tutte nate dal fascicolo iniziale sulla bancarotta di Banca Etruria avviato dopo il commissariamento disposto nel febbraio 2015 e l’iscrizione nel registro degli indagati dei 15 componenti del consiglio di amministrazione fino ad allora in carica, guidato dal presidente Lorenzo Rosi, dai vice Alfredo Berni e Pier Luigi Boschi.
Il padre dell’oggi sottosegretario figura al momento indagato in due procedimenti distinti. Un primo per bancarotta relativo alla buonuscita concessa all’ex direttore generale Luca Bronchi che fino allo scorso luglio vedeva indagati Bronchi, Rosi e 13 consiglieri di amministrazione tra cui Boschi. Le posizioni di Bronchi e Rosi sono state stralciate e per loro è stato chiesto il rinvio a giudizio. Gli altri risultano ancora indagati ma è facile prevedere a loro carico una richiesta di archiviazione da parte del pm, sarà poi il gip a decidere se accogliere la richiesta del magistrato o disporre un supplemento di indagini. Un secondo procedimento è invece relativo all’emissione di obbligazioni subordinate compiuta dalla banca in due tranche nel 2013, quando Boschi senior non era vicepresidente di Etruria ma ancora consigliere nel cda che si era insediato nel 2011 e presieduto da Giuseppe Fornasari. In questo fascicolo risultano indagate per falso in prospetto e accesso abusivo al credito 17 persone: l’ex presidente Fornasari, l’ex direttore generale Bronchi, altri 10 consiglieri del consiglio di amministrazione e quattro componenti del collegio sindacale.
Questo fascicolo è stato aperto nell’ottobre scorso, dopo l’avvio da parte di Consob degli accertamenti sul prospetto informativo relativo all’emissione delle obbligazioni, ma gli indagati sono stati iscritti solamente in un secondo momento, quando Consob ha concluso le verifiche e comminato una sanzione ai 17 ex amministratori. La Procura, nel frattempo, non ha ritenuto di svolgere autonomamente alcun approfondimento e ha atteso la pronuncia dell’autorità di controllo. Ora l’accusa è quella di aver stilato un prospetto informativo inadeguato e non veritiero delle obbligazioni subordinate poi vendute ai clienti. È, in pratica, il “secondo livello” della truffa ipotizzata a carico di una trentina di direttori di agenzia e responsabili di filiale già rinviati a giudizio proprio per la mancata corretta informazione sul prodotto finanziario.
È in piena attività d’indagine, invece, il filone relativo alle consulenze concesse per un valore complessivo che oscilla tra i 13 e i 14 milioni. A quanto si apprende da fonti di polizia giudiziaria, la Guardia di Finanza della Procura di Arezzo ha depositato appena pochi giorni fa una prima informativa e sta lavorando su altre. Il lavoro sarebbe stato diviso in base all’entità delle consulenze concesse negli anni. La difficoltà sta nel fatto di dover dimostrare che gli incarichi fossero non tanto inutili ma piuttosto falsi. Al momento la posizione più esposta su questo fascicolo sarebbe quella di Bronchi, questo perché è al direttore generale che rispondono i contratti di consulenza ma gli uomini delle Fiamme gialle stanno ricostruendo i vari rapporti esistenti tra i beneficiari dei contratti e i vertici della banca popolare.
C’è infine un altro filone di indagine che riguarda i crediti deteriorati ma esclusivamente quelli minori, di piccole entità. Anche in questo l’impegno al momento è la ricostruzione dei rapporti tra i beneficiari dei crediti e i vertici dell’istituto di credito. Su questo fascicolo, a quanto si apprende, non sono ancora state depositate informative né è ipotizzabile alcun indagato.