A Napoli

“Sangue infetto, c’è la prova che arrivò dai detenuti Usa”

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5 Dicembre 2017

Guelfo Marcucci è stato, in seguito, prosciolto da ogni accusa, sul riconoscimento della sua totale estraneità, nel merito, di quelle vicende, così come i manager del suo Gruppo, con sentenza definitiva del Tribunale di Napoli del 25 marzo 2019

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Il colpo di scena al processo per la strage del sangue infetto e degli emoderivati killer, che vede alla sbarra l’ex re Mida della sanità della Prima Repubblica Duilio Poggiolini e alcuni ex manager del gruppo Marcucci, avviene grazie a un regista statunitense dai capelli bianchi. Si chiama Kelly Duda ed è venuto apposta a Napoli – dove in pochi minuti gli hanno rubato l’iPhone nei pressi della Stazione Centrale – per raccontare ai giudici segreti di una videoinchiesta, Factor 8, un dvd in commercio dal 2006 e mai tradotto in italiano, che documenta anche l’utilizzo di sangue di detenuti americani malati di epatite B per i prodotti che hanno infettato emofiliaci di mezzo mondo.

Il Tribunale ha acquisito uno spezzone di video in cui il dottore intervistato da Duda, che amministrava la raccolta del plasma nel carcere dell’Arkansas, ha dichiarato di essere andato a Rieti nel 1982 durante la campagna di richiamo del sangue perché era stato appurato che alcuni donatori erano risultati positivi al test dell’epatite. Il medico non ricorda nomi di società o di persone. Ma, come sottolineano i difensori di alcune delle parti civili, gli avvocati Stefano Bertone ed Ermanno Zancla, a Rieti aveva sede una delle società del gruppo Marcucci. La deposizione di Duda, secondo i due legali “dimostra per la prima volta un nesso tra la provenienza di sangue infetto da un carcere americano e gli emoderivati prodotti in Italia”. Una tesi che i legali dei nove imputati rigettano, sicuri di dimostrare l’innocenza dei loro assistiti. Tra loro non c’è più il principale accusato, il patron Guelfo Marcucci, scomparso a 87 anni durante il processo. Oggi il gruppo è guidato da Kedrion e dal figlio Paolo Marcucci, fratello di Andrea Marcucci, il senatore vicinissimo a Matteo Renzi nato politicamente – ricorda il sito de La Voce delle Voci, che sta seguendo in quasi solitudine mediatica ogni udienza – nel Pli dell’ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo. Che fu il ministro di Poggiolini, all’epoca direttore generale del servizio farmaceutico nazionale.

E di sangue infetto proveniente dai “detenuti mercenari del plasma” aveva parlato anche l’ematologo Elio Veltri, ex parlamentare socialista e autore di libri con Gianni Barbacetto e Marco Travaglio. Sentito il 22 novembre, Veltri ha dichiarato che “il plasma arrivava soprattutto dagli Stati Uniti, circa l’80 per cento, e anche dalle carceri, e anche dall’Africa. Da tenere poi presente che venivano lavorate circa 12-13 mila dosi tutte insieme, quindi con enormi rischi di contaminazione e diffusione di infezioni”. Secondo Veltri “è stata un vera ecatombe per colpa dei profitti, degli interessi miliardari di Big Pharma. All’epoca il fatturato dei soli emoderivati era di circa 7 mila miliardi di vecchie lire”. Da perito, Veltri dovette occuparsi della morte di due bambini al Gaslini di Genova. Morti di Aids a 7 e 11 anni per aver contratto il virus dagli emoderivati infetti.

Sono almeno cinquemila le vittime di quella tragica stagione. Rimarranno quasi tutte senza giustizia. Forse tutte. Il processo, ereditato da Trento, vede parti civili i familiari di appena otto vittime. E incombe il rischio della prescrizione per alcuni casi di omicidio colposo. Per l’epidemia colposa, tutti prosciolti in udienza preliminare.

Tornando a ieri, Duda è stato sentito in qualità di documentarista già ascoltato in tribunali e commissioni d’inchiesta in Inghilterra, Australia, Canada, Nuova Zelanda e Giappone. I suoi reportage hanno fatto il giro del mondo e hanno contribuito a formare alcune sentenze di colpevolezza. Ma da ieri il regista rischia di essere indagato per oltraggio al pm. Al termine della deposizione ha detto che “un pm così negli Stati Uniti sarebbe una disgrazia”, riferendosi a un suo presunto ritardo nel riprendere i lavori. Il sostituto procuratore ha chiamato la forza pubblica.

L’avvocato Bertone ha diramato una nota: “Saremo noi a chiedere provvedimenti nei confronti del pm affinchè venga sostituito da un magistrato che faccia veramente il ruolo dell’accusa”. Il pm alla prima udienza chiese l’assoluzione pre-dibattimentale di alcuni imputati, sconfessando il collega che ne ottenne il rinvio a giudizio. Il Tribunale non l’ha accolta. Farà una sentenza vera per tutti.

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