“Vacci-Nazione”, il libro inchiesta di Giulia Innocenzi edito da Baldini e Castoldi, di cui Il Fatto quotidiano per primo ha anticipato un estratto, a pochi giorni dall’uscita ha già spinto diversi parlamentari a intervenire. E tutti chiamano in causa i presunti conflitti d’interessi svelati dalla Innocenzi su Walter Ricciardi, il presidente dell’Istituto superiore di sanità, che ha partecipato al Piano nazionale sui vaccini e alla legge che ha reso obbligatori dieci vaccini. Paola Taverna, senatrice del M5S, ha presentato un’interrogazione urgente rivolta alla ministra Lorenzin, in cui le chiede come intenda procedere rispetto “alla potenziale situazione di conflitto d’interessi in capo al presidente dell’Istituto superiore di sanità”. Mentre il parlamentare europeo Piernicola Pedicini si rivolge alla Commissione, dove Walter Ricciardi ricopre il ruolo di esperto in sanità, per chiedere “quali misure intenda intraprendere” rispetto a dei suoi incarichi in alcune riviste di una società di lobbying in campo farmaceutico. Qui vi anticipiamo l’estratto del libro della Innocenzi che tratta proprio dei presunti conflitti di interesse del presidente dell’ISS Walter Ricciardi, mai emersi prima.
“Ho fatto presente alla ministra Lorenzin la situazione preoccupante in cui ci trovavamo, lei è stata molto reattiva e insieme abbiamo fatto la nuova legge”. Così Walter Ricciardi, nel settembre 2017 alla festa del Pd di Firenze, mentre rivendicava la sua parte da protagonista nella legge che ha imposto dieci vaccini obbligatori. Per lui, ci volevano tredici vaccini obbligatori: avrebbe aggiunto anche lo pneumococco, oltre all’anti-meningococco B e C, contenuti nel decreto iniziale. E Ricciardi, in qualità di presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha partecipato anche al Piano nazionale sui vaccini, apripista della legge. Nel luglio 2014 Ricciardi è stato nominato commissario straordinario del principale ente di ricerca sulla sanità in Italia, l’Istituto Superiore di Sanità, e un anno dopo riceve la nomina, sempre dalla ministra Lorenzin, di presidente. Ma chi è Walter Ricciardi?
Medico e professore universitario, siede in diverse commissioni di grande prestigio internazionale. Socio fondatore di Italia Futura di Montezemolo, si candida poi con Scelta civica di Monti, ma resta fuori dal Parlamento. Nell’audizione di Walter Ricciardi in Commissione affari sociali alla Camera, il deputato Massimo Enrico Baroni solleva alcuni problemi sul passaggio da commissario straordinario dell’Istituto Superiore di Sanità a presidente: “generalmente per tutte le nomine di commissario straordinario vige una inconferibilità successiva ad assumere l’incarico di presidente. Si richiama un recente orientamento dell’Autorità nazionale anticorruzione del 6 maggio 2015”.
Il parlamentare, inoltre, stila a Walter Ricciardi una serie di conflitti d’interesse per alcuni suoi incarichi presenti o passati: membro dell’European Steering Group sulla sostenibilità dei sistemi sanitari e relatore del Libro Bianco europeo, iniziativa finanziata dalla casa farmaceutica AbbVie; membro del Comitato scientico del Centro di Ricerca sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale della Università Bocconi, che nel progetto Academy of Health Care Management and Economics collabora con la Novartis; responsabile scientifico del Primo Libro Bianco sull’Health Technology Assessment in Italia e del progetto ViHTA, iniziative finanziate da GlaxoSmithKline.
Ma questi non sono tutti i potenziali conflitti d’interesse di Walter Ricciardi. “In Italia se ne dichiarano meno di quanto si fa in Europa”, spiega Amelia Beltramini, giornalista scientifica. “Per un incarico assunto in Europa, Ricciardi ha dovuto stilare la sua dichiarazione di interessi presso la Commissione europea in data 28 marzo 2013”. C’è un documento disponibile online dove si vede che l’attuale presidente dell’Istituto Superiore di Sanità ha stilato gli HTA (Health Technology Assessment), cioè la valutazione dell’impatto sulla salute, di una serie di vaccini per le case farmaceutiche.
La lista che Ricciardi presenta alla Commissione europea è la seguente, citata testuale: Novartis per il vaccino MenB (2012); Menarini per il vaccino Nebivololo (2012); Menarini per il vaccino Remimazolam (2012); IBSA per il vaccino Fostimon (2012); GlaxoSmithKline per il vaccino Belimumab (2011); Pfizer per il vaccino Enbrell (2011); Pfizer per il vaccino PCV13 (2011); Astellas Pharma per il vaccino Mycamine (2010); Amgen Dompè per il vaccino Prolia (2010); Wyeth Lederle per il vaccino Prevenar (2009); Novartis per il vaccino Lucentis (2009); Sano Pasteur per il vaccino Gardasil (2008); GlaxoSmithKline per il vaccino Syn orix (2008); GlaxoSmithKline per il vaccino Lapatinib (2008); GlaxoSmithKline per il vaccino HPV (2007).
Da notare che dei 15 prodotti citati, 6 sono vaccini e il resto non lo sono, anche se Walter Ricciardi li elenca erroneamente tutti come vaccini, sia nella Dichiarazione del 2013 che in quella depositata nel 2014. Al di là delle precisazioni, mi dice la Beltramini, con uno sguardo di sfida da sopra i suoi occhialini, «ha fatto da consulente per le case farmaceutiche sui loro vaccini, e poi ha detto che sono utili per gli italiani». E quello che balza agli occhi è che l’ultimo vaccino per cui ha fatto da consulente, quello contro il meningococco B, è stato poi inserito nel Piano nazionale sui vaccini, nonostante il parere contrario dei ricercatori dello stesso Istituto Superiore di Sanità di cui è oggi presidente. Anzi, lui avrebbe voluto quel vaccino nella lista di quelli obbligatori.39 E ha fatto da consulente, inoltre, per i vaccini contro il papilloma virus di GlaxoSmithKline e di Sanofi Pasteur, che nel piano vaccinale è stato inserito anche per i maschi. Come anche è stato inserito nel piano nazionale sui vaccini cui ha partecipato l’antipneumococcico, per cui lui è stato consulente per la Pfizer e per la Wyeth Lederle. Non sarebbe stato il caso di dichiarare queste informazioni prima della sua partecipazione al piano nazionale sui vaccini? «Io ho trovato queste notizie solo nella sua dichiarazione di conflitti d’interesse depositata in Europa», mi ribadisce la Beltramini. A quel punto io sono andata sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, e ho visionato il suo curriculum vitae. Dove però di queste consulenze non c’è traccia. «Forse perché in Europa è costretto a farlo».
Ma c’è un altro incarico di Walter Ricciardi che ha stuzzicato l’interesse della giornalista Amelia Beltramini. Mi mostra il sito di una società che si chiama Altis OPS srl, dove OPS sta per «Omnia Pharma Service», cioè «serve le aziende farmaceutiche con di tutto e di più», mi dice la Beltramini. Ho trovato la visura camerale della società, e ho visto che nel suo oggetto sociale, fra le altre cose, c’è il «market access», e cioè «l’assistenza nelle fasi necessarie all’accreditamento presso tutte le autorità sanitarie […] analisi di scenari e strategie di prezzo e rimborso […] supporto e pianificazione regolatoria e logistica per il lancio dei prodotti» e così via. Cioè assiste le case farmaceutiche in tutte le fasi legate ai suoi prodotti, dall’accreditamento presso le autorità sanitarie fino al lancio promozionale. Insomma, una vera e propria società di lobbying che lavora nel settore farmaceutico. Per portare avanti i suoi obiettivi l’Altis OPS ha creato anche due riviste. Una si chiama «Italian Health Policy Brief». Al lancio di questa rivista c’erano due direttori: quella responsabile si chiamava Eleonora Benfatto.
Dopo aver vinto Miss Italia alla fine degli Ottanta, ha fatto da valletta per numerosi programmi, alcuni sulle tv locali, altri più fortunati, come quello in cui affiancava Gerry Scotti. Sulla sua strada incontra poi la politica, e fa da assistente parlamentare per una senatrice del Nuovo Centro Destra, il partito della ministra Lorenzin. Il direttore editoriale, invece, si chiamava Marcello Portesi. Portesi è noto alle cronache giudiziarie perché finito in carcere durante Tangentopoli: avrebbe consegnato duecento milioni di lire all’allora cassiere della Lega Nord per conto della Montedison e della Ferruzzi Finanziaria, di cui era responsabile delle relazioni istituzionali. Nell’evento di presentazione della rivista Ricciardi sedeva in prima fila. Fino al 2015, infatti, risulta essere nel comitato degli esperti della pubblicazione. Ma ha un ruolo ben più importante nella seconda rivista della società di lobbying, «Public Health and Health Policy». Lì era addirittura l’editore scientifico, sotto la guida del direttore responsabile Marcello Portesi, fino al secondo numero del 2015. Cioè quando era già a capo dell’Istituto Superiore di Sanità. Neanche di queste collaborazioni con le riviste della società di lobbying c’è traccia da nessuna parte. Strano, perché invece un suo incarico simile, come editor dell’«European Journal of Public Health», sul suo curriculum c’è, forse perché in quel caso l’editore è l’Oxford University Press.
È opportuno che il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha partecipato alla stesura del Piano nazionale vaccini e che affianca il ministro della Salute nelle sue scelte, sia stato consulente sui vaccini per le aziende farmaceutiche su cui poi si è trovato a decidere? E che oggi con il suo ruolo pubblico diventa uno degli interlocutori principali per la società di lobbying, che fa da tramite con l’industria, con cui ha collaborato in passato tramite le sue riviste? Se proprio Walter Ricciardi era la persona irrinunciabile per il ruolo di presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, allora le sue collaborazioni passate andavano dichiarate con trasparenza. Tutte. Ma questo non è stato fatto. Alimentando così quella che l’epidemiologo Demicheli chiamerebbe «la teoria del complotto».
(aggiornato dall’autrice per la versione web il 14/12/2017)