Dello scambio di informazioni tra alcuni dei carabinieri del Noe e agenti dell’Aise, i servizi segreti esteri, è stata data notizia anche al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. I pm capitolini che indagano su Consip – in base all’articolo 118 del codice di procedura penale che prevede la possibilità di informare il governo – hanno avvisato il premier “per le valutazioni di sua competenza” di quanto sarebbe accaduto nei servizi di sicurezza sui quali Gentiloni ha mantenuto la delega.
La vicenda emerge dalla richiesta di sospensione dal servizio inoltrata dai pm nei confronti del maggiore Gianpaolo Scafarto e del vicecomandante del Noe, Alessandro Sessa. Per entrambi l’interdittiva è stata emessa e poi revocata dal gip Gaspare Sturzo per una questione procedurale: dovevano essere interrogati prima. È stato quindi fissato un nuovo interrogatorio. Scrivono i pm nella richiesta: “A seguito del passaggio, nel marzo del 2016, dell’allora Vice Comandante del Cta (Comando Tutela Ambiente, ndr) colonnello Sergio De Caprio, all’Aise, è stato previsto e in parte attuato, (…) il passaggio all’Agenzia di altri 30 militari del Cta, fra cui alcuni impegnati nelle indagini” Consip. Sarebbero dovuti entrare nei servizi “Scafarto e il maresciallo Lombardi (estraneo all’indagine, ndr) che, come ha tenuto a sottolineare Sessa era uno dei pochissimi (quattro o cinque persone in tutto), a conoscenza dell’inizio dell’intercettazione telefonica nei confronti di Tiziano Renzi”, il padre dell’ex premier indagato per traffico di influenze.
Poi i pm scrivono: “Scafarto e Sessa non escludevano che i loro militari avessero potuto dare informazioni sulle indagini al Maggiore Rajola (non indagato, ndr), transitato all’Aise”. I pm aggiungono: “Si tratta di una situazione molto particolare di cui è stato informato il presidente del Consiglio per le valutazioni di sua competenza”.
Il punto centrale di questa storia è ancora Gianpaolo Scafarto, che oltre ai falsi contestati viene accusato anche di depistaggio (solo in questo caso con Sessa) e di rivelazione di segreto. Era già nota una mail del 14 settembre 2016 inviata da Scafarto a un maresciallo dell’Aise con il testo “sempre per il capo”. Si paventava la possibilità che si trattasse di Sergio De Caprio, alias Ultimo, per questo trasferito nella Forestale, ma adesso a fare il suo nome sono i pm. “Le comunicazioni – è scritto nella richiesta – sono trasmesse ai militari dell’Aise per l’ulteriore inoltro al ‘Capo’, da identificarsi, con ogni ragionevolezza, nel colonnello De Caprio”.
Tra le comunicazioni tra Scafarto e 007 agli atti, c’è la mail del 3 febbraio. Quel giorno, contestualmente al deposito in Procura, Scafarto invia un’informativa Consip al maresciallo Fabio Celestino (già in servizio al Cta, poi andato a ottobre 2016 nei servizi, estraneo alle indagini). Quando è stato sequestrato il cellulare a Scafarto sono stati anche estrapolati messaggi Whatsapp sempre con Celestino. I due si scrivono il 23 dicembre 2016. Il Fatto aveva appena rivelato l’iscrizione del comandante generale Tullio del Sette e del ministro Luca Lotti per la fuga di notizie in favore dei vertici Consip.
Scafarto: Ride bene chi ride Ultimo
Celestino: Ahahah
Il primo marzo 2017 i due si risentono. È il giorno in cui la Procura di Roma arresta l’imprenditore Alfredo Romeo, scarcerato dopo 168 giorni tra carceri e domiciliari (è ora a giudizio per corruzione).
Celestino: Novità sui tempi…?
Scafarto: Macché. Scusami tu. E lui
C: Chiede sempre di te… Mi chiede che succede…? E a che ora arrivi
S: Digli che sono in Procura con Woodcock, Ielo e Palazzi.
I due continuano a scriversi per organizzare l’incontro.
S: Ho bisogno di 5 minuti. È nell’interesse di tutti
C: Ah mica lo vogliono fottere…?
S: Noooo
C: Ahahah grazie. Spero che siano belle notizie almeno. Venerdì per lui è impossibile… ha detto che aspetta però faccia il prima che può.