Panico: ieri mattina, nel giro di qualche ora, Bitcoin e le altre criptovalute hanno perso centinaia e migliaia di dollari del loro valore. Il bitcoin ha registrato un calo del 40 per cento da inizio settimana (quando aveva toccato il picco dei 20mila dollari) e bruciato circa 121 miliardi in 24 ore. Per la prima volta, le regole del gioco – stavolta al ribasso – hanno coinvolto anche i neofiti della criptomoneta. Tanto che il Cme, l’exchange di Chicago che domenica scorsa ha lanciato il suo primo future basato sul valore di quattro piattaforme di trading online, ha sospeso il contratto di gennaio per l’eccessivo ribasso. Uno shock superficiale a cui corrisponde un’agitazione sommersa che va avanti da giorni.
Martedì, Coinbase – che è la maggiore piattaforma di scambi di criptovalute online – ha lanciato le negoziazioni di Bitcoin Cash, una nuova moneta nata da quello che viene definito fork di bitcoin, ovvero una sorta di scissione del sistema. Semplificando molto, gli inventori di Bitcoin Cash garantiscono transazioni più veloci e commissioni più economiche (visto che quelle di bitcoin sono rispettivamente rallentate e aumentate di prezzo per il gran numero di movimentazioni) grazie all’allargamento di quella che si può definire una componente tecnica del sistema bitcoin. Se però Bitcoin Cash è passato da 2,6 a 3,6 mila dollari già all’avvio delle contrattazioni, Bitcoin è sceso da 15,5 mila a 13,5 mila. Una variazione talmente repentina da sollevare l’ipotesi di ‘insider trading’, anche se le piattaforme delle criptovalute non sono vincolate alle norme della finanza tradizionale. E infatti sulla possibilità che fosse stata fatta trapelare la notizia del lancio di Bitcoin Cash è stata solo avviata un’indagine interna a Coinbase: il controllato che è anche controllore. Ieri, poi, sempre Coinbase ha avvisato i propri clienti che non potranno ricevere, prima di dieci giorni, gli introiti delle vendite delle criptovalute sul proprio conto in banca per importi inferiori a mille euro. Poi ha addirittura sospeso temporaneamente tutte le operazioni di vendita e acquisto.
Inoltre, il mondo dei bitcoiner (costituito da chi forma, con i propri dispositivi informatici, i “nodi” della rete su cui si trasmettono i bitcoin e da chi li produce) si è diviso proprio sull’arrivo di Bitcoin Cash: nato dall’idea di uno dei fondatori dei bitcoin, prevede una tecnologia che, secondo i detrattori, rischia di favorire la concentrazione della rete nelle mani di pochi (aumentano i costi dell’infrastruttura e quindi diminuisce il numero di persone che può permettersi di farne parte) tradendo così lo spirito con cui è nato bitcoin e facendo sospettare la volontà di una concentrazione oligarchica del mercato e di una centralità decisionale.
In questo contesto, si inseriscono l’attacco hacker alla piattaforma Youbit, in Corea del Sud e le preoccupazioni che arrivano da ogni parte (governatori di banche, organi di vigilanza, analisti) sulla necessità di trovare regole e garantire trasparenza contro il riciclaggio. Intanto, secondo alcune voci, Goldman Sachs starebbe pensando di lanciare un suo desk per le criptovalute. I giochi sono ancora aperti.