“Il 40 per cento è alla nostra portata, visto che in Sicilia abbiamo preso il 35. Ma in caso contrario siamo pronti a costruire un governo seguendo la prassi costituzionale”. Il candidato premier del M5S Luigi Di Maio ostenta fiducia. E al Fatto risponde su vari temi, dall’euro alle banche, fino alle regole per le candidature alle Politiche.
Lei ritiene il 40 per cento possibile: ma in Sicilia il 35 lo ha preso il candidato governatore, non la vostra lista, arrivata “solo” al 27.
Avevamo impostato la campagna sul candidato del Movimento, e quello resta un ottimo risultato, visto il forte voto di scambio. Sul piano nazionale certi fenomeni peseranno molto meno. E nelle Politiche non ci sarà il voto disgiunto: la gente dovrà scegliere.
Senza il 40, proverete a formare una maggioranza “con chi ci sta”: avventuroso, no?
Niente affatto. La sera del voto lanceremo un appello a tutti i partiti, e proporremo un tavolo per un’intesa sui programmi, senza scambi di poltrone. Saranno trattative pubbliche, trasparenti. Nel frattempo verranno votati i presidenti delle Camere. Poi andremo dal presidente della Repubblica per le consultazioni.
Le maggioranze non si costruiscono in pochi giorni.
Non faremo colloqui prima. Questa legge elettorale è un flipper, dobbiamo prima capire il peso delle varie forze in campo per discutere.
Con Liberi e Uguali i contatti potreste aprirli prima.
Consiglierei di andare piano con questo innamoramento per Pietro Grasso. Ripeto, bisogna vedere quanti parlamentari prenderà ogni partito. Credo che noi triplicheremo i nostri eletti (nel 2013 furono 163, ndr).
E come? L’astensionismo cresce, e in Sicilia non lo avete intaccato.
Gli elettori sanno che il centrosinistra è perdente, perché è già sfaldato. Mentre il centrodestra si sfalderà: Salvini in Sicilia ha già abbandonato la coalizione.
Per governare serve una squadra forte: lei come la comporrà?
Io voglio dare stabilità al Paese. E per questo prima delle elezioni presenteremo una squadra di ministri di ampio respiro, aperta a tutte le sensibilità dei cittadini.
Traduco: tecnici trasversali buoni per tutti i partiti.
Scordatevi la parola tecnici, mi fa pensare al peggiore dei governi, quello Monti, che pensava solo a far quadrare i conti. Noi vogliamo persone competenti ma anche sensibili, che pensino alle conseguenze delle proprie decisioni. E le cerchiamo dentro e fuori il M5S.
La base però dovrebbe essere il programma. Perché lei non parla mai di lotta all’evasione fiscale? Per non turbare gli imprenditori?
In 5 anni in Parlamento abbiamo tanto contro l’evasione, ma bisogna smetterla con questi pregiudizi nei confronti delle imprese, in Italia c’è gente che paga il 70 per cento di tasse ed esporta merci ovunque.
Va bene: il vostro programma in materia?
La chiave è la digitalizzazione, con l’incrocio delle informazioni tra le varie banche dati della Pubblica amministrazione. Poi dobbiamo sgravare le imprese di tutti questi adempimenti inutili, e smetterla con gli scudi fiscali: lo Stato non può dare il cattivo esempio.
Dire che voterebbe sì nel referendum sull’uscita dall’euro è stato un autogol. Conferma il suo sì?
Non mi soffermo più su questo argomento, perché dà adito solo a strumentalizzazioni. Io confido che il referendum non si debba fare, anche perché l’Europa è molto cambiata rispetto al 2013.
E perché?
La Germania non riesce a formare un governo, in Portogallo c’è n’è uno di minoranza, e in Francia i partiti tradizionali sono stati spazzati via. In questo quadro per l’Italia ci sono maggiori spazi per farsi sentire in sede europea.
Il ministro Carlo Calenda rilancia l’idea di un’assemblea costituente per le riforme.
Non ci servono nuove norme, ce ne sono già troppe. Appena saremo al governo aboliremo 400 leggi, e faremo chiarezza sulle norme che si contraddicono, utilizzando anche software appositi.
Quando parla di “Paese bloccato” Calenda ha ragione, non crede?
A bloccare il Paese non sono i Tar o la burocrazia, ma partiti come il Pd, che in Puglia sul caso Ilva combatte contro se stesso. Perché Calenda ed Emiliano non si parlano?
Pensa di incassare voti dal caso banche?
Non so come voteranno i cittadini. Ma so che scegliendo il Pd sapranno di votare il partito che tutela i banchieri, specie se sono parenti di eletti democratici. Noi faremo subito una legge sul conflitto di interessi per evitare casi del genere.
Gestire il mondo bancario è complicatissimo: pensa di riuscirci lei?
Lo Stato deve essere leader, non follower delle banche. Per questo creeremo una Banca pubblica per gli investimenti sul modello francese, che aiuti imprese e famiglie. Così le banche private saranno costrette ad abbassare i tassi.
E dove li trova i soldi?
Dal taglio degli sprechi, che pesano fino a 50 miliardi.
È vero che i candidati alle Politiche li sceglierete lei, Grillo e Casaleggio, i capi?
Io mi sottoporrò alle Parlamentarie, e come me tutti gli altri colleghi. Spero che si ricandidino tutti gli uscenti, perché c’è bisogno di loro per il M5S di governo. Ma dettagli sulle regole non ne do.
Centinaia di migliaia di cittadini restano senza ius soli, anche per via del M5S.
La nostra posizione è chiara sin dal 2012, serve una normativa europea in materia.
Nel giugno 2013 avevate presentato un disegno di legge sull’argomento, simile a quello del Pd…
Lo facemmo solo perché c’era un testo del partito di maggioranza.
Avete paura di perdere consensi a destra, è evidente.
La nostra posizione originaria gliel’ho già spiegata.