Il negozio assicurativo serve a coprire rischi: furti, incendi, la morte di chi è fonte di sostentamento. A compensare il danno subito al verificarsi dell’evento temuto. Questo per l’assicurato. Per l’assicuratore opera la “mutualità”: incassa i premi e basta, quando la casa non brucia, e indennizza nei pochi casi d’incendio. Cosa c’entra tutto questo con l’impiego dei risparmi? Nulla. Perché allora banche e sedicenti consulenti propongono assicurazioni a quanti hanno ricevuto la liquidazione, un rimborso di obbligazioni, il ricavato della vendita di un alloggio? Per ingannarli meglio, complice una normativa distorta, studiata a danno dei risparmiatori.
A chi ha soldi da investire conviene rifiutare ogni prodotto assicurativo o previdenziale. Per giunta questi sono centinaia, se non migliaia, e cambiano in continuazione per abbindolare meglio i clienti. Potremmo portare qualche esempio concreto, ma subito verranno proposti contratti diversi. Diversi nel nome e in dettagli irrilevanti, ma nella sostanza sempre identici. Ci limiteremo quindi a evidenziare le storture più gravi.
Legarsi le mani. Molte polizze, di banche, agenti ma anche delle Poste, sbandierano il diritto a “chiedere il riscatto già dopo il primo anno senza alcuna penale”. Tradotto in italiano onesto significa che i soldi sono bloccati per un anno, con rendimento garantito zero. Ma perché uno dovrebbe lasciarsi immobilizzare quanto messo da parte proprio per esigenze improvvise? In caso di bisogno imprevisto finirebbe per dover chiedere un prestito, dando in garanzia la polizza, e così pagare interessi alla banca. Non parliamo poi dei piani individuali previdenziali, che bloccano i risparmi per decenni. Già questo è sufficiente per evitare tali assicurazioni.
Scatole nere. Già non sono trasparenti i fondi comuni d’investimento, ma sui fondi interni, su cui si basano molte polizze vita, è buio pesto. Il risparmiatore non può sapere nulla di nessuno degli acquisti e vendite fatte coi suoi soldi. Poi magari qualche risultato arriva, ma visto cos’hanno combinato dirigenti di tante banche italiane, a qualcuno verrebbe voglia di controllare qualcosa. Proibito! Ancor più impossibile poi, quando la sede della compagnia di assicurazioni è stata fiondata a Dublino, come nel caso di Intesa Sanpaolo Life.
Anche l’assenza di trasparenza sarebbe, da sola, motivo sufficiente per evitare ogni proposta assicurativa per i nostri risparmi.
Rendimenti ingannevoli. I fascicoli informativi delle polizze rivalutabili portano in bella mostra tabelle coi confronti dei rendimenti dei titoli di Stato e delle loro gestioni separate, cui sono agganciati quelli riconosciuti ai clienti. Da qualche anno regolarmente i primi sfigurano. Nel quinquennio 2012-2016 sono scesi dal 4 per cento a meno dell’1 per cento, mentre i secondi sono rimasti facilmente sopra il 3 per cento. Ma i primi riportano quanto rendono i titoli a scadenza, sono cioè rendimenti per il futuro (ex ante) e invece i secondi per il passato (ex post). E questi ultimi sono saliti non per una fantomatica bravura dei gestori, ma proprio perché i tassi a scadenza sono crollati, facendo salire le quotazioni dei titoli.
Tali tabelle non solo cozzano contro ogni logica finanziaria, ma in questo momento storico sono l’ideale per ingannare i risparmiatori e spingerli nelle braccia grifagne delle assicurazioni.
Possibile che all’organo di vigilanza (Ivass) nessuno lo capisca e blocchi tale stortura? O forse qualcuno lo capisce, ma l’hanno relegato nell’archivio.
Manipolazioni fiscali. L’altro imbroglio frequente è far credere che le assicurazioni siano la sola soluzione per evitare l’imposta sulle eredità. Un’omissione e spesso una menzogna sfacciata. Fino a un milione di euro non si paga nulla fra coniugi, genitori e figli, nonni e nipoti. E sono esenti senza limiti i buoni fruttiferi postali e i titoli di Stato dell’Italia, della Germania, della Francia ecc. Per la precisione di tutti i Paesi dello Spazio Economico Europeo.
Niente garanzia. Buoni fruttiferi e titoli di Stato pure esteri (salvo poche eccezioni), sono anche più sicuri delle varie assicurazioni proposte e purtroppo spesso rifilate ai risparmiatori italiani. I sedicenti esperti evitano con cura di dirlo, per non disturbare il business di banche e assicuratori, ma per i depositi bancari esiste un fondo di tutela, mentre nulla di simile è stato mai attivato per il settore assicurativo.