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“Sequestrate 15 milioni all’ex capo della Marina”

De Giorgi accusato di “lavori inutili” sulle navi per la comodità degli ufficiali
“Sequestrate 15 milioni all’ex capo della Marina”
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Un sequestro cautelativo per 15 milioni di euro è stato chiesto dalla Procura presso la Corte dei conti del Lazio nei confronti dell’ex capo di stato maggiore della Marina militare Giuseppe De Giorgi. La Procura accusa l’ammiraglio di aver provocato un danno erariale equivalente a 15 milioni (per l’esattezza 15,4 milioni) per aver richiesto o piuttosto imposto lavori considerati inutili a bordo di dieci fregate della classe Fremm alcune delle quali era già costruite o in costruzione avanzata.

La richiesta della Procura contabile è fatta sulla base dei risultati di una commissione d’inchiesta creata dopo che all’inizio del 2016 un dossier anonimo era stato inviato alle massime cariche dello Stato nel quale venivano riportati episodi che avevano visto protagonista il De Giorgi con dettagli che solo qualcuno dall’interno della Marina militare poteva avere.

Il dossier (che riporta oltre alla vicenda delle Fremm anche alcuni altri episodi per lo meno “opachi” della gestione De Giorgi quand’era ai vertici delle Marina) suscitò molto clamore anche perché giunse quando lo stesso De Giorgi era stato indagato nell’ambito dell’inchiesta potentina dei depositi petroliferi di Tempa Rossa che portò alle dimissioni della ministra dello sviluppo economico Federica Guidi. De Giorgi uscì dall’inchiesta senza conseguenze ma la vicenda lo aveva comunque catapultato al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica.

Che cosa sosteneva il dossier, anonimo ma dettagliatissimo? L’addebito più rilevante si riferiva al fatto che De Giorgi impose il rifacimento di una zona delle fregate, il cosiddetto quadrato ufficiale e le cabine del comandante dell’eventuale ammiraglio comandante della squadra navale che si fosse trovato a bordo. Era il 2013, De Giorgi era da poco diventato capo di stato maggiore, quando si recò a bordo di una delle fregate Fremm in costruzione a La Spezia e, secondo il dossier che lo accusa, “ordinò” agli ingegneri di Fincantieri di ricostruire la parte della nave destinata la comando. L’ammiraglio Ernesto Nencioni, capo di Navarm, la direzione responsabile della progettazione e costruzione di tutte le navi militari, tentò di opporsi inviando al De Giorgi dei dettagliatissimi promemoria, dove spiegava perché quelle modifiche, oltre che inutili, avrebbero comportato una spesa enorme, oltre 15 milioni di euro. Tutto inutile: il De Giorgi imperiosamente ordinava di procedere comunque, sostenendo che c’erano ragioni operative e di alta rappresentanza. Essendo ben nota, scrive l’autore del dossier, la vendicatività del Capo, Nencioni non poté che piegare la testa e procedere ai lavori. Scelta che non condivideva ma che dovette subire. Al punto che poco dopo si dimise dalla Marina nonostante mancassero pochi mesi al pensionamento.

Ovviamente le esigenze operative erano inventate. Le Fremm sono navi costruite in 17 esemplari per la Marina italiana e per quella francese e non risulta che i francesi abbiano espresso preoccupazioni analoghe di operatività. Il problema di De Giorgi è sempre stato, dicono molti in Marina, la sua vanità e il suo autoritarismo accompagnati da un uso spesso spregiudicato dei mezzi dello Stato e che sono citati con dovizia di particolari nel dossier citato. È nota a tutti la disposizione che diede, con assoluto sprezzo del ridicolo, quando era comandante della Squadra navale di far trovare a bordo delle navi salatini, champagne e pizzette e una squadretta di marinai pronti a servirlo nel caso in cui si fosse presentato a bordo all’improvviso.

Dopo che circolò il dossier e dopo il coinvolgimento nell’inchiesta potentina, De Giorgi venne in qualche modo messo all’angolo e sfumò soprattutto il suo progetto di farsi prorogare nell’incarico di capo di stato maggiore contando anche sulla vicinanza dell’allora premier Matteo Renzi di cui il figlio di De Giorgi è stato collaboratore e manager della campagna elettorale.

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