Soltanto coincidenze. Tutte fiorentine. Il 26 ottobre, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha assunto negli uffici della Città Metropolitana la 28enne Celeste Oranges, priva di esperienza professionale e con in tasca una laurea magistrale in Legge. Incidentalmente, Celeste è la figlia di Acheropita Mondera Oranges, che guida la Procura della Corte dei Conti della Toscana dopo esserne stata a lungo viceprocuratore generale e soprattutto dopo aver richiesto, nel 2014, l’archiviazione per Matteo Renzi in un procedimento aperto a suo carico. Ma non basta. La sorte, a volte, si accanisce. E a queste casualità, pubblicate ieri dal Fatto, ne ha aggiunta un’altra: il 7 settembre 2017, un mese prima di ricevere l’incarico per chiamata diretta in Città Metropolitana, la 28enne Celeste Oranges aveva partecipato a un concorso pubblico del Comune di Firenze per 48 posti di istruttore direttivo amministrativo. Un bando al quale risposero tremila candidati. Alla seconda prova sarebbero passati i primi 500. Oranges si è piazzata al 627esimo posto. Quindi, fuori sin dalla prima selezione: nessun incarico nell’amministrazione. Non attraverso il concorso. La sua prova deve aver colpito Nardella che, dopo poche settimane, l’ha voluta nell’ufficio per il “patto per la giustizia della città metropolitana di Firenze”, ritenendola – si legge nel decreto di nomina – “una figura specializzata in ambito giuridico”.
Contattato telefonicamente, il sindaco ha preferito non rispondere. Ha poi chiesto di scrivergli un messaggio: “Prima della nomina lei conosceva Celeste Oranges? Le è stata segnalata? Come è stata selezionata?”. Neanche questo sms ha ricevuto alcuna risposta. Purtroppo. Intanto l’opposizione a Palazzo Vecchio, in particolare il consigliere comunale Tommaso Grassi, sta valutando come chiedere conto dell’assunzione, ma “Nardella ha dotato la città metropolitana di un regolamento che non prevede interrogazioni”. Comunque, aggiunge Grassi, “stiamo istituendo un canale per raccogliere le candidature così da proporre al sindaco, che come il suo predecessore si fa vanto di avere come stella polare la meritocrazia, di istituire un apposito bando e smetterla con le chiamate dirette”. Certo “avrebbero dovuto evitare di assumere la figlia del giudice che ha stralciato dal processo le accuse a Renzi e che dovrebbe controllare il datore di lavoro di sua figlia. È inopportuno, si fa presto a pensar male”, chiosa Grassi. Il Movimento 5 Stelle, attraverso il deputato toscano Alfonso Bonafede, sottolinea come “Nardella non ne faccia una giusta”. Mentre Michele Giarrusso invoca le dimissioni del primo cittadino fiorentino: “La poltronopoli del Pd aggiunge un’altra poltrona ai suoi scambi di favori”, dice. A stupire è l’assoluto silenzio da parte dei dem: nessuna voce si è levata in difesa di Nardella.