Tra le promozioni di fine corsa e l’organizzazione del voto prossimo futuro: il Consiglio dei Ministri di venerdì ha fatto un’infornata di nomine riguardanti la Farnesina, tra promozioni di ambasciatori e cambi di sede. Una tornata che va a completare quella del 10 luglio, quando già alcuni amici preziosi del premier, Paolo Gentiloni, dell’ex premier, Matteo Renzi e del ministro degli Esteri, Angelino Alfano, erano stati sistemati.
L’altroieri, dunque, il Cdm ha approvato una serie di proposte arrivate dalla Farnesina. Ora il Decreto del presidente della Repubblica dovrà andare alla firma di Sergio Mattarella. E per completare la pratica, gli ambasciatori che arrivano in una nuova sede, dovranno ricevere il gradimento.
Il primo spostamento significativo è quello di Giuseppe Manzo, che da ambasciatore a Belgrado diventa ambasciatore a Buenos Aires. Una delle città dove risiedono più italiani all’estero e dunque sede nevralgica per le prossime elezioni. Per il referendum costituzionale del 2016 gli elettori erano 673.237 e i votanti furono 170.532. Manzo – che è stato portavoce anche dell’ex ministro Giulio Terzi Sant’Agata quando era alla Farnesina e non ha nel suo curriculum alcuna esperienza di America del Sud – è stato fortemente sponsorizzato da Renzi e da Maria Elena Boschi. Da notare che la precedente ambasciatrice, Teresa Castaldo, che presenziò a un comizio elettorale dell’allora ministra delle Riforme, ha “guadagnato” la sede prestigiosa di Parigi (nominata il 10 luglio, ci andrà la settimana prossima), battendo – tra gli altri – Luca Giansanti, direttore degli Affari politici della Farnesina.
Avanzamento di carriera anche per Gian Lorenzo Cornado, che è stato promosso ambasciatore di grado e nominato rappresentante dell’Italia alle Nazioni Unite a Ginevra. Anche per lui, posizione conquistata sul campo referendario: Cornado, allora ambasciatore in Canada (altro Paese con una grande comunità italiana), aveva organizzato un incontro a Toronto per “Basta un sì”, prevedendo pure un suo intervento. Col governo Gentiloni, poi, è arrivato a Roma come capo di gabinetto di Alfano. In genere, prima di due anni non si può ripartire: ma lui a marzo andrà a Ginevra evitando il rischio di restare senza incarichi prestigiosi post-voto.
Il vice di Cornado alla Farnesina, Lorenzo Fanara, la promozione l’aveva già avuta a luglio: come ambasciatore a Tunisi, al posto di Raimondo De Cardona, una sede sovradimensionata (è sempre andata a un ministro plenipotenziario) per un giovane consigliere d’ambasciata. Ma d’altra parte lui, originario di Agrigento come Angelino, ne era stato vice capo di gabinetto.
Sempre venerdì, Giorgio Marrapodi è stato indicato Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo e poi sono arrivate tre nomine a grado di Ambasciatore: Giuseppe Morabito e Riccardo Guariglia diventano, rispettivamente, ambasciatore a Lisbona e Capo del cerimoniale, mentre Giorgio Starace, che già aveva preso servizio a Tokyo a luglio, è stato promosso ieri. È il fratello di Francesco Starace, amministratore delegato dell’Enel.
Alla Farnesina l’agitazione è massima. Tanto è vero che c’è chi sta valutando di fare un esposto all’Anac di Raffaele Cantone, per chiedere conto di questi nuovi movimenti, che in realtà ieri vanno a completare le nomine fatte negli ultimi mesi. Tra le più controverse di allora, da segnalare, quella di Lorenzo Trombetta, già capo di gabinetto di Gentiloni alla Farnesina, e sherpa del G7: ora è ambasciatore a Londra. E poi Piero Sebastiani che, da ambasciatore a Madrid, e prima ancora che fossero trascorsi i due anni necessari, è arrivato all’Ambasciata presso la Santa Sede a Roma. Maria Angela Zappia, consigliera diplomatica di Palazzo Chigi, era stata promossa ambasciatrice di rango ad aprile: aspetta la nomina come ambasciatrice all’Onu, a New York, che però non arriva. Il suo competitor è Giansanti, che ha già perso Parigi. La consigliera diplomatica del Quirinale, Emanuela D’Alessandro, era stata invece già promossa ambasciatrice di rango.
Tra le nomine sui generis va ricordata invece quella ai vertici dell’Ice (Istituto del commercio estero): per la parte fashion l’allora governo Renzi nominò Niccolò Ricci, figlio di Stefano, fondatore di un’azienda di lusso sartoriale fiorentina di Firenze e, in passato, tra i sarti del segretario democratico.
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