In via dei Quattro Venti, nel cuore di Monteverde vecchio, quartiere di registi di sinistra come Nanni Moretti, ha aperto una pescheria-bistrot. Si chiama “Cefalù” e il sito gastronomico Puntarella Rossa lo ha recensito positivamente aggiungendo: “nel locale sarebbe coinvolto il faccendiere Valter Lavitola. Leggenda metropolitana?”.
Tutto vero. Lavitola ogni giorno passa la sua giornata in questo locale dietro al banco del pesce o intento a cucinare piatti semplici a prezzi popolari. Si infervora quando i collaboratori sbagliano a estrarre il nero delle seppie e gongola quando i clienti di sinistra gli fanno i complimenti per i suoi moscardini senza riconoscerlo.
Lavitola che ci fa dietro al bancone tra totani e polpi?
Cerco di ricominciare. Quando sono uscito dal carcere un amico che abita qui mi ha offerto ospitalità e ho pensato che una pescheria-bistrot a Monteverde avrebbe funzionato. Ho trovato i soci e un prestito e siamo partiti.
Lei pochi mesi fa a Emiliano Fittipaldi de L’Espresso ha detto di avere avuto da Silvio Berlusconi nel 2010 ben 500 mila euro in contanti usati per ottenere dai funzionari di Santa Lucia i documenti contro Fini sulla famosa casa di Montecarlo. Non le sembra una macchina del fango a pagamento?
Non esageriamo. Ho avuto quei soldi da Berlusconi per la mia attività giornalistica con L’Avanti!. Certo, poi io ho usato parte di quella somma per pagare le mie fonti e fare uno scoop. Come fanno tutti i giornalisti.
Le fonti di regola non si dovrebbero pagare. Soprattutto con i soldi del premier per abbattere un rivale. Non solo. Lei ha raccontato pure che fu un agente dei servizi segreti britannici ad aiutarla. Sembra un complotto internazionale ai danni di Fini
Sono normali rapporti internazionali con l’intelligence. Quell’agente è stato la fonte di uno scoop. Io non ero il perno di un complotto. Ero solo un giornalista che ha sfruttato le sue relazioni.
Lei è stato tre anni e mezzo in galera. Cosa le ha lasciato di buono quell’esperienza?
Le dico solo che quando sono caduto nella doccia mi sono rotto il femore. Avevo le ossa che si sbriciolavano perché non c’era più vitamina D nel mio corpo. Per troppi anni non ho preso luce in cella. Io non credo che la galera porti qualcosa di buono. Ora però voglio guardare avanti grazie a questa attività.
Lei segue la politica e sente Berlusconi?
Non ho praticamente più contatti con lui ma gli auguro di vincere per dimostrare che nel 1994 voleva fare la rivoluzione liberale e non i suoi interessi. È l’ultima occasione. Faccio il tifo per lui.
Lei in passato non era così ben disposto verso di lui. Ha anche cercato di ricattarlo, almeno a leggere alcune lettere minacciose trovate dai pm di Napoli…
Quei fogli sono stati trovati in un computer di una terza persona e non li ho scritti io.
Secondo lei Berlusconi ha fatto poco per i suoi collaboratori in difficoltà?
Questo tipo di domande necessitano di risposte lunghe e non mi interessano. Io vorrei parlare della pescheria.
Lei ha fatto tre anni e mezzo in galera e lo stesso sta accadendo per Dell’Utri. Entrambi, con accuse diverse, siete finiti nel mirino dei pm anche per i vostri rapporti con Silvio Berlusconi. Lui ha fatto abbastanza per voi?
Su di me non mi va di rispondere. Ma su Dell’Utri penso che effettivamente Berlusconi una cosa in più dovrebbe farla. Semplicemente deve andare a trovare Marcello in carcere. Io ho fatto quell’esperienza terribile e sarebbe importante questo gesto per un anziano signore che ritiene Berlusconi suo fratello. Una visita in carcere farebbe bene a Marcello e non penso nemmeno che nuocerebbe dal punto di vista mediatico a Berlusconi.
Dopo l’esperienza della pescheria-bistrot tornerà a occuparsi di politica?
Sto aspettando l’iscrizione all’Ordine per tornare a collaborare con i giornali e sto scrivendo un romanzo ispirato alla mia vita.