“Avevamo segnalato che la candidatura di Salvatore Caiata non era opportuna a gennaio, prima della chiusura delle liste. Abbiamo mandato mail a sei indirizzi diversi di referenti regionali e nazionali: ma non ci ha risposto nessuno”. Michele Pinassi è uno dei due consiglieri comunali del M5S a Siena, nonché uno degli autori di un duro comunicato in cui i 5Stelle locali avevano avvertito i vertici che la candidatura del patron del Potenza nascondeva rischi “per le sue frequentazioni politiche e imprenditoriali, lontanissime dal modo di essere del Movimento, oltre al fatto che lo stesso Caiata non lo aveva mai sostenuto o frequentato in precedenza”. Due giorni fa si è appreso dell’indagine a Siena sul candidato per reati finanziari, e Di Maio lo ha messo “fuori dal Movimento”. E ora il M5S cittadino può rivendicare: “Avevamo ragione noi”. Mentre il deputato Alfonso Bonafede, vicino a Di Maio e uno dei referenti per la Toscana, assicura: “Avevamo tenuto in debita considerazione la segnalazione del nostro gruppo di Siena in merito alle vicende che riguardano Salvatore Caiata. Purtroppo la genericità dell’alert, fondato solo su vaghissimi chiacchiericci che circolavano in città, non ci ha permesso di seguire una pista circostanziata. Ma abbiamo operato con scrupolo tutti i controlli possibili”.
Pinassi, perché e quando vi siete mossi?
A gennaio, quando si è saputo della possibile candidatura di Caiata. Io prima non sapevo neppure che faccia avesse, ma alcuni del gruppo lo conoscevano, perché in città possiede diversi locali. A spingerci a scrivere ai nostri referenti sono stati molti cittadini, anche con messaggi sui social: “Se lo candidate non vi voto più”.
Perché questa preoccupazione diffusa?
Lo percepivano come non in linea con il M5S, anche per la sua storia (era stato coordinatore del Pdl locale, ndr). E comunque noi non sapevamo nulla di inchieste a suo carico, sia chiaro.
Però vi siete mossi.
Sì, abbiamo scritto a vari indirizzi.
Nel dettaglio a chi?
Abbiamo sicuramente mandato una mail allo staff nazionale, quello che si occupava delle liste. E abbiamo scritto anche a Giacomo Giannarelli (il capogruppo in Regione, ex candidato governatore, ndr).
Non vi hanno mai risposto?
Mai. Ma non ce la siamo sentita di parlarne pubblicamente. Non volevamo e non vogliamo danneggiare il Movimento.
Però nella nota chiedete “la rinuncia al ruolo di chi ha deciso e, come in altri casi, ha sbagliato”.
Ci sembra naturale che chi ha commesso errori faccia un passo indietro. È stata danneggiata l’immagine di tutto il M5S, in modo importante.
Ma perché hanno insistito su su Caiata? Perché portava tanti voti?
Non so. Io sono certo che siano tutti errori in buona fede. E che Luigi Di Maio non c’entri nulla: non poteva certo conoscere bene questo candidato. E poi lui è un’ottima persona.
Però tutti i candidati negli uninominali erano vidimati direttamente da Di Maio, anche perché non sono passati per le votazioni sul web.
E questo è stato il vero nodo, il metodo. I problemi emersi in questi giorni sono tutti sui candidati negli uninominali. E questo prova che bisognava passare dai territori, anche perché così avremmo avuto nomi riconosciuti dalle comunità locali, quindi più forti.
Ora quanto ne risentirete nella campagna elettorale?
Non lo so. Io posso dire che alle amministrative del 2013 prendemmo il 9 per cento e che ora i sondaggi ci danno come possibile vincenti in un ballottaggio a maggio.
Si candiderà lei?
No, la mia esperienza da consigliere si concluderà tra poco. Io non sono per il doppio mandato, sono per il mandato unico. Sono nel Movimento dal 2007, e favorirò il ricambio.