Verso il 4 marzo

B. “delinquente naturale” che si compra tutti

2 Marzo 2018

Ecco un riepilogo sintetico delle principali sentenze su Silvio Berlusconi, più ampiamente raccontate nel libro “B. come basta!” (ed. PaperFirst).

 

Bugie sulla P2 (falsa testimonianza). Nel 1988, nel processo di Verona nato dalla sua querela ai recensori del libro Inchiesta sul Signor Tv di Ruggeri e Guarino, B. dichiara: “Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo… Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mai mi è stata richiesta”. Ma lo scandalo è del 1981 e la sua iscrizione del 26.1.1978, con pagamento della quota associativa di 100 mila lire. Così, da parte lesa, B. diventa imputato per falsa testimonianza. La Corte d’Appello di Venezia, nel 1990, sentenzia: “Ritiene il Collegio che le dichiarazioni dell’imputato non rispondano a verità … smentite dalle risultanze della commissione Anselmi e dalle stesse dichiarazioni rese del prevenuto avanti al giudice istruttore di Milano, e mai contestate… Ne consegue che il Berlusconi ha dichiarato il falso”, rilasciato “dichiarazioni menzognere e compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del delitto di falsa testimonianza”. Ma “il reato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia” (del 1990).

 

Tangenti alla Guardia di Finanza (corruzione). Condannato per corruzione in primo grado per quattro tangenti a 12 ufficiali delle Fiamme Gialle, poi prescritto in appello per tre mazzette e assolto per insufficienza di prove sulla quarta, nel 2001 B. viene assolto in Cassazione per insufficienza di prove per tutti e quattro gli episodi, mentre i manager Fininvest e i finanzieri vengono tutti condannati. Per la Suprema Corte non si è riusciti a sciogliere il nodo di chi fra Silvio e Paolo B. autorizzò le mazzette. Ma è dimostrata la “predisposizione della Fininvest” a corrompere la Gdf, cioè a “gestire in modo programmato le situazioni oggetto di causa, anche con la formazione di fondi per pagamenti extrabilancio” comprando “la deliberata sommarietà e compiacenza delle verifiche fiscali” con “consistenti dazioni” e “favori”.

 

All Iberian-1 (finanziamento illecito ai partiti). Condannato in Tribunale insieme a Bettino Craxi per avergli versato nel 1991 estero su estero (in Svizzera) dai conti All Iberian mazzette per 23 miliardi di lire, B. si salva col suo complice in appello per prescrizione. Ricorre in Cassazione per essere assolto, ma la Suprema Corte nel 2000 conferma: è un colpevole che l’ha fatta franca. “Le operazioni societarie e finanziarie prodromiche ai finanziamenti estero su estero dal conto intestato alla All Iberian al conto Northern Holding (uno dei tre di Craxi in Svizzera, ndr) furono realizzate in Italia dai vertici del gruppo Fininvest Spa, con il rilevante concorso di Silvio Berlusconi quale proprietario e presidente” e da altri manager del gruppo. Dunque niente assoluzione. “Non emerge negli atti processuali l’estraneità dell’imputato”. Infatti è condannato a pagare le spese di giudizio.

 

All Iberian-2 (falso in bilancio). B. è imputato per centinaia di miliardi di lire di fondi neri nascosti ai bilanci Fininvest, accantonati all’estero nelle società offshore della tesoreria occulta All Iberian e usati negli anni 80-90 per fini inconfessabili: corrompere politici (come Craxi), giudici romani, prestanome (in Tele+ e Telecinco), scalare occultamente società (da Standa a Mondadori) in barba alle leggi e ai controlli di Borsa. Nel 2005 il Tribunale lo assolve con i suoi manager perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato” (l’ha depenalizzato lui nel 2001 con la riforma del falso in bilancio).

 

Medusa Cinema (falso in bilancio). Condannato per 10 miliardi di lire di fondi neri ricavati dalla compravendita della casa di produzione Medusa e nascosti su libretti al portatore intestati a prestanome, B. viene assolto in appello e in Cassazione per insufficienza di prove. Condannato invece il manager Carlo Bernasconi che gestì materialmente l’operazione. Motivo: “La molteplicità dei libretti riconducibili alla famiglia Berlusconi e le notorie rilevanti dimensioni del patrimonio di Berlusconi postulano l’impossibilità di conoscenza sia dell’incremento sia soprattutto dell’origine dello stesso”. Troppo ricco per accorgersi che il suo uomo gli ha versato 10 miliardi.

 

Terreni di Macherio (appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio). B. è imputato per 4,4 miliardi di lire pagati in nero all’ex proprietario dei terreni della villa di Macherio, dove vivono la moglie Veronica e i tre figli di secondo letto. In Tribunale è assolto dall’appropriazione indebita e dalla frode fiscale e prescritto per i falsi in bilancio di due società a cui “indubbiamente ha concorso”. In appello è assolto anche sul primo falso in bilancio, mentre il secondo rimane, ma è coperto dall’amnistia del 1990.

 

Caso Lentini (falso in bilancio). L’accusa riguarda 10 miliardi versati in nero dal Milan al Torino per l’acquisto del giocatore Gianluigi Lentini. I fatti sono tutti straprovati, ma B. (presidente del Milan) e il suo vice Adriano Galliani si salvano in Tribunale per prescrizione, grazie alle attenuanti generiche e alla riduzione dei termini introdotta dalla legge B. sul falso in bilancio.

 

Bilanci Fininvest 1988-92 (falso in bilancio e appropriazione indebita). B., il fratello Paolo e vari manager sono indagati per aver falsificato i bilanci Fininvest dal 1988 al ’92 per i fondi neri creati con l’acquisto a prezzi gonfiati di film tramite società offshore. Nel 2004 sono tutti archiviati dal gup per la solita prescrizione, grazie anche ai termini abbreviati dalla legge B. sul falso in bilancio.

 

Consolidato Fininvest (falso in bilancio). Nel 2003 il Gup dichiara prescritti, sempre grazie alle nuove regole sul falso in bilancio, i presunti fondi neri per circa 1.500 miliardi di lire accantonati da B. e dai 25 suoi coimputati su 64 società del “comparto B” della Fininvest, sconosciute al bilancio consolidato. Motivo: “La lettura degli atti… non permette certo di ritenere palese e chiara l’estraneità dei soggetti” ai reati. I legali ricorrono in Cassazione, reclamando un’assoluzione nel merito. Ma nel 2004 la Suprema Corte la nega: i reati sono estinti “in base alla nuova legge sul falso in bilancio” imposta dall’imputato principale.

 

Lodo Mondadori (corruzione giudiziaria). B. è imputato insieme ai suoi avvocati Cesare Previti, Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e al giudice Vittorio Metta per la sentenza comprata, firmata da quest’ultimo nel 1991, che ribaltava il lodo Mondadori e sfilava il primo gruppo editoriale italiano a Carlo De Benedetti per regalarlo al Cavaliere. Ribaltando il proscioglimento per insufficienza di prove deciso dal gup, la Corte d’appello di Milano rinvia a giudizio tutti gli imputati per corruzione giudiziaria, tranne uno: B., che beneficia della prescrizione grazie alle solite attenuanti generiche (che ne dimezzano il termine) e alla derubricazione del reato (per lui solo) da corruzione giudiziaria a corruzione semplice. I suoi tre avvocati corruttori e il giudice corrotto verranno condannati fino in Cassazione. I giudici accerteranno che Metta fu corrotto con 400 milioni in contanti provenienti dai fondi neri Fininvest-All Iberian e versati dai tre avvocati “nell’interesse e su incarico del corruttore”, cioè del “privato interessato”, cioè di B., che puntava al “controllo di noti e influenti mezzi di informazione”. Ed è rimasto impunito, almeno penalmente. Nella causa civile, nel 2013 dovrà risarcire De Benedetti con 540 milioni.

 

Sme-Ariosto (corruzione e falso in bilancio). I processi per le tangenti al capo dei gip romani Renato Squillante, pagate dai soliti avvocati con fondi neri Fininvest, finiscono in un nulla di fatto. Previti, Pacifico, Acampora e Squillante vengono condannati in primo grado e in appello. Ma la Cassazione manda gli atti per competenza al Tribunale di Perugia perché riparta da zero, quando ormai è scattata la prescrizione. B. invece, processato separatamente, viene in parte assolto e in parte prescritto (solite attenuanti generiche). In appello scatta l’assoluzione totale per insufficienza di prove, confermata nel 2007 dalla Cassazione. Per i relativi falsi in bilancio dal 1986 al 1989, il Tribunale lo assolve nel 2008 perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”. L’ha depenalizzato l’imputato.

 

Mazzette a Mills (corruzione giudiziaria del testimone). Il processo riguarda la tangente da 600 mila dollari versata nel 1999-2000 da Carlo Bernasconi (defunto) per conto di Silvio B. all’avvocato inglese David Mills, ex consulente delle società estere Fininvest, in cambio delle sue testimonianze false o reticenti nei processi Guardia di Finanza e All Iberian. Reato confessato dallo stesso Mills in una lettera al suo commercialista Bob Drennan: “La mia testimonianza aveva tenuto Mr B. fuori da un mare di guai in cui l’avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo. Alla fine del 1999 mi fu detto che avrei ricevuto dei soldi… 600.000 dollari furono messi in un hedge fund… a mia disposizione”. Mills viene condannato in primo e secondo grado, poi in Cassazione si salva per prescrizione, anche se deve risarcire il governo italiano con 250 mila euro; e anche se i giudici scrivono che fu corrotto “nell’interesse di Silvio Berlusconi”. Invece B., grazie alle meline dei suoi avvocati e alla lentezza dei giudici di Milano, si salva nel 2012 per prescrizione già in Tribunale. Due prescrizioni, la sua e quella di Mills, propiziate dalla legge ex-Cirielli del governo B., che ne ha ridotto i termini.

 

Diritti Mediaset (falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita). L’inchiesta sui fondi neri accumulati da B. gonfiando i costi dei film acquistati da Mediaset presso le major americane, con vari passaggi su una miriade di società offshore nei paradisi fiscali, accerta una mega-frode per 368,5 milioni di dollari. Poi gli ostruzionismi degli avvocati, le leggi blocca-processi varate dall’imputato e l’ex Cirielli taglia-prescrizione fanno evaporare in dibattimento le appropriazioni indebite, i falsi in bilancio e quasi tutte le frodi fiscali, lasciando in piedi soltanto quelle del 2002-2003 per 7,3 milioni. B. viene condannato in tutti e tre i gradi di giudizio a 4 anni di carcere (di cui 3 indultati) e interdetto dai pubblici uffici per 2. Il Tribunale di Milano lo descrive come un delinquente naturale, con una “naturale capacità a delinquere”. La Cassazione nel 2013 lo definisce “ideatore” e “beneficiario” del sistema fraudolento: “Il sistema organizzato da Silvio Berlusconi ha permesso di mantenere e alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere, conti correnti intestati ad altre società che erano a loro volta intestate a fiduciarie di Berlusconi”. Anche dopo l’entrata in politica: “Tutti i suoi fidati collaboratori ma anche correi” furono “mantenuti nelle posizioni cruciali anche dopo la dismissione delle cariche sociali da parte di Berlusconi e in continuativo contatto diretto con lui… in modo da consentire la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset a fini di evasione fiscale”. Così Mediaset pagò per anni e anni i film molto più di quanto costassero, per alimentare i fondi neri dell’utilizzatore finale. Che non esitò a truffare lo Stato e la sua società (quotata in Borsa dal 1996) per metterseli in tasca.

 

Telefonata Fassino-Consorte (rivelazione di segreto d’ufficio). B. viene condannato in Tribunale a 1 anno (e suo fratello Paolo a 2 anni e 3 mesi) e poi salvato dalla prescrizione in appello per la telefonata segretata e mai trascritta dai pm di Milano tra il patron di Unipol Giovanni Consorte e il segretario Ds Piero Fassino (“Allora, abbiamo una banca?”), intercettata nel 2005 durante la scalata alla Bnl e pubblicata dal Giornale il 1° gennaio 2006, in piena campagna elettorale. A rubarla e portarla al premier nella villa di Arcore alla vigilia di Natale 2005 fu un dipendente infedele della società che realizzava gli ascolti per la Procura. B. ricorre in Cassazione per essere assolto nel merito, ma nel 2015 viene respinto con perdite perché è colpevole: “Il Tribunale prima e la Corte d’Appello poi, con motivazione ineccepibile, hanno ritenuto accertato che Silvio Berlusconi nell’incontro di Arcore abbia ascoltato la registrazione audio e abbia, anche col suo atteggiamento compiaciuto e riconoscente, dato il suo placet alla pubblicazione del colloquio intercettato… Berlusconi, chiamato a decidere dopo avere ascoltato la registrazione coperta da segreto, ha sostanzialmente dato il via, con il solo assenso e con il suo beneplacito, alla pubblicazione della notizia, rendendosi responsabile di concorso nel delitto di rivelazione di segreto di ufficio”.

 

Scandalo Ruby (concussione e prostituzione minorile). B. è imputato per concussione (telefonò al capo di gabinetto della Questura di Milano Pietro Ostuni per far rilasciare la minorenne marocchina Karima el Mahroug in arte Ruby, fermata per furto, nelle mani di Nicole Minetti e di un’altra prostituta, raccontando che era nipote di Mubarak e si rischiava l’incidente diplomatico con l’Egitto) e prostituzione minorile (sesso in cambio di denaro con Ruby nei festini del “bunga bunga” ad Arcore). Il Tribunale lo condanna a 7 anni, ma in appello scatta l’assoluzione. La concussione è stata riformata, in pieno processo, dalla legge Severino: senza violenza o minaccia, è “induzione indebita” ed è punibile solo se anche l’indotto ha ricavato “vantaggi indebiti” e Ostuni non ne ha avuti. Quanto alla prostituzione minorile, non ci sono prove sufficienti che sapesse della minore età di Ruby, che sul punto ha detto tutto e il contrario di tutto, mentre le altre “Olgettine” (tutte sul libro paga dell’allora premier) hanno sempre negato. La Cassazione nel 2015 conferma la sentenza d’appello anche dove afferma che B. “abusò della sua qualità di presidente del Consiglio”, ma l’abuso di potere “non è sufficiente a integrare il reato” di concussione, senza la “costrizione” del funzionario e il “vantaggio patrimoniale” del premier. È pure “acquisita la prova certa che presso la residenza di Arcore di Silvio Berlusconi e nell’arco temporale… 14 febbraio-2 maggio 2010 vi fu esercizio di attività prostitutiva che coinvolse anche Karima el Mahroug”. Altro che “cene eleganti”: erano “serate disinvolte e spregiudicate”. Ma, per legge, il cliente di prostitute è punibile se queste non sono minorenni o non c’è prova che lui sappia che lo sono. Il processo Ruby ter ci dirà se quella prova fu negata ai giudici da testimoni corrotti (e soprattutto corrotte).

 

Compravendita del senatore (corruzione). Sergio De Gregorio, eletto nel 2006 senatore dell’IdV e subito passato a FI, sottraendo un voto alla risicatissima maggioranza del Prodi-2, confessa di essere stato corrotto da Berlusconi con 3 milioni di euro: 1 via bonifico alla sua associazione Italiani nel Mondo, 2 cash in nero tramite il faccendiere Valter Lavitola. Il Tribunale di Napoli condanna B. a 3 anni, poi nel 2017 scatta la solita prescrizione in appello. Ma i giudici confermano definitivamente che B. è un corruttore impunito: “L’iniziativa dell’offerta e della promessa del denaro è stata presa da Berlusconi e non da De Gregorio. L’incontro delle loro volontà è stato senza dubbio libero e consapevole… Berlusconi ha, pacificamente, agito come privato corruttore e non certo come parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni” per far scatenare a De Gregorio “la guerriglia urbana” in Parlamento che, a lungo andare, provocò la caduta di Prodi. “Le dazioni di denaro effettuate da Berlusconi, tramite Lavitola, a De Gregorio sono state effettuate quale corrispettivo della messa a disposizione del senatore e, quindi, della sua rinuncia a determinarsi liberamente nelle attività parlamentari di sua competenza e non certo come mero finanziamento al movimento Italiani nel Mondo”. Conclusione: “È del tutto pacifico che Berlusconi abbia agito con assoluta coscienza e volontà di corrompere un senatore della Repubblica”.

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