Stavolta il razzismo non c’entra, così dicono la polizia e il procuratore della Repubblica. Però non basta a rassicurare i senegalesi di Firenze, comunità storica e strutturata che ieri mattina, poco prima di mezzogiorno, ha visto un altro dei suoi cadere sotto una serie di colpi di pistola, sparati da un fiorentino 65enne sul centrale ponte Vespucci. Come il 13 dicembre 2011 in piazza Dalmazia: due morti ammazzati e il suicidio dell’aggressore, un estremista di destra vicino a CasaPound che, naturalmente, prese subito le distanze.
Ieri la stessa sorte è toccata a Idy Diene, 54 anni, ambulante senegalese che viveva da anni in Italia con regolare permesso di soggiorno. Era un cugino di Samb, ucciso a 40 anni nel 2011. Veniva come lui da Mont Rolland, il villaggio che porta lo stesso nome del Santuario del Jura da cui erano partiti i monaci francesi che lo fondarono nell’800. Dopo la morte di Samb si era preso cura di sua figlia, l’ha adottata e con i soldi guadagnati in Italia l’ha fatta studiare. Qualche mese fa ha sposato sua madre, la vedova di Samb, che dopo anni ha ottenuto la cittadinanza e vive a Firenze. La ragazza li avrebbe raggiunti presto, raccontano gli amici. E invece anche Idy è stato ucciso: almeno due proiettili, uno alla testa e uno al torace, mentre altri non sarebbero andati a segno. I testimoni raccontano un’esecuzione: i primi colpi, una pausa e poi gli altri.
L’omicida, Roberto Pirrone, è stato fermato poco dopo da militari della Folgore dell’operazione Strade sicure e consegnato alla polizia, che peraltro lo stava già cercando perché sua figlia aveva dato l’allarme: “Mio padre è uscito con la pistola, dice che vuole uccidersi”. Una lettera lo conferma: quest’uomo, un ex tipografo incensurato, era in gravi difficoltà economiche e non sapeva come uscirne. Pirrone avrebbe spiegato alla polizia proprio questo: “Volevo suicidarmi ma poi non ho avuto il coraggio e ho sparato al primo adulto che ho incontrato”.
Il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, dopo l’interrogatorio condotto dal pm Giuseppe Ledda, gli crede. E aggiunge che Pirrone avrebbe anche evitato di fare fuoco su una mamma e i suoi bambini. Il procuratore esclude fini “razzisti” e sottolinea che “non sono emersi suoi legami con gruppi politici, tantomeno di destra o razzisti. Era un collezionista di armi – ha detto ancora Creazzo – e in casa sono stati trovati anche alcuni cimeli dell’ex Unione Sovietica”. A casa, in un alloggio popolare in cui Pirrone abita con la moglie e la figlia, la polizia ha sequestrato due pistole regolarmente denunciate e due fucili.
Sul ponte Vespucci Pirrone ha sparato con una Beretta semiautomatica, anche quella regolarmente detenuta per uso sportivo. Uso sportivo come Luca Traini, il fascioleghista che il 3 febbraio scorso a Macerata ha sparato, ferendoli, a sei immigrati africani perché aveva deciso di vendicare la 18enne Pamela Mastropietro uccisa e seviziata da un nigeriano. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha dichiarato che ci vorrebbe “una stretta sui porto d’armi”. Al pm Pirrone ha confermato quanto detto in mattinata alla polizia, cioè che voleva suicidarsi. “Poi ci ha ripensato ma non voleva tornare a casa, preferiva andare in galera – ha ricostruito il procuratore Creazzo –. I problemi economici continuavano ad assillarlo, quei 30 mila euro di debiti erano motivo di continui litigi anche con la moglie”.
Ma tutto questo non ha tranquillizzato i senegalesi di Firenze, che hanno improvvisato un blocco stradale, poi un corteo fino a Palazzo Vecchio. Con la paura si è scatenata la rabbia: rovesciati alcuni vasi, divelti arredi urbani, caos e paura sotto la pioggia anche per i fiorentini e i turisti. L’imam di Firenze, Izzedin Elzir, segretario dell’Unione delle comunità islamiche italiane e figura di spicco dell’Islam nel nostro Paese, ha invitato tutti alla calma ma dice anche: “Ecco cosa succede dopo due mesi di campagna elettorale sull’odio contro gli stranieri e contro gli altri”. Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha detto che “i danni alla città sono inaccettabili”. Ma la tensione resta altissima perché nessuno ha dimenticato il 13 dicembre 2011 e l’uccisione di Samb Diop Mor, 40 e 54 anni. Anche Gianluca Casseri, il fascista che li uccise, aveva un porto d’armi per uso sportivo.