Questione di falchi e di colombe. A una settimana dal voto, la linea del Partito democratico sulle ipotesi di alleanze – in attesa della Direzione di domani – è ancora tutta da definire. Ma nel frattempo gli appelli per un dialogo con i Cinque Stelle, anche da ambienti vicini al Pd, si moltiplicano. Ieri Massimo Cacciari ne ha parlato al Fatto: “L’unica cosa ragionevole per il Pd è dare il via libera a un governo monocolore dei 5 Stelle”. Il motivo è lo stesso indicato dal giornalista Sandro Ruotolo: “Il primo dovere è evitare di consegnare il Paese a Matteo Salvini”. E qualcuno lo sostiene anche all’interno del Pd. Michele Emiliano, per esempio, è stato il primo a criticare la linea renziana: “Dobbiamo dare l’appoggio esterno a un governo 5 Stelle, hanno diritto a governare”. Con lui Francesco Boccia: “Piuttosto che con la coalizione incollata di centrodestra, sarebbe meglio parlare con i grillini”.
E a proposito di coalizioni “incollate”, c’è chi non dimentica gli accordi passati tra Pd e centrodestra. “Avete fatto un governo con Denis Verdini e Angelino Alfano – ha accusato il regista Pif – e ora fate storie per il Movimento?”. Gianfranco Pasquino, politologo, auspica un accordo: “Bisogna mettersi a disposizione per i superiori interessi del Paese. Hai visto mai che ci sia un governo che non potrebbe esistere senza il Pd?”.
Al momento restano antichi rancori a complicare ogni dialogo. Questo nonostante in molti stiano riconoscendo al Movimento un cambiamento positivo. Persino Eugenio Scalfari, che a loro aveva dichiarato di preferire Silvio Berlusconi, si è ricreduto (salvo poi ripensarci un’altra volta): “Ora non sono più un movimento, ma un partito. Facendo un’alleanza con il Pd, io li voterei”. Spunti condivisi su Repubblica dal politologo Piero Ignazi: “I 5 Stelle hanno cambiato pelle. I flussi di voto dimostrano che Pd e M5S hanno elettorati affini”.
Gli appelli arrivano anche dai territori. Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte, assicura: “Io quotidianamente dialogo con Chiara Appendino, non c’è nessun tabù. Se chi ha avuto dai cittadini il mandato di governare facesse delle proposte, dovremmo valutarle”. Rosario Crocetta, ex presidente della Regione Sicilia, è stato chiaro fin dal giorno dopo le elezioni: “É stata una disfatta, il Pd dichiari la disponibilità a supportare, anche dall’esterno, un governo a guida M5S”. Così anche Antonio Di Pietro, purché il Pd superi Renzi: “Il M5S si renda conto che non può fare tutto da solo, il Pd si metta a disposizione senza fare il primo della classe”. Scenario realizzabile, secondo la vicepresidente dem dell’Emilia Romagna Elisabetta Gualmini: “Non escludo che tra alcune settimane si arrivi a un sostegno del Pd nei confronti del M5S”. Ci vorrà un po’ di più secondo Gustavo Zagrebelsky, ma l’idea è la stessa: “Non lo troverei strano, la direzione è quella. Ma ci vorranno tempi lunghi”.
E se un governo a guida Di Maio fosse troppo per il Pd, resta la strada indicata da Paolo Flores d’Arcais su MicroMega: “I 5 Stelle dovrebbero proporre a Mattarella un governo sul loro programma, affidato a una personalità fuori dai partiti. Per il Pd sarebbe difficile dire no”.