Davanti al Movimento 5 Stelle ci sono varie strade. L’elezione della Casellati alla Presidenza del Senato dice poco o nulla in ottica di governo: i 5 Stelle stanno giocando su due fronti e continuano il loro “tango” (cit. Grillo). Analizziamo i vari scenari con la lucidità di un Genny Migliore zimbellato con agio dal Subcomandante Marescotti.
Opzione Giornaloni. È il governo M5S-Lega, che a molti di Repubblica (non tutti) e ai renziani (tutti) piacerebbe da pazzi, ancor più dopo il caso Casellati, così poi potrebbero dire: “Visto? Di Maio è Hitler e la Taverna Eva Braun. Aveva ragione quel satanasso di Cappellini!”. Ciao core. M5S e Lega hanno 2 cose in comune e 98 in antitesi, passerebbero tutto il tempo a litigare e nel frattempo il loro consenso si eroderebbe. Gli elettori leghisti direbbero a Salvini: “Perché governi con quelli lì?”. Gli elettori grillini (e tanti son di sinistra) direbbero a Di Maio: “Tutto ‘sto casino per poi farsi le pippe con Calderoli & Borghezio?”. Se davvero si accorderanno per un governo politico, e cioè non legato unicamente a legge elettorale nuova, abolizione dei vitalizi (ulteriore boom di consensi) e poco altro, saranno i più grandi deficienti della galassia. E nel frattempo resusciteranno financo il bollitissimo Renzi.
Opzione Grillusconi. Probabile come un pensiero intelligente di Gasparri. Se i 5 Stelle vanno con Berlusconi, possono sputarsi in faccia da soli e suicidarsi. Al momento, quando Renzi andò a Palazzo Chigi per prima cosa baciò la pantofola del maestro Silvio, mentre Di Maio ha risposto “suka” alla richiesta di Berlusconi di incontrarsi.
Opzione Cacciari. È l’appoggio esterno del Pd a un governo monocolore M5S. Anche Bersani chiese lo stesso al M5S nel 2013 e il M5S fece benissimo a non starci, solo che lo disse e spiegò malissimo. Se Di Maio ci casca, il Pd lo disarciona dopo pochi mesi per poi dire: “Visto? Quelli lì sono inaffidabili”. A quel punto, nelle urne, potrebbe succedere di tutto. Al Pd tale strada conviene e basta, mentre il M5S ha solo da rimetterci.
Opzione Flores D’Arcais. Non un accordo di governo, ma un’azione autonoma del M5S rivolta al Pd. Tipo Rodotà nel 2013. I 5 Stelle dovrebbero ribadire i loro punti qualificanti e proporre un Premier à la Zagrebelsky o Montanari, con governo fatto da “tecnici buoni” graditi a Mattarella. Secondo Flores D’Arcais, il Pd “non potrebbe dire di no”. Invece secondo me lo direbbe eccome. Come lo disse nel 2013 (vergogna imperdonabile). L’errore di Paolo è quello di immaginare – o sperare – un Pd già derenzizzato, quando invece sono ancora quasi tutti renziani e pur di non appoggiare i 5 Stelle preferirebbero pure la morte. Quindi pure Berlusconi. O Renzi, che è poi la stessa cosa, però con molto meno talento.
Opzione Travaglio. Un governo che contempli un vero accordo politico tra M5S e Pd. Premier Di Maio, vicepresidenti due del centrosinistra (tipo Grasso e Minniti). I ministri, anche qui, sarebbero “tecnici buoni” un po’ quota 5 Stelle e un po’ quota Pd, per dimostrare che non tutti i tecnici sono efferati come Monti. Ci si arriverebbe tramite un lavorio di mesi tra M5S e Pd, che dovrebbero cercare un punto d’incontro su reddito di cittadinanza, legge anticorruzione, legge Fornero, evasione, Rai, eccetera. Poi, come in Germania, andrebbe chiesto ai rispettivi elettorati se sono d’accordo con un governo così. Nel frattempo i mesi passerebbero, ma la gestione potrebbe essere data a Gozi, che tanto non è stato eletto e quindi ha molto tempo libero. Tutto ciò presuppone da un lato l’elasticità di tanti talebani grillini e dall’altro la derenzizzazione fulminea del Pd. Opzione bella sulla carta, ma altamente improbabile.
Opzione Gomez. Il Pd prima o poi cederà, per paura delle elezioni, istinto di sopravvivenza (conservarsi la poltrona) e per i poteri taumaturgici di Mattarella. Può essere, ma anche qui i 5 Stelle avrebbero tutto da perdere. E forse pure il paese: sarebbe un governo forzato, nato stanco e prossimo alla morte.
Opzione Nardella. Si va tutti sotto casa di Nardella a mezzanotte, gli si suona il campanello e poi si grida al citofono: “Orfini è più figo di te, bischero!”. È un gesto che non aiuterà forse il Paese, ma che ci farà stare meglio. Io, per dire, lo faccio ogni venerdì con Padellaro e la Truzzi. Ci divertiamo sempre una cifra.
Opzione Cinica. I 5 Stelle aspettano che padre e figlio si uniscano, ovvero Berlusconi e Renzi, e che Salvini si riveli così gonzo da starci dentro. A quel punto, cinicamente, vedono nascere un empio Renzusconi in salsa salviniana. E poi incassano un 43% al prossimo giro. Anche se, nel frattempo, il paese sarebbe in macerie o giù di lì.
Opzione Tav (Torniamo A Votare). È l’opzione che da sempre reputo più praticabile. Per questo volevo chiamarla “Opzione Scanzi”, ma mi piaceva fingermi umile. Funziona così. I 5 Stelle provano, sul serio, a fare un governo bello: quindi Opzione Flores o Travaglio (le altre le buttiamo nel cesso di Sgarbi, tanto ci è abituato). Poi, dopo la gragnuola di “no” ricevuti e forti dei sondaggi che danno in crescita tanto loro quanto (più ancora) la Lega, dicono a Salvini: “Ehi hombre, mettiamo le palle sul tavolo. Accordiamoci sulla nuova legge elettorale, stavolta degna, e andiamo al voto quanto prima. Così distruggiamo una volta per tutte Renzi e Berlusconi. E capiamo una volta per tutte se il paese preferisce noi o voi”.