Volge verso la fine la vicenda giudiziaria in cui, oltre due anni fa, fu coinvolta Paola Muraro, ex assessore all’Ambiente del Comune di Roma. Indagata per reati ambientali, la Procura capitolina ha chiesto di archiviare la sua posizione, stralciandola da quella di alcuni altri dirigenti finiti nell’inchiesta del pm Roberto Galanti. Bisognerà capire se il gip deciderà di condividere l’impostazione del magistrato oppure vorrà mandare l’ex assessore a processo. Intanto, a distanza di tempo e dopo che l’indagine costò alla Muraro la delega in Campidoglio, è stato fatto un passo indietro. Mentre è stata già archiviata dal giudice l’altra ipotesi di reato contestata, l’abuso d’ufficio.
Ma torniamo ai reati ambientali. Inizialmente si indagò sul ruolo della professionista in Ama, la municipalizzata romana dei rifiuti, dove la Muraro è stata consulente per circa 12 anni, quando era responsabile tecnico e referente Ippc, un protocollo internazionale sulla qualità dei rifiuti. In sostanza, aveva il compito di controllare che i rifiuti in entrata fossero conformi all’Aia (Autorizzazione integrata ambientale). Nel 2016, l’ipotesi meno grave dell’articolo 256 del Testo unico sull’ambiente (decreto legislativo 152/2006) – un reato contravvenzionale, punito con l’arresto fino a 6 mesi e un’ammenda fino a 13 mila euro – fu contestato oltre che alla Muraro, anche a due ex responsabili Tmb (Trattamento meccanico biologico) degli impianti di Rocca Cencia e via Salaria a Roma; all’ex responsabile del servizio impianti e logistica dei flussi di Ama Spa e all’ex responsabile della direzione industriale. Anche per quest’ultimo c’è stata la richiesta di archiviazione mentre per gli altri tre dirigenti il pm Galanti ha chiesto il rinvio a giudizio (anche in questi casi tutto dipende da cosa deciderà il gip).
Nel caso dell’ex assessore, invece, l’accusa ha riscontrato che, a differenza del periodo precedente, quando sono state rilevate le violazioni (ossia dal 2015 ai primi di gennaio 2016), la Muraro non aveva mansioni direttive, quindi non rispondeva della gestione dell’impianto di Ama in quanto semplice consulente. La Procura, all’inizio, sospettava che fosse più di questo. Tanto che in un interrogatorio del 21 dicembre 2016, le sottoposero, tra le altre cose, le dichiarazioni di alcuni dirigenti della municipalizzata, come chi parlava di una “presenza particolarmente strutturata, ben più pregnante del mero ruolo di consulente”. Dopo aver letto anche alcune telefonate intercettate, l’ex assessore durante quell’interrogatorio spiegò che in qualità di “referente Ippc era suo dovere rappresentare alla dirigenza la presenza di irregolarità”.
Anche dopo la chiusura indagine, che risale al maggio 2017, la Muraro ha spiegato il suo ruolo, convincendo il pm. Tanto che è stata chiesta l’archiviazione. A scanso di colpi di scena da parte del gip, si chiude così una vicenda che a dicembre 2016, a soli sei mesi dalle elezioni, fece saltare un assessore in Campidoglio.