Camicia bianca, senza giacca. La bottiglia d’acqua sul tavolo e il telefonino che squilla senza suoneria, di continuo. Nel suo ufficio a Montecitorio, tappezzato di arte e broccati, ecco il neo presidente della Camera Roberto Fico. Il grillino della prima ora, quello che nel 2005 si fece fotografare accanto a un cartello: “L’acqua in questa fontana deve restare pubblica”. Sono passati 13 anni, e nel venerdì pre-pasquale Fico racconta quanto gli sia cambiato il mondo attorno, in poche ore: “Ora ci sono la scorta, i funzionari, il cerimoniale. Mi dicono ‘si sieda a sinistra, meglio mettersi a destra’. Mille riti, mi dovrò abituare”. E negli occhi si legge lo stupore. Poi arrivano gli aneddoti. “Mi hanno scritto molte delle persone con cui avevo lavorato in un call center, erano contentissime per me. Qualcuno mi ha deriso per questa esperienza, ma io sono contento di aver fatto bene quel lavoro”.
Come si sente Fico? Disorientato?
Questa nomina mi tocca nel profondo. Mi sono commosso per giorni, leggendo ogni messaggio ricevuto. Mi è arrivato tantissimo affetto dalla gente: su Facebook, su Whatsapp, in ogni forma. Sento la responsabilità di rappresentare la Camera e un pezzo dello Stato.
E magari anche l’ebbrezza. Si potrebbe montare la testa in fretta, non crede?
La cosa fondamentale è rimanere se stessi e fedeli a quello in cui si crede, e sento di averlo sempre fatto. So farlo.
Il movimentista dei cortei e dei meet up è salito al Quirinale. Un salto triplo.
Quando sono entrato e il Corpo di guardia mi ha fatto il saluto militare mi è sembrato di vivere in una bolla, un momento particolarmente emozionante. Ma devo dire che il presidente della Repubblica è stato davvero gentile. Abbiamo parlato in modo molto diretto, “normale”.
Beppe Grillo invece cosa le ha detto, le ha dato consigli?
Ci conosciamo bene, non ce n’era bisogno. Abbiamo rievocato i vecchi tempi, da dove siamo partiti.
E i funzionari della Camera, il personale, come l’hanno accolta? Appena arrivati in Parlamento voi 5Stelle li chiamavate “casta”…
Nel mio discorso di insediamento ho elogiato la grande professionalità delle persone che lavorano alla Camera. E l’atteggiamento che sto vedendo in questi primi giorni è di reciproca collaborazione. Detto questo, ci sono dei costi da razionalizzare. E ho dato l’esempio, tagliando la mia indennità da presidente.
Ci torneremo. Ma come e quando nasce la sua candidatura alla presidenza?
(Sorride, ndr) È nata nelle cose. Il 4 marzo il Movimento ha ottenuto nelle urne un risultato straordinario, e sembrava giusto che ottenesse la presidenza della Camera, la più rappresentativa. Poi io sono stato scelto come volto storico del M5S e perché da tutti i partiti mi è stato riconosciuto il mio ruolo istituzionale come presidente della Vigilanza Rai. Molte delle decisioni prese in commissione sono state prese all’unanimità, con il dialogo.
Sarà. Ma la sua candidatura è parsa un segnale politico alla sinistra, viste le sue idee.
No. Il M5S ha subito detto, molto prima delle elezioni, che le presidenze andavano slegate dalle dinamiche per il governo. Una posizione giusta, anche per far iniziare a lavorare subito le Camere. La mia candidatura non doveva parlare a qualcuno in particolare.
Però a Luigi Di Maio è servita anche per accontentare la minoranza interna, quella degli ortodossi, di cui lei è il punto di riferimento. E per tacitare un rivale.
Io di correnti non ho mai voluto sentir parlare. Anche in un periodo difficile non ne ho mai volute creare, proprio come Luigi. Non sono arrivato qui certo per questo. Si tende a ragionare così, ma bisogna pensare in un altro modo. Se c’è il dialogo, non servono correnti.
Però lei è seduto su quella poltrona anche grazie ai voti della Lega, con cui diceva di non volersi “mai” alleare, e di Forza Italia. E in cambio il M5S ha fatto eleggere in Senato una berlusconiana di ferro come Casellati. Bel sacrificio, non crede?
Bisogna rispettare i voti di tutti gli italiani. E se si deve farlo, bisogna tenere conto di tutte le sensibilità nell’elezione delle presidenze, svincolandole anche dalla formazione del governo.
Quindi l’accordo con Forza Italia non le pesa?
No, assolutamente, perché si è agito nella democrazia. Quando rispetti la democrazia non sbagli mai.
Però nell’elezione degli altri ruoli degli uffici di presidenza M5S e centrodestra si sono spartiti quasi tutto. Non sembrano aver tenuto conto dei voti di tutti.
Io ho riunito i capigruppo, raccomandando di dare la massima rappresentanza a tutti i partiti. Quello che è seguito riguarda l’interlocuzione tra le varie forze politiche. Io ho il compito di promuovere le intese, ma sono le forze politiche nella loro autonomia a decidere.
Il suo discorso di insediamento è parso molto di sinistra.
Io ho ribadito la centralità del Parlamento per la nostra democrazia e l’importanza dei beni comuni, cose che dico da sempre. Poi era il giorno delle Fosse Ardeatine: era doveroso citarle, perché la lotta contro il nazifascismo deve accomunare tutti.
Lei ha dichiarato guerra alla ghigliottina, lo stratagemma per contingentare i tempi di discussione delle leggi. E ha promesso una riforma del regolamento. Cosa vuol fare nel dettaglio?
Se il Parlamento è centrale deve essere anche utile, e non può essere succube del governo. Per questo ho detto che non consentirò scorciatoie, a nessuno. Quanto al regolamento, va cambiato in modo importante, anche alla luce della riforma fatta in Senato.
Per esempio?
Vanno scoraggiati i cambi di casacca. Per dire, se sei un presidente di una commissione e cambi partito, sarebbe opportuno dimettersi. Questo è solo un esempio. Ma lavoreremo anche su altri aspetti.
Altro tema rilevante, i “tagli ai costi della politica”. I vitalizi?
Quello sarà un punto su cui interverremo.
Che altro si può fare?
Appena eletto ho rinunciato all’indennità aggiuntiva da presidente. Parleremo con i rappresentanti di ogni forza politica, per chiedere che tutti rinuncino alle indennità che prendono per i vari ruoli. Per farlo basta una delibera dell’ufficio di presidenza.
Chi fa il presidente di commissione ha lavoro e responsabilità in più.
È vero, ma lo stipendio da parlamentare può bastare.
Ma non è demagogico? In fondo sarebbero solo spiccioli per il bilancio dello Stato.
Non è solo questione di conti economici, ma di un conto culturale da saldare con i cittadini. La gente deve essere riavvicinata alle istituzioni e alla politica. E servono gesti concreti. Questa lampada, come tutti i mobili che vedete in questa stanza, sono di tutti, sono dei cittadini. I Palazzi sono anche casa loro.
Va bene. Ma quelle foto che si è fatto scattare su un autobus si potevano evitare, no?
Quel giorno ero tornato a Roma da Napoli in treno, ed ero arrivato alla stazione Termini, dove ad attendermi c’erano, inaspettatamente, una telecamera e un fotografo. Di solito alla Camera vado a piedi, oppure prendo un taxi. Ma la fila per i taxi era lunghissima. Allora sono andato verso l’altra fermata in piazza della Repubblica, lì vicino. Nel frattempo però stava partendo un bus, l’85, e allora ci sono salito al volo.
Anche il fotografo…
E che potevo fare? Mi sono anche seduto in fondo. Quando sono sceso ho augurato buon lavoro al fotografo.
E il reddito di cittadinanza quando partirà? Dicono che il M5S stia smussando la sua proposta per costruire un governo.
La lotta alla povertà non può essere mai abbandonata. Va costruita da tutte le forze politiche. Lo Stato che non combatte ogni giorno la povertà va in una direzione che non mi piace.
Sareste disposti a modificare la proposta del M5S per trovare un’intesa?
Io favorirò la massima discussione sull’argomento, come su ogni altro tema, da garante di tutti. Ma credo che lo Stato debba trovare strumenti per aiutare le persone in difficoltà.
Per cominciare davvero ci vorrebbe un governo. Se lo facessero assieme il Movimento e la Lega lei come la prenderebbe?
Questo è un argomento di competenza solo del presidente della Repubblica. Mercoledì io sarò al Colle per le consultazioni. E Mattarella cercherà di fare la sintesi.
Lei è stato presidente della Vigilanza Rai. E tra poco verrà nominato un nuovo Cda. Il Movimento come gestirà questa partita?
Non so cosa farà il Movimento. Ma auspico che tutte le forze politiche ragionino non per appartenenza ma solo per merito. Per la prima volta verrà eletto un Cda con la nuova legge. Due consiglieri li eleggerà il governo, mentre ogni Camera ne sceglierà due e un altro verrà eletto dai dipendenti della Rai.
Prima si parlava dell’importanza di non montarsi la testa. Ma il M5S che ha preso quasi 11 milioni di voti quanto rischia di perdere l’anima?
Il rischio c’è sempre stato.
Ma lei ha sempre parlato di rivoluzione come missione per il M5S. Sedersi nei Palazzi fa parte di questa rivoluzione?
Noi abbiamo fatto un grande percorso, quello di cittadini che diventano Stato. Nella vita si cammina. E oggi rivoluzione significa cambiamento, costruzione, dialogo, pazienza. Quindi questa è la nostra rivoluzione.