Il ricordo di parentele imbarazzanti turba la campagna elettorale del M5S in Molise. Lo zio del candidato presidente dei grillini, il 33enne ex attore di teatro e laureato in Giurisprudenza Andrea Greco, si chiamava Sergio Bianchi – morto ammazzato dalla polizia nel 1983 – e fu un affiliato della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Bianchi era un uomo di fiducia del luogotenente di don Rafè, Pasquale Scotti, catturato nel 2016 in Brasile dopo 31 anni di latitanza.
In un verbale del 26 maggio 2004, che riprende vecchie dichiarazioni del 1995, il pentito Francesco Neri, ritenuto il mandante dell’omicidio dell’avvocato cosentino Silvio Sesti, descrisse così Bianchi: “Era una persona pericolosa al 100 per cento, era uno che aveva ammazzato 200-300 persone. Praticamente questo usciva la mattina e si prendeva la taglia su ogni persona della Nuova famiglia (il clan rivale, ndr) e si prendeva tre milioni a morto e ne ammazzava due o tre al giorno. Era un pazzo, tirava cocaina, la usava come uno si fuma una sigaretta… e sparava. Avrà fatto 50 conflitti a fuoco, e sapete come lo hanno ammazzato? La polizia di Napoli lo ha circondato e lo ha ammazzato per strada”.
Di Bianchi parla anche Scotti nel suo primo verbale da collaboratore di giustizia, nel 2017: “C’era un ragazzo che era accusato di una soffiata per l’omicidio di un nostro affiliato… su mio ordine i miei affiliati sequestrarono quel ragazzo e io lo interrogai. Ricordo che tremava con una foglia, eravamo in un appartamento di Cardito assieme – tra gli altri – a Mauro Marra e Sergio Bianchi, mio capozona ad Arzano”. Il ragazzino uscì vivo da quell’interrogatorio. “Non trovai elementi per condannarlo a morte”. Bianchi vive ad Agnone (Isernia), sottoposto a un rigido regime di sorveglianza speciale, quando sposa la sorella del papà di Andrea Greco, Giuseppina Greco. Con la moglie va a vivere in casa del cognato, Tommaso Greco, il padre del candidato pentastellato. Quando Bianchi si dà alla latitanza la polizia fa irruzione in due abitazioni, nella convinzione che si nasconda in una delle due.
Una è di alcuni familiari dell’uomo, sempre ad Agnone. L’altra è casa Greco. Qui qualcosa va storto, la polizia esplode un colpo di pistola che recide un tendine del braccio di Tommaso Greco, che rimarrà invalido. Bianchi verrà ucciso un anno dopo. Questi i fatti. Avvengono nei primi anni 80. Il papà di Andrea Greco viene colpito al braccio nel 1982. Lo zio viene ammazzato nel 1983 in una sparatoria con la polizia vicino a un bar in via Zanardelli, ad Arzano. Il candidato M5S non è nemmeno nato. E quando oggi ne parla, per replicare a chi fa riemergere queste vicende sgradevoli, molto probabilmente lo fa sulla base di ricordi familiari edulcorati dal filtro dei sentimenti dei propri congiunti. Come è normale, come è umano. Ed è quindi normale se, come hanno riferito alcuni quotidiani locali, in un primo momento Andrea Greco abbia accennato a familiari vittime di “errori giudiziari” o a minimizzare il legame di sua zia con il killer di camorra: “Fu un flirt”.
Ora Andrea Greco conferma che, sì, la zia era sposata con “un esponente della criminalità organizzata”. Ma sul padre, dipinto da alcune ricostruzioni giornalistiche come una sorta di favoreggiatore della latitanza di un assassino, Andrea Greco risponde con fermezza: “Questa storia rasenta il ridicolo – ha dichiarato al Quotidiano del Molise – perché mio padre, storpio da 36 anni, è una vittima delle mafie. Porterò il certificato di transazione di 150 milioni di lire che lo Stato ha versato a mio padre, riconoscendo autonomamente che lui fosse una vittima. Porterò il certificato dei carichi pendenti per dimostrare che non ha procedimenti in corso e quello del casellario giudiziale per dimostrare che non ha mai avuto problemi con la giustizia”. Per come sarebbero andate le cose, però, il padre non appare come una vittima di mafia, ma di un abuso delle forze dell’ordine.
Greco non può essere accusato di alcunché. Cosa c’entra con le malefatte di uno zio che non ha nemmeno fatto in tempo a conoscere? Proprio per questo dovrebbe essere il primo a promuovere un’operazione verità sui trascorsi della sua famiglia. Finora questo non è accaduto, e la diffusione dei certificati penali del padre è rimasta solo un annuncio.
La scorsa settimana, Greco ha pubblicato un post ufficiale sul Blog delle Stelle per rispondere alle accuse dal titolo “I sondaggi fanno paura e i nostri avversari gettano fango”: “Non ci fidiamo dei sondaggi, ma qualcuno deve avere così tanta paura da arrivare ad attaccarmi ripescando una storia di cui mio padre è stato vittima”, si legge. “Una mia zia ha sposato un personaggio appartenente alla criminalità organizzata, diversi anni prima che io nascessi. Una scelta che la mia famiglia ha fermamente condannato, perché si tratta di un mondo agli antipodi del nostro essere, delle nostre azioni, della nostra storia. Una vicenda che ha provocato dolore alla mia famiglia e di cui, ancora oggi, portiamo le ferite, anche fisiche”. Per Greco si tratta di strumentalizzazione: “Non ho nulla di cui vergognarmi”.
*aggiornato da redazione web il 12 aprile alle 13