L’intervista

Luca Tommassini, “La tentata violenza, il figlio con Madonna, il bullismo e quel prato di Califano…”

Luca Tommassini - Ballerino e coreografo famoso nel mondo, “nato a Firstvalley, periferia di Roma”

15 Aprile 2018

Ha dormito per strada a Los Angeles (“avevo finito i soldi ed ero senza Green card”), la notte degli Oscar era solo uno spettacolo alla tv (“poi un giorno ci sono stato”); da bambino è cresciuto nella periferia romana, fuggito dalle continue aggressioni di bulli che gli gridavano “a frocio!”; è fuggito dalla routine di Whitney Houston dopo l’ennesima nottata con la droga assoluta protagonista (“Non ne potevo più di quel tipo di mondo, mi stavo annientando”). Eppure Luca Tommassini la vita l’ha realmente rischiata a Battipaglia, durante la presentazione del suo libro (Fattore T, Mondadori): “A un certo punto inizio a sudare, mi gira la testa, sto malissimo e penso subito a un attacco di cuore. Mi portano in ospedale. Poco dopo arriva il medico con in mano le analisi: ‘Lei ha il sangue bianco’. Cosa? ‘Ha mangiato troppe mozzarelle e rischia uno choc anafilattico’. Aveva ovviamente ragione, senza accorgermene ne avevo spazzolate 13, intere”.

Quarantotto anni solo in apparenza, la tuta come abito da lavoro: Luca Tommassini è uno dei guru della danza mondiale, le sue coreografie sono il lato artistico di numerosi programmi italiani, da X Factor a Dance Dance Dance, e ora anche ad Amici. Ha collaborato ovunque e ovunque con i più grandi: “E posso capire da dove vieni a seconda da come mi inquadri: negli Stati Uniti sono Luca che ballava con Madonna, magari in Inghilterra sono Luca ‘di’ Geri Halliwell o Robbie Williams…”.

Tutto è partito dalla borgata romana, la temuta Primavalle…

Con gli anni ribattezzata da alcuni Firstvalley. Comunque sì, ed era tosta, da ragazzo dovevi stare attento a dove mettevi i piedi per non pestare qualche siringa, e d’estate il pericolo si moltiplicava, con mamma angosciata e una perenne raccomandazione: ‘Non ti bucare’.

Soluzione?

La villa di Franco Califano: viveva poco lontano da noi, poco lontano dal banco di frutta di mia nonna, e quasi tutti i bambini della zona andavano a giocare dentro al suo giardino, con il cancello lasciato appositamente aperto.

Non si scocciava…

Ingresso libero anche quando organizzava i suoi festini privati, e dalle finestre socchiuse sentivamo la puzza delle sigarette, poi vedevamo le mignotte che entravano e uscivano di casa, gli ospiti storditi, pure il suo cane.

Voi lì…

Per forza, era l’unica erba verde della zona, un sogno.

E sbirciavate i festini.

Ma senza mai varcare la soglia di casa, se qualcuno ci provava, arrivava lui: ‘Aoh, qua nun dovete entrà! E basta che non rompete il cazzo e vi lascio il cancello aperto’. Alla fine era un amico adulto, non uno celebre, non si atteggiava, e per noi stare lì era come vivere un film: arrivavano donne ingioiellate, Rolls Royce parcheggiate, gente sorridente…

(Sono le nove del mattino, è sveglio dalle sei, è al sesto caffè circondato dalle coreografie del programma. “Mi sono già allenato per un’ora”)

Tutti i giorni in palestra?

Ho passato periodi di fissazione assoluta con l’allenamento e con il corpo, arrivavo a chiudermi in sala attrezzi anche due volte al giorno, due ore ogni volta e in mezzo ballavo. Sempre. Volevo diventare un caso estremo, e quando ho conosciuto Madonna ho scoperto in lei la stessa identica predisposizione.

O fissazione.

Lei girava solo accompagnata da massaggiatore, dietista, chef, allenatore e altre figure simili. Ogni giorno. Anche durante la tournée: nella stanza accanto a dove dormiva pretendeva la realizzazione di una palestra su misura. Quando l’ho incontrata per la prima volta correva due ore alla mattina: all’inizio non le stavo dietro.

Madonna era vegana.

E io appresso a lei.

Prosegue?

No. Dopo anni e anni di dieta estrema, una sera mi trovo nella Chinatown madrilena per girare l’X Factor spagnolo; erano le cinque del mattino, avevo una fame boia, l’unico genere praticabile era un panino con il prosciutto.

Bocadillo tentatore.

Infatti ho ceduto, l’ho azzannato e goduto come poche altre volte, preso dal piacere a un certo punto ho messo via il pane ed è scattato l’assalto al prosciutto. Che soddisfazione. Da lì addio dieta vegana, me ne sono fregato e non ho mai manifestato disturbi.

A parte rischiare la vita con la mozzarella.

A Battipaglia hanno capito subito il problema perché a quanto mi dicono sono abituati; il bello è che tutti pensavano mi fossi drogato, già immaginavo i titoli dei giornali.

Su Youtube c’è un suo video celebre mentre balla al Maracana con Madonna.

In quella tournée a un certo punto eravamo in scena solo io e lei, e a Rio erano previste oltre 150 mila persone: sul palco riflettevo su dove ero partito, i sacrifici, mia madre e a ogni passo pensavo ‘ce l’ho fatta’. Con Madonna che capiva perfettamente cosa mi frullava nel cervello e ripeteva: ‘Dai, Luca, dai…’.

Madonna sessualmente è così esplicita come da sempre lascia credere?

(Si imbarazza e lo camuffa con gorgheggi e sorrisi) Voleva un figlio da me.

Altro che provarci…

Ancora non era diventata madre (di Maria Lourdes), ed esattamente com’è nel suo carattere, voleva pianificare il futuro materno, quindi non sarei mai stato padre, le avrei solo dato la possibilità di un figlio.

Come ne è uscito?

Con calma, dopo aver ripreso fiato. Ricordo perfettamente la situazione: noi a Tokyo, sul letto della sua stanza, quindi iniziò un discorso dal sapore di business; lei come sempre organizzata e pratica, una strategia pianificata, nella quale mi spiegava i vari passaggi del suo ragionamento.

Non se l’è sentita…

Allora non ho capito in pieno la questione, oggi sì. E se ci ripenso scorgo la bellezza di quelle parole.

Argomento chiuso in quella stanza…

Più o meno. Tempo dopo ricevo una telefonata, era lei: ‘Luca corri, ho bisogno di te…’.

Ancora…

Era incinta di quattro mesi, doveva finire di girare Evita e per contratto non poteva restare incinta; purtroppo erano arrivate le scene di ballo e temeva che il partner assegnato si accorgesse della sua situazione, così mi chiese di intervenire e di prendere il posto del ballerino.

Resta un dato: da Primavalle a Hollywood…

Va bene, con un punto: credo di essere nato sfigato, per anni ho subito questo presunto destino, poi all’improvviso ho accettato la sfida e d’allora me la gioco.

Sfigato, come?

Me n’è capitata di ogni, e inoltre non sono mai stato portato con la danza; l’arte del ballo l’ho guadagnata grazie a sforzi disumani e ripetuti nei giorni, nelle settimane, anche a costo di rinunciare a tutto.

Non solo il cibo…

A tutto. In questo periodo di Amici non rispondo al cellulare, non vedo nessuno, il sesso è solo un ricordo e neanche mi tocco; mi sveglio alle cinque e mezzo o alle sei, e vado avanti fino a sera: per me il lavoro è una missione.

Contro chi combatte?

Contro me stesso.

L’età come l’affronta?

Non mi ci soffermo, vivo esattamente come prima, cerco di pensare solo all’oggi e al domani, forse perché non ho figli, non ho una famiglia, solo me e mia madre.

Suo padre non c’è più.

Con lui non ho mai mantenuto un buon rapporto, era violento e non mi accettava.

Verità o leggenda: in tour non ci sono regole.

È una delle cavolate più grandi in assoluto, nelle tournée tutto è organizzato: non si beve, non si fuma, è standardizzato pure il sonnellino di venti minuti con tanto di posizione standard (e si butta a terra per mostrarla, sdraiato con le gambe a novanta gradi sul divano, si chiama “sette settimane ad Haiti”). Sulla pennica non si scherza, è obbligatoria, ho visto Madonna pretendere dagli organizzatori di spegnere le luci dello stadio.

Si incazza mai?

Oggi sì, ed è bellissimo.

Prima no…

A Los Angeles è tutto un po’ finto, quasi piatto, e certi atteggiamenti ‘alti’ non sono concessi.

Come gestisce l’adrenalina?

Se ho del tempo morto, mi perdo, per salvare la mia vita devo rispettare un ciclo continuo. Se mi fermo entro in una dimensione nella quale non riesco neanche a parlare.

Quindi niente vacanze?

La prima volta ci sono andato quando ho compiuto 30 anni, e come ‘costretto’; ma in ferie non sono sereno, e poi detesto le discoteche o le feste, spesso in quei luoghi mi sento in totale imbarazzo.

Ha mai giocato a pallone?

No, ballavo. Pure se venivo torturato dagli altri bambini, pure se mi trattavano da diverso, non mi piegavo al loro volere, insistevo su ciò che amavo.

Ha raccontato che più insistevano nel bullismo, e più si vestiva in modo eccentrico.

Alzavo la posta, mi inventavo delle combinazioni di abiti folli, e comunque correvo veloce quando i ragazzini mi inseguivano.

Ha mai più incontrato i torturatori di allora?

Alcuni sì.

Che fine hanno fatto?

Cinque o sei anni fa sono andato in una discoteca di Roma. Dopo un po’ ho sete. Vado al bar, si gira il barista, mi gelo. Lui come me. Ci riconosciamo. Era uno che ha tentato di violentarmi quando avevo 13 anni, per fortuna senza riuscirci perché mi sono ribellato: botte, calci, urla e sono scappato. Rivederlo è stata una coltellata in volto.

E da quell’incontro cosa ha capito?

Che per andare avanti non ho quasi mai voluto guardarmi indietro, per sopravvivere non mi sono mai fermato, sono passato oltre le situazioni; così quando rallento, ricevo dei forti schiaffoni dalla mia storia (si ferma, il suo sguardo è mutato)… non ho mai analizzato o quantomeno digerito le parti fondamentali della mia esistenza.

I ragazzi cosa le chiedono?

I talent hanno segnato una strada, oramai i concorrenti arrivano strutturati, mentre all’inizio di X Factor salivano sul palco totalmente acerbi. Poco tempo fa ho incontrato Carmen Consoli, che mi ha rivelato: ‘Guardo il programma e imparo tantissimo’.

Sono già dei fenomeni…

Come i Maneskin (gruppo arrivato secondo quest’anno a X Factor): per me loro sono stati un momento di svolta, e non solo per quello che hanno combinato sul palco, ma per come ci sono arrivati.

Come?

Grazie a Internet hanno una loro cultura, sono informatissimi, hanno approfondito dentro mondi lontani dalla mia generazione. Loro sono il manifesto non solo di questa edizione, ma di come stanno mutando i parametri generali.

In una delle coreografie il cantante è sceso da un palo mezzo nudo, vestito di pelle e tacchi a spillo.

È un’idea di Damiano (il cantante), e la produzione non voleva, avevano paura di un ragazzino bello come pochi, adorato dalle ragazzine, che balla con il culo di fuori e scarpe da donna.

E lei?

Quando me l’ha proposto gli ho solo chiesto, ‘perché’. E lui: ‘Per la libertà di tutti noi’. E non avete idea di quanto ha lavorato per quel momento.

Ha pensato al ragazzino bullizzato negli anni Settanta…

Certo. E quando l’ho visto dal vivo ho trattenuto le lacrime.

A Hollywood ha trovato la libertà?

No, ho trovato molto isolamento, sono persone inserite dentro schemini, dove anche il loro gridare alla ‘libertà’ è proposto con modi artefatti. Lì quando ti domandano come stai, devi sempre e solo rispondere ‘bene’, se provi a dire ‘male’, scappano tutti; quando è stato eletto Bush, a Los Angeles i telegiornali mandarono in onda i servizi con i gattini in pericolo sugli alberi; della guerra, delle bombe, delle tragedie non sapevano nulla, o quantomeno lasciavano perdere.

Ha conosciuto Michael Jackson…

Con le sue malinconie e gioie da bambino, i suoi vezzi e le sue delicatezze. Con me era felice perché non sapevo giocare ai videogiochi, quindi vinceva sempre lui. A me fregava poco, ero già felice di stare accanto al mio poster in stanza di quando vivevo a Roma.

Whitney Houston…

Lei è stato il classico esempio di fuoriclasse cancellata dal clima hollywoodiano, con la claque, la corte magica, i parassiti intorno per succhiare e lasciare macerie. Sono oggettivamente fuggito, salvato da un raptus di lucidità in una lunga fase di annebbiamento personale.

È Hollywood, bellezza…

E a Los Angeles ho dormito per strada e insieme ai messicani clandestini, come nei film quando le persone arrivano a litigarsi un cartone per non sentire il freddo del marciapiede.

Fino allo “champagne”.

Sono andato via da lì quando ho raggiunto il massimo dello status symbol, una villa a Malibù con spiaggia privata e la piscina sul tetto. Il mio vicino di casa era Brad Pitt.

La villa c’è ancora?

Zero, quella fase è conclusa, ho venduto tutto, in Italia non ho riportato nulla, neanche la dieta vegana.

(E una certa predisposizione alla mozzarella)

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