Al suo debutto al Parlamento europeo (accolto da Antonio Tajani, o tempora o mores) il presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto un discorsetto di cui riassumeremo i punti essenziali.
“C’è un dubbio che attraversa molti dei nostri Paesi europei sull’Europa, una sorta di guerra civile europea sta emergendo: stanno venendo a galla i nostri egoismi nazionali e il fascino illiberale”. Sui migranti: “Entro la fine della legislatura dobbiamo sbloccare il dibattito avvelenato sui migranti, sulla riforma di Dublino e la relocation. Propongo di creare un programma europeo per finanziare le comunità locali che accolgono e integrano i rifugiati”. Sulle bombe in Siria: “Colpendo in maniera mirata e senza provocare alcuna vittima umana tre siti di produzione di armi chimiche in Siria, Usa, Francia e Gran Bretagna hanno difeso l’onore della comunità internazionale”.
Enfin, la ciliegina sulla torta: “Rifiuto quest’idea, che guadagna terreno in Europa, secondo la quale la democrazia sarebbe condannata all’impotenza. Di fronte all’autoritarismo, che ci circonda dappertutto, la risposta non è la democrazia autoritaria, ma l’autorità della democrazia”. Quando uno parla come Matteo Renzi, con quei suoi calembour che non vogliono dire nulla, dovrebbe cominciare a porsi qualche domanda (o fare gli scongiuri).
Pare evidente che la parola chiave è “guerra”, in primis quella “civile”, completamente inventata (quali Paesi? in che forme?). Il fascino “illiberale” sarebbe quello di chi mette in discussione un modello che sta facendo acqua da tutte le parti, con un enorme crescita della povertà e delle disuguaglianze. Ma del resto tacciare gli altri di illiberalità è il leit motiv dei sinceri democratici (vedere alla voce libertà d’opinione).
Ma la spiegazione è presto data: “Non è il popolo che ha abbandonato l’idea d’Europa. È la trahison des clercs, il tradimento degli intellettuali, che la minaccia. Alcuni ci dicono con aplomb che il popolo non vuole più Europa”. No, non è il popolo: il popolo sta benissimo, come del resto dimostrano gli scioperi di ferrovieri, netturbini, piloti, addetti al settore energia, studenti barricaderi che stanno paralizzando la Francia in queste settimane.
E qui cascano i missili sulla Siria contro le armi chimiche (di cui non si sa se siano state usate a Douma e eventualmente chi l’abbia fatto) e la “difesa dell’onore” della comunità internazionale (o di un operato del presidente che, secondo un recente sondaggio Elabe, sarebbe deludente per il 44% dei francesi?). In questi anni abbiamo sentito sciocchezze di ogni sorta, per giustificare guerre travestite da pace, che calpestavano la sovranità dei popoli. E attenzione: sovranità reali, non declamate come la supposta “sovranità europea”, espressione che mira esclusivamente a confondere (con dolo) i termini della questione.
Di sicuro i missili hanno spostato l’attenzione su altro (anche se la mobilitazione Oltralpe continua). Come che sia, il discorso del Presidente è stato immediatamente applaudito dagli esponenti del Pd (con più cautele anche dal M5s). I dem, è noto, guardano a Macron come modello da quando ha vinto le elezioni (in un sistema semipresidenziale con il doppio turno). Il modello si sa dev’essere vincente: non importa a quale prezzo (vedi alla voce miseria).
Ma quanto durerà il giovane Napoleone? Forse non molto. Perché non basta dirsi contro il dumping sociale e poi affamare la gente; non basta condannare il “dibattito avvelenato” sui migranti e poi respingere al confine le donne incinte; non basta fare il maquillage agli attacchi missilistici con qualche frasetta demagogica. Le bugie restano bugie, anche En marche.