Imane Fadil, modella di origine marocchina, nel 2011 aveva poco più di 25 anni quando venne invitata per la prima volta ad Arcore, a casa di Berlusconi, allora presidente del Consiglio. Partecipò a ben otto “cene eleganti” e durante alcune di queste, a suo dire, vide di tutto: ragazze disponibili, spogliarelli, palpeggiamenti, vide insomma in che cosa consisteva il Bunga Bunga. Dopo l’ennesima cena alzò i tacchi e se ne andò. E qualche tempo dopo si presentò in Procura per raccontare tutto quello che aveva visto, con tanto di nomi e cognomi. Risultato? Fotografi, interviste, titoli sui giornali, querele. Oggi Imane ha 33 anni, si è costituita parte civile nel processo “Ruby bis” e “Ruby ter”. Sta per finire un libro nel quale racconterà tutto ciò che sa.
Oggi, dopo qualche anno, come ricorda tutta quella vicenda?
È stata una cosa devastante, impossibile descriverla. All’inizio ero sola contro tutti, nessuno credeva alla mia versione.
Cosa pensavano tutti?
Che io avessi raccontato quelle cose solo perché non avevo ottenuto soldi e successo. Ma non era così, poi è emerso.
E com’era?
Io andavo ad Arcore perché speravo bastasse entrare in quel giro per ottenere un lavoro. Solo dopo ho capito. E ho parlato.
È stata diffamata in quel periodo?
Sì, da tutti. Il primo è stato Emilio Fede. Però poi l’ho querelato e in primo grado l’hanno condannato, ora c’è l’appello. Anche lui mi ha querelata, ma la sua è stata archiviata. Quindi io ho detto il vero, lui no.
Torniamo alla sua vita dopo che ha raccontato il Bunga Bunga.
Non riuscivo neanche a uscire di casa, mi è stata fatta terra bruciata intorno: la gente pensava fossi una prostituta, ho perso gli amici e quei pochi lavoretti che avevo, come fare l’hostess. Ho vissuto un periodo di forte depressione, piangevo sempre, ho anche perso i capelli a causa del forte stress.
Come si è curata?
Con un po’ di tranquillanti, non riuscivo più a dormire.
Lei di quelle cene ha raccontato cose forti…
Sì, le cose che ho raccontato, il Bunga Bunga, Emilio Fede, la Minetti, le ragazze nude che ballavano, è tutta la verità.
Il ricordo più brutto?
Ricordo bene l’ultima sera che sono andata là, c’erano tutte queste ragazze nude che ballavano: una di queste, svaccata per terra, con solo il perizoma addosso, si agitava in modo disperato fissandomi. Con gli occhi sembra dirmi “non giudicarmi, aiutami!”. Come un grido, un ricordo terrificante.
Lei ha mai visto scene di sesso esplicito?
No, quelle non accadevano lì.
E chi le ha detto che accadessero?
Beh, l’ultima sera viene da me una ragazza e mi dice: guarda che per ottenere qualcosa devi fare qualcosa in più. E lì ho capito tutto. Fino a quel momento speravo non mi venisse mai chiesta una cosa del genere.
Ora sta scrivendo un libro: perché?
Perché voglio raccontare tutto. La cosa non si limita a un uomo potente che aveva delle ragazze. C’è molto di più in questa storia, cose molto più gravi.
Spieghi.
Non è facile da raccontare, è la prima volta che lo faccio, però è giunto il momento.
Prego.
Questo signore fa parte di una setta che invoca il demonio. Sì lo so che sto dicendo una cosa forte, ma è così. E non lo so solo io, lo sanno tanti altri.
Sanno cosa?
Che in quella casa accadevano oscenità continue. Una sorta di setta, fatta di sole donne, decine e decine di femmine complici.
Parla perché ha visto dei riti particolari?
Diciamo che ho molti indizi. In quella saletta dove si faceva il Bunga Bunga c’era uno stanzino con degli abiti, tutti uguali, come delle tuniche, circa venti o trenta: a cosa servivano? E poi c’era un’altra stanzetta sotterranea con una piscina, con a fianco un’altra saletta, totalmente buia, senza nessuna luce. Una piscina sotterranea e una stanza senza luci? Perché?
Indizi deboli, potrebbe essere una zona relax. Sta di fatto che lei non ha visto riti satanici o cose del genere?
Senta, io ho visto di peggio. Cose difficili da raccontare in poche parole.
Ci provi.
Ho visto presenze strane, sinistre. Io sono sensitiva fin da bambina: da parte di mio padre discendo da una persona che è stata santificata e le dico che in quella casa ci sono presenze inquietanti. Là dentro c’è il Male, io l’ho visto, c’è Lucifero.
Lo sa che raccontando cose di questo tipo potrebbe essere presa per pazza?
Certo che lo so, ma non mi importa niente di cosa dirà la gente. Non l’ho mai raccontato perché non avevo prove, mentre ora le ho, inequivocabili.
Ha le prove? Ce le mostri.
No, non ancora, lo farò più avanti. Ma non manca molto, devo solo finire questo libro. E poi il mondo saprà.