Dopo cinque anni segnati dalla devastazione del Monte dei Paschi, l’8 giugno Siena torna a scegliere il proprio sindaco. A correre c’è un esercito di ben dieci candidati. Ma ne manca ancora uno: quello del Movimento 5 Stelle. Nonostante i pentastellati siano stati i primi nel 2013 – e poi spesso gli unici – a denunciare e occuparsi di quanto avveniva a Rocca Salimbeni, non hanno ancora deciso se e a chi affidare il proprio simbolo. Ed entro una settimana devono depositare le liste e soprattutto raccogliere e certificare le firme.
Il rischio che il Movimento non si presenti è dunque quanto mai concreto. Il nome, in realtà, ci sarebbe: si tratta di Luca Furiozzi, un architetto già candidato alle Regionali del 2015 e attivista della prima ora. È stato indicato a metà marzo. Ma da allora lo staff nazionale non si è ancora espresso. E il meetup locale teme non lo farà. “Noi stiamo aspettando”, dice Furiozzi al Fatto, “confido arrivi il via libera entro il fine settimana o sarà impossibile riuscire a presentarci”. Anche perché, aggiunge l’aspirante candidato sindaco, “noi facciamo come sempre tutto nel massimo rispetto delle regole e quindi fino a quando non avremo l’autorizzazione non potremo raccogliere neanche una firma”. La possibilità di non presentarsi “è da prendere in considerazione, ma fino all’ultimo rimango fiducioso e siamo già organizzati per partire appena arriva l’autorizzazione”. Certo è che sarebbe un paradosso se nella città simbolo degli scandali bancari attribuiti (e attribuibili) al centrosinistra, venisse meno proprio il candidato del Movimento. Il responsabile e capogruppo in Regione Toscana, Giacomo Giannarelli, non ne fa una tragedia. “Non sarebbe la prima volta che non ci presentiamo”, dice al Fatto. “A decidere è lo staff nazionale: sta verificando i requisiti dei singoli candidati e se li ritiene validi autorizza l’uso del logo”. Certo. Ma le liste da Siena sono partite il 20 marzo e ancora non è arrivata risposta.
Secondo alcuni attivisti locali, in realtà, si tratterebbe di una sorta di ritorsione. Negli ultimi due mesi in molti si sono allontanati in forte polemica per le scelte compiute dal Movimento su alcune candidature e ritenute errate. Due in particolare. Quella di Leonardo Franci, che è risultato essere iscritto alla Lega. E soprattutto quella dell’imprenditore Salvatore Caiata, presidente del Potenza calcio, da decenni con interessi a Siena e qui ben noto. Caiata è stato presentato nelle liste in Basilicata nonostante il meetup senese avesse avvisato “i livelli superiori, regionali e nazionali, delle problematiche che sarebbero sorte” da questa candidatura. E infatti pochi giorni prima del voto è emerso che Caiata era indagato per riciclaggio. Sulla pagina del meetup senese è apparso un durissimo comunicato rivolto ai vertici del Movimento dall’eloquente titolo: “Avevamo ragione noi”. Da allora i due consiglieri comunali pentastellati, Mauro Aurigi e Michele Pinassi, hanno tentato di rasserenare gli animi e sono poi riusciti a convincere a candidarsi Furiozzi, nome condiviso e accettato da tutti i membri. Almeno da quelli senesi. Non dallo “staff nazionale”.
Può darsi, come sostiene Furiozzi, che “non essendoci più la banca l’interesse per Siena sia divenuto marginale” ma la città “è comunque il simbolo di una gestione fallimentare” del centrosinistra. O, forse, il recente voto delle politiche, che ha visto vincere il Pd – qui ha conquistato il 31,37% delle preferenze contro il 19,36% dei 5Stelle – ha spinto “a non alimentari entusiasmi”. Fatto sta che dei dieci candidati al momento manca quello del Movimento.