Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, è un “calunniatore”, “un pifferaio male informato”, un “mascariatore”. Gentili definizioni offerte ieri dal quotidiano il Foglio, che in un articolo in prima pagina se l’è presa con fiction La mafia uccide solo d’estate – in onda su Raiuno – di cui Pif è autore.
La sua colpa? Raccontare, senza beneficio del dubbio né verbi al condizionale, un incontro tra Giulio Andreotti e il boss di Cosa Nostra Stefano Bontate, avvenuto per discutere dell’omicidio del presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia nel 1980. Secondo il Foglio, che riporta parte della sentenza di Cassazione sul processo Andreotti, quegli incontri non ci furono, perchè “la presenza di Andreotti in Sicilia” in quei giorni sarebbe stata “incompatibile con gli impegni altrove dello stesso”, mentre le date di altri incontri sarebbero “indeterminate” e “non ricostruibili”.
Un – presunto – errore da matita blu che ieri ha costretto la Rai a verificare la propria versione dei fatti, cercando di capire se fosse davvero possibile aver mandato in onda un episodio smentito in maniera così esplicita dalla magistratura. Mario Orfeo, direttore generale della Rai, ha chiesto al direttore di Rai Fiction Tinny Andreatta di rispondere nelle prossime ore al Foglio, tramite la società di produzione della fiction, ma l’errore non è del servizio pubblico e per accertarlo è sufficiente un breve ripasso giudiziario su Andreotti. Lo stralcio della sentenza riportata sul quotidiano fa infatti riferimento a quanto deciso su Andreotti dal Tribunale di Palermo, che in primo grado aveva assolto il Divo, poi condannato in Corte d’appello e in Cassazione (per i fatti commessi fino al 1980 e quindi prescritto ndr). Compare dunque nella decisione della Suprema Corte, ma solo nella ricostruzione della vicenda processuale. Sugli incontri tra Bontate e Andreotti, l’Appello ha invece stabilito che l’ex dc avesse prima trattato con i mafiosi per scongiurare l’omicidio di Mattarella, scendendo poi in Sicilia per chiedere conto a Bontate della scelta di sopprimere il presidente della regione.
Una verità ormai conclamata e che viene rivendicata da Pif, il “calunniatore” in persona: “La versione del Foglio è imbarazzante, la sentenza è inopinabile e considero un trionfo averla portata su Rai Uno, tutto il resto è rumore di fondo”. Compresa l’accusa al regista di credersi “autorevole mafiologo”, che invece “calpesta i fatti con l’allegria di un pupo sulla spiaggia”: “Agli insulti dei presunti intellettuali sono abituato – replica Pif – forse perché mi occupo dei temi di cui dovrebbero occuparsi loro. Se poi però chi mi critica scrive stupidaggini del genere allora mi viene da ridere. Invece di perdere tempo con me, pensino a studiare”. Oppure a guardare le fiction.
Aggiornato alle ore 16 e 27 del 14 maggio 2018