Ora et share, prega e condividi: abbondantemente la prima, con discrezione la seconda affinché i social network non alterino la dimensione contemplativa e spirituale della clausura.
Il Vaticano ha diffuso nei giorni scorsi l’Istruzione “Cor Orans”, un testo che dà le indicazioni sui canoni e i parametri da applicare alla vita contemplativa femminile – redatta dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica – che è stata approvata da Papa Francesco. Se da un lato restano fermi i principi sulla separazione fisica delle monache di clausura dal resto del mondo, grate incluse, dall’altro la Santa Sede dà le indicazioni sull’uso di telefonini, social, computer e tv: nessuna proibizione totale ma un uso “con sobrietà”.
Le suore di clausura, oggi, sono 37.970 in tutto il mondo, dato considerato positivo a fronte del calo delle vocazioni. Potranno accedere ai media e utilizzare i social ma avendo cura di “non svuotare il silenzio contemplativo” e di non riempire “la clausura di rumori, di notizie e di parole”.
Si legge nel testo del Vaticano: “La normativa circa i mezzi di comunicazione sociale, in tutta la varietà in cui oggi si presenta, mira alla salvaguardia del raccoglimento e del silenzio: si può, infatti, svuotare il silenzio contemplativo quando si riempie la clausura di rumori, di notizie e di parole”. Si ribadisce che il raccoglimento e il silenzio sono fondamentali per la vita contemplativa in quanto “spazio necessario di ascolto e di ruminatio della Parola e presupposto per uno sguardo di fede che colga la presenza di Dio nella storia personale e in quella delle sorelle e nelle vicende del mondo”.
Si passa poi ad analizzare il metodo con cui questi mezzi devono essere usati, con citazioni e riferimenti alla Costituzione Apostolica di Papa Francesco: con “sobrietà e discrezione”, non solo per quanto riguarda i contenuti ma anche in relazione alla quantità delle informazioni e al tipo di comunicazione “affinché siano al servizio della formazione alla vita contemplativa e delle comunicazioni necessarie, e non occasione di dissipazione o di evasione della vita fraterna in fraternità, né danno per la vostra vocazione, né ostacolo per la vostra vita interamente dedita alla contemplazione”. Inoltre, devono stabilirsi delle direttive interne sulla gestione dei mezzi di comunicazione il cui uso “può essere consentito nel monastero, con prudente discernimento, ad utilità comune, secondo le disposizioni del Capitolo conventuale contenute nel progetto comunitario di vita”.
Indirizzi anche sul metodo: le monache, è l’indicazione, devono curare “la doverosa informazione sulla Chiesa e sul mondo” non con “la molteplicità delle notizie, ma sapendo coglierne l’essenziale alla luce di Dio, per portarle nella preghiera in sintonia con il cuore di Cristo”. Poco ma buono (almeno secondo il Papa).