Ci sono i colloqui con l’ex ministro Paola Severino, con Tano Grasso, a capo dell’antiracket nazionale, con l’avvocato Roberto Pignatone, fratello del procuratore di Roma, l’intero direttivo di Confindustria Sicilia e persino il suo avvocato, Nino Caleca: per gli investigatori Antonello Montante registrava le sue conversazioni e chiedeva ai suoi fedelissimi di fare altrettanto. Si evince ‘’con assoluta certezza’’, scrivono i magistrati, da un’annotazione di tre lettere, “Aud”, accanto ai nomi di ministri e capi dei Servizi, dirigenti dei Polizia e ufficiali dei Carabinieri e della Finanza, giornalisti, avvocati e dirigenti regionali segnati nel file Excel con tanto di data. Registrazioni fatte in proprio ma affidate, secondo l’inchiesta, anche a fedelissimi che poi gli consegnavano il file audio. Sono quelle, ad esempio, riportate nelle date del 10 settembre 2015 (“Diego per Morvillo (Aud)”), del 21 settembre 2015 (“ore 17.00 telefonata di Carmelo Turco ad Anna (Aud)”) e del 26 settembre 2015 (“ore 09, 10 Linda incontra Ferrara Alessandro (Aud) (vedi appunti)” e in quest’ultimo caso è l’ex assessore siciliano Linda Vancheri “a essersi prestata a registrare una conversazione intercorsa con Alessandro Ferrara’’.
“Raccomandazioni per fidelizzare”
Montante aveva una vera e propria ossessione per le registrazioni come nel film La conversazione di Coppola: si rammarica con Silvio Ontario che era andato a parlare con Marco Venturi per sapere che cosa aveva detto ai magistrati (“forse dovevi registrare’’) e prima di ricevere il dirigente del Pd (e del Cepfas di Caltanissetta) Angelo Lo Maglio si chiude in auto con il suo registratore per annotare a voce captata dalle microspie: “Due settembre 2015, mi sta raggiungendo a casa questo Angelo Lo Maglio’’. “Residuano davvero pochi dubbi – scrivono i magistrati – sul fatto che l’imprenditore di Serradifalco, nell’occasione, abbia registrato la conversazione avuta col Lo Maglio all’interno della sua abitazione di contrada Altarello’’. E a casa sua, a Serradifalco, la polizia ha sequestrato il manuale d’istruzione di un dispositivo audio-video camuffato da pen drive.
Nella serie Tv di Pif La mafia uccide solo d’estate, Fra’ Giacinto, amico dei mafiosi, ripete: “La raccomandazione è grazia di Dio”. Un concetto che Montante sembra condividere in pieno, avendo fatto – scrive il giudice nisseno nell’ordinanza di arresto ai domiciliari della “raccomandazione” un sistema perfetto per “fidelizzare i suoi interlocutori” e saldare “una vasta rete di rapporti, improntati a logiche clientelari, da poter sfruttare a proprio vantaggio”. L’archivio custodito in un file Excel trovato dagli inquirenti nella “stanza segreta” della sua villa raccoglie 90 richieste di raccomandazioni rivolte a Montante tra il 2007 e il 2015, e 40 curricula di altrettanti soggetti “segnalati”, molti con ruoli apicali nelle forze dell’ordine, politici, operatori economici, giornalisti e magistrati.
“Potere assoluto su polizie magistratura e politica”
Ci sono i nomi del direttore dell’Aisi Arturo Esposito, dei direttori della Dia De Felice e D’Alfonso, ma anche le segnalazioni del generale Leonardo Gallitelli, già comandante generale dei carabinieri, del generale Emanuele Saltalamacchia ex comandante della Legione Toscana e oggi al ministero degli Esteri, di alcuni esponenti della Polizia di Stato (Antonio Manganelli e Francesco Cirillo, già capo e vicecapo), così come quelle del generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi. Con quest’ultimo, che fu indagato e poi archiviato nell’inchiesta sulla P4, Montante intratteneva “stretti rapporti” e si incontrava a Roma alla presenza di Emma Marcegaglia, all’epoca a capo di Confindustria, e dell’allora ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Una combriccola così eccellente che Nazario Saccia, ex comandante del Gico a Caltanissetta, e oggi security manager dell’Eni, commentava che “Antonello… era il potere assoluto”, perché concentrava su di sé “il potere sulle forze dell’ordine”, quello sulla “politica” e “sulla magistratura”.
Tra i politici a caccia di raccomandazioni, oltre ai sindaci Leoluca Orlando e Enzo Bianco e alla funzionaria regionale Patrizia Valenti, i pm annotano i rapporti con l’ex ministro Anna Maria Cancellieri, con l’ex vice presidente del Csm Michele Vietti e sottolineano il riferimento contenuto nel file Excel a Tiziana Miceli, moglie di Alfano. Dulcis in fundo, i giornalisti, per i quali Montante coltiva un pensiero semplice: pagarli così “non rompono i coglioni”.
Proprio ieri, però, il Tribunale di Catania lo ha condannato a pagare 10 mila euro di parcella all’avvocato Giuseppe Arnone, difensore del giornalista Marco Benanti citato in giudizio (richiesta respinta) per i suoi articoli sui rapporti con Crocetta e Lumia e gli interessi sull’aeroporto di Fontanarossa.