Dopo la faticosa stesura del contratto, il plebiscito è iniziato ieri. Gli iscritti a Rousseau, la piattaforma del Movimento 5 Stelle per le votazioni online, hanno dato il loro assenso al contratto di governo con la Lega con percentuali bulgare. L’ha annunciato in serata Luigi Di Maio con un messaggio sul blog: “Più del 94% degli iscritti del MoVimento 5 Stelle hanno detto sì al Contratto per il Governo del Cambiamento! C’è stata una grande partecipazione durante tutta la giornata. Come certificato dal Notaio che ha garantito la regolarità del voto hanno partecipato alla votazione su Rousseau 44.796 persone che ringraziamo una a una. 42.274 hanno votato sì e 2.522 no”.
L’affluenza, per così dire, non è esaltante: i numeri di Rousseau non sono pubblici, ma la stima ufficiosa è di 170 mila iscritti. In pratica avrebbe votato solo uno su quattro.
Ora tocca alla Lega. Oggi e domani Matteo Salvini chiama a raccolta gli elettori in un migliaio di gazebo allestiti in fretta e furia (e non in tutta Italia). Dovranno rispondere a questa domanda: “Sei d’accordo sulla sottoscrizione di un contratto di governo con il MoVimento 5 Stelle per perseguire e realizzare, tra gli altri i seguenti punti?”. La selezione è peculiare: i 10 punti elencati sulla scheda sono le parti del contratto più gradite al Carroccio. Ovvero: 1. Eliminazione della legge Fornero; 2. Blocco degli sbarchi e rimpatrio degli immigrati irregolari; 3. Flat tax e taglio delle accise sulla benzina; 4. “Pace fiscale” e stralcio delle cartelle di Equitalia; 5. Potenziamento delle forze dell’ordine; 6. Legittima difesa; 7. Salario minimo e lotta al precariato; 8. Autonomia e risorse agli enti locali; 9. Ridiscussione dei trattati europei; 10. Asili nido gratuiti e sostegno alla natalità. Non c’è traccia del reddito di cittadinanza, o delle misure per il Sud, o delle proposte per la lotta alla corruzione; ognuno nel contratto ci vede quello che vuole.
Salvini è convinto di aver stravinto la partita della trattativa: “Amici, il 90% delle idee della Lega trova spazio nel programma comune di governo scritto coi 5 Stelle”. L’ha detto in altri termini ieri durante il consiglio federale di Via Bellerio – che ha votato all’unanimità a favore della linea del segretario – e l’ha ripetuto in serata su Twitter: “Domani e domenica (oggi e domani, ndr) vi aspetto ai gazebo in mille piazze italiane, potrete dire la vostra! E con il sì, #andiamoagovernare”.
Nel seggio leghista di Jesolo (Venezia) hanno anticipato le operazioni di un giorno e hanno già comunicato i primi risultati. Anche qui schiaccianti: vince il “sì” 107 a 7. Nel resto del Paese si parte stamattina, con l’elenco dei seggi ancora in allestimento. E con una serie di buchi notevoli. A Roma per esempio non c’è nemmeno un gazebo: gli unici due nella provincia capitolina sono a Fiumicino. Neanche un’urna nemmeno a Palermo e in tutta la Sicilia; in Sardegna invece ce ne sono solo 4, tutte a Sassari, in Calabria 2 (a Vibo Valentia). Al Sud insomma Salvini comincia a prendere i voti ma non ha ancora una struttura. “Abbiamo fatto tutto in pochi giorni”, spiegano dall’ufficio comunicazione leghista “con risultati eccellenti. Alcune amministrazioni però non ci hanno dato l’autorizzazione, chiedevano un preavviso di 15 giorni”. Così – paradosso – il patto tra Lega e M5S non si potrà votare nella città di Virginia Raggi.