Un tg dell’altro giorno, dopo ampi servizi dedicati al curriculum “gonfiato” del premier non ancora incaricato Giuseppe Conte, informava sul concorso svoltosi a Torino per 5 (cinque) infermieri a cui hanno partecipato 3000 (tremila) persone giunte da tutta Italia, perlopiù giovani disoccupati. Ci veniva detto che superata la prima selezione i candidati superstiti ne affronteranno altre due o tre (con altri viaggi anche notturni e altre spese). Finché, come in certi fantasy dell’orrore, in un’arena colma di sangue e di speranze perdute ne resteranno solo 5 (cinque).
A quel punto chi scrive questo diario, in preda a un attacco acuto di demagogia, ha pensato: sai quanto gliene potrà fregare ai milioni di nostri concittadini in lotta per uno straccio di lavoro se Conte abbia frequentato oppure no quel determinato corso alla New York University o alla Sorbona. Sicuramente non ci dormiranno la notte, magari dopo aver trascorso il giorno a inviare CV (non imbellettati) senza ricevere risposta alcuna.
Ho avuto già occasione di scrivere che i giornalisti, grosso modo, s’interessano di ciò che è “eccezionale per loro”, come conferma il sociologo Pierre Bordieu affidandosi alla metafora degli occhiali attraverso cui i cronisti vedono certe cose e non altre. Spinti non solo dalle propensioni inerenti al loro mestiere, alla loro visione del mondo, alla loro formazione e alla logica della professione, selezionano la realtà decidendo che cosa sia interessante e cosa invece non lo sia. Operano, insomma, una cernita di ciò che poi verrà dato alle stampe. Una scala di valori che, nel caso in questione, dedica ai presunti tarocchi del professor Conte titoloni indignati, dolenti editorialesse, pagine e pagine. Mentre sui tremila sfigati (chissenefrega) se va bene basta un trafiletto in cronaca.
Eppure, tremila sfigati di qua e tremila sfigati di là, può succedere che alla fine undici milioni di sfigati diano la maggioranza del 32% a un Movimento 5 Stelle guidato, signora mia, da gente che sbaglia i congiuntivi. Ma che, purtuttavia, alla soluzione dei problemi degli sfigati ha dedicato una qualche attenzione.
Poi ci sono altri 6 milioni di nostri concittadini che hanno votato Lega: tutte brave persone, per carità, che tuttavia si sentono indifese se un rapinatore gli entra in casa e che nei loro quartieri si sentono assediate dagli spacciatori di colore. Costoro sognano a occhi aperti il primo Consiglio dei ministri gialloverde. Quando il nuovo ministro degli Interni, Sua Eccellenza Matteo Salvini, presenterà un provvedimento urgente che (come da contratto) consente “l’estensione della legittima difesa domiciliare eliminando gli elementi di incertezza interpretativa con riferimento alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa”. In altre parole: licenza di uccidere e una pistola per tutti. Una realtà che, osservata da a me giornalista attraverso le lenti di Bordieu, fa ribrezzo.
Mi chiedo: milioni di razzisti, xenofobi, sparatori ma che diavolo succede? Dove siamo finiti? Il fatto è che molti di noi hanno la fortuna di vivere, forniti di speciali occhialini, in quartieri residenziali e comunque protetti. Non hanno campi Rom nei dintorni e non sono deliziati a ogni ora dal profumo di cibi esotici fortemente speziati. E se, per dire, vogliono farsi una canna si andranno a rifornire un po’ più lontano.
Sì, siamo portati a selezionare la realtà in base alla nostra visione del mondo, alla nostra cultura di riferimento, al nostro ambiente. Perciò messi di fronte a quei 17 milioni di voti, che non riconosciamo, e che forse neppure ci piacciono, abbiamo tre possibili soluzioni.
A) Possiamo continuare a considerarli espressione dell’Italia peggiore degli sfigati e dei razzisti. Poco male: avremo un ulteriore calo delle vendite dei giornali già in caduta libera per manifesto disinteresse dei lettori. Fino a quando anche l’ultima edicola chiuderà i battenti, nel corso di una toccante cerimonia. Così le nostre opinioni, signora mia, potremo scambiarcele al bar sotto casa. Con calma perché di tempo libero ne avremo parecchio.
B) Possiamo batterci per una limitazione del diritto di voto, riservato solo a laureati e diplomati (previo CV non taroccato) e con esclusione di sfigati e razzisti. Per il Pd di Renzi un’occasione ghiotta per tornare a vincere.
C) Oppure impegnarci ogni giorno a fare un giornale ancorato ai fatti, guardando al governo che nasce senza tesi precostituite o di comodo. Lo ha scritto ieri Marco Travaglio sulla prima pagina del Fatto: “Forse Giuseppe Conte sarà un premier pessimo, o forse buono, o eventualmente discreto. Lo giudicheremo giorno per giorno dagli atti”. Giorno per giorno. Atto per atto. Senza fare sconti a nessuno. Guardando la realtà per ciò che è. Con particolare attenzione alle fondamentali scelte economiche. “Alla collocazione europea del nostro Paese”, confermata dal premier incaricato. Avendo a cuore “la stabilità finanziaria e i risparmi della nostra gente”, come richiesto dal presidente Mattarella (Corriere della Sera).
Le fiction le lasciamo volentieri agli altri. E anche le lenti deformanti.
Buon Fatto a tutti.