Non c’è solo una bancarotta fraudolenta per il crac della sua Mediaitalia nel passato di Armando Siri, neo senatore e guru economico della Lega. Ci sono anche una casa pignorata per oltre 40 mila euro di debiti nei confronti dell’Inpgi, la cassa di previdenza dei giornalisti. E sanzioni per affissione abusiva di manifesti non pagate al Comune di Milano per quasi 150 mila euro. Vicenda quest’ultima che potrebbe creare più di un imbarazzo a quello che è diventato il super mattatore delle politiche fiscali del governo Conte. È lui infatti ad aver ideato la flat tax che tanto è piaciuta a Salvini, tanto da portarla nel contratto Lega-M5S.
È lui che in questi giorni spiega a destra e a manca quel provvedimento sulla “pace fiscale” che, in attesa della flat tax, avrà priorità sul resto. Pace fiscale, ovvero la possibilità per i piccoli contribuenti di saldare le cartelle esattoriali versando un importo scontato: “Ci saranno tre diverse aliquote – ha spiegato Siri –. Saranno pari al 25%, 10% e 6% della somma dovuta, a seconda delle condizioni in cui si trova il contribuente. Molti aspetti, tra cui come valutare la difficoltà economica del contribuente, vanno ancora decisi. Ma sicuramente uno dei criteri fondamentali sarà il reddito”. Siri però sinora non ha detto una cosa: a seconda di quali saranno questi criteri, uno dei primi a presentare domanda di pacificazione potrebbe essere proprio lui. Già, perché nel 2014 il Comune di Milano ha emesso nei suoi confronti tre ordinanze di ingiunzione: una da 130 mila euro, una da quasi 17 mila e una da 1.700. In tutto fanno più di 148 mila euro che agli uffici di Palazzo Marino non risultano ancora pagate. Somme riferite a una serie di sanzioni comminate dalla polizia locale nel 2011 quando Siri aveva cercato di candidarsi a sindaco con il suo Partito Italia Nuova. Aveva cercato, perché il suo Pin fu escluso dalla contesa elettorale per irregolarità formali nella presentazione della lista. Ma nel frattempo la città era già stata tappezzata dei suoi manifesti, per giunta in spazi vietati: affissione abusiva, questo il motivo delle 320 multe notificate. Siri non è stato l’unico a ricevere un mare di verbali.
È successo, tra gli altri, anche al sindaco Pisapia che, come altri eletti, non potendo per legge fare ricorso contro la sua stessa amministrazione, a un certo punto le multe le ha pagate, seppure in versione nel frattempo ridotta in autotutela dallo stesso comune. C’è poi chi era nella condizione di fare ricorso, lo ha fatto e ha ottenuto l’annullamento dei verbali, come per esempio Edoardo Croci, ex assessore della Moratti. Siri, invece, non ha mai presentato opposizione, né ha mai pagato nulla. Così ora si trova con un bel debito, chissà se da ridurre pace fiscale permettendo. Ma questo non è l’unico motivo di imbarazzo per Siri, da giorni dato per papabile come sottosegretario al ministero dell’Economia. O a quello dello Sviluppo economico, con tanto di deleghe alle Telecomunicazioni e placet di Silvio Berlusconi che in passato lo ha avuto a Mediaset. Siri infatti è un giornalista pubblicista e a Milano anni fa ha avuto in affitto in via Fratelli Fraschini un alloggio dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti. A un certo punto, però, ha smesso di pagare i canoni e a settembre 2005 doveva all’ente già più di 27mila euro. Era quello il periodo in cui Mediaitalia, la sua società di prodotti editoriali, accumulava oltre un milione di debiti, fino al crac per cui Siri – come raccontato da l’Espresso – ha patteggiato una pena a un anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta.
Nella ricostruzione dei magistrati parte delle risorse della società sono state spostate altrove in maniera illecita, mentre a bocca asciutta sono rimasti i creditori, tra cui alcune amministrazioni pubbliche per 160mila euro di tasse e contributi previdenziali non versati. Ma torniamo all’alloggio dell’Inpgi: a fine 2005 l’ente ottiene la convalida dello sfratto per morosità. Passa qualche mese e a maggio del 2006 Siri acquista lui stesso un appartamento a Milano, in via Settembrini. Non che ci metta molto di suo, visto che dei 290 mila euro pagati, ben 288 glieli mette Banca Intesa con un mutuo. Passa un anno e l’Inpgi, che ormai vanta un credito superiore a 44 mila euro, ottiene il pignoramento della casa nuova di zecca, poi venduta all’asta nel 2011. Ieri il Fatto Quotidiano ha chiesto più volte a Siri la sua posizione sugli affitti e le multe non pagate. Ma nessuna risposta è arrivata.