Al ministero delle Infrastrutture circola un brutto virus e il neo ministro Danilo Toninelli dovrebbe vaccinarsi. Il virus è stato creato nei sofisticati laboratori del partito del cemento. Colpisce il cervello dei ministri. Appena nominati cominciano a fare la supercazzola con frasi senza senso. “Le infrastrutture sono il volano migliore per far ripartire l’economia”, ha dichiarato Toninelli nella sua prima intervista al Sole 24 Ore, organo ufficiale del partito del cemento. Prima di lui l’aveva proclamato Graziano Delrio e prima ancora Maurizio Lupi, allievo di Ercole Incalza, l’ideologo dell’opera inutile. Le infrastrutture erano il volano migliore per far ripartire l’economia (forse) ai tempi di Franklin D. Roosevelt. Ma il partito del cemento è talmente attivo nel diffondere questa stupidaggine che anche Toninelli, digiuno dell’argomento, si è sentito in obbligo di ripeterla, come per educazione, come ci si segna entrando in chiesa. Ma Toninelli, per la prima volta dopo decenni, non è stato scelto per piacere al partito del cemento, semmai per non dispiacergli troppo. Quindi si vaccini. Legga. Vada su Google e metta qualche parola chiave. Ci permettiamo di suggerirgli qualche stringa: “Terzo valico Cociv Michele Longo Stefano Perotti”, “Pedemontana Veneta Vernizzi Dogliani”. Legga e si attrezzi. Perché è evidente che le sue prime esternazioni sono il sintomo di un durissimo scontro. La Lega, organica al partito del cemento come Forza Italia e Pd, pretendeva quel ministero e il M5S ha dovuto accettare un compromesso, un ministro pentastellato senza competenza specifica, quindi più debole.
Sarà dunque una battaglia, giorno per giorno, nomina per nomina, mattone per mattone. Il partito del cemento non è un’astrazione, è fatto di uomini e aziende: la Impregilo di Pietro Salini, la Condotte di Duccio Astaldi recentemente arrestato, la Astaldi di Paolo Astaldi, la Pizzarotti, la coop Cmc di Ravenna, il gruppo Gavio, il gruppo Dogliani per fermarsi ai più grossi. Poi ci sono i grandi studi di ingegneria che in questo momento tengono il mazzo. E poi ci sono i duecento dirigenti del ministero la cui eventuale compiacenza è ricompensata con consulenze e collaudi (quando va bene). Poi ci sono giudici del Tar e consiglieri di Stato pronti a sistemare le cose con le loro sentenze. Non è una battaglia da fare col fioretto. Proporre l’analisi costi-benefici delle opere da fare è talmente giusto da sembrare ovvio, eppure Delrio per anni ne ha solo parlato. La vera questione sono le opere in corso. Il punto non sono i fenomeni di corruzione più o meno endemici nel mondo degli appalti. Il cancro sono i progetti espressamente concepiti ai vertici del sistema per derubare lo Stato. Vanno fermati subito, non affrontati con lo studio e la riflessione. Quelli servono solo al partito del cemento per prendere tempo e continuare a emettere i mitici Sal (stato avanzamento lavori, in parole povere fatture).
La prima mossa di Toninelli è azzeccata. Ha scelto come capo di gabinetto (il ruolo chiave nel ministero) un alieno assoluto, il costituzionalista Gino Scaccia, dal cui curriculum non risulta alcuna esperienza pregressa negli appalti e nella Pubblica amministrazione. Può darsi che di opere pubbliche non sappia niente. Benissimo, comunque è meglio uno così del superburocrate azzeccagarbugli pieno di amici strani. Per prima cosa Toninelli e Scaccia devono fare nel ministero quella pulizia con cui Delrio per tre anni si è solo sciacquato la bocca. Purtroppo il sistema dei lavori pubblici è stato ridotto a un tale porcaio che chiunque abbia un minimo di esperienza del settore e sia in buonafede invoca l’arrivo dei dilettanti. Almeno non conoscono nessuno.