Tutta la partita tra la Procura di Roma e Luca Lanzalone si gioca sul ruolo di ‘pubblico ufficiale di fatto’, che è stato attribuito dai magistrati all’avvocato per arrestarlo. Se Lanzalone fosse solo un avvocato, senza la qualifica pubblica, cadrebbe l’accusa di corruzione. Perché senza ruolo non ci sarebbe nemmeno l’asservimento del ruolo, in cambio di consulenze date o promesse al suo studio legale da parte di Luca Parnasi, l’immobiliarista romano finito in carcere.
Proprio per dimostrare la sua tesi, la Procura ha depositato alcune email tra l’assessore all’Urbanistica del Campidoglio, Luca Montuori, e Lanzalone, che dimostrano come l’avvocato fosse informato nel 2017 sulle questioni dello Stadio della Roma.
Il 3 aprile 2017, per esempio, Montuori invia all’avvocato genovese una email “avente ad oggetto ed in allegato la delibera di giunta 48 del 30 aprile 2017, relativa allo Stadio”. Il 7 maggio 2017, poi, l’assessore ne invia un’altra con oggetto “Stadio Tor di Valle” che poco prima era stata spedita “a una serie di funzionari del Comune di Roma e, per conoscenza, al sindaco Raggi, al vicesindaco Bergamo, all’assessore Meleo”. Testo: “Per tua opportuna conoscenza (dobbiamo capire come fare se gli uffici non seguono il ritmo)”.
In relazione a queste email i pm Paolo Ielo e Barbara Zuin, nella richiesta di misura cautelare, scrivono: “Il dato appare di estremo rilievo perché documenta come Lanzalone fosse chiamato a partecipare alla formazione della volontà del Consiglio comunale e tanto è confermato dalle altre interlocuzioni con il Comune, rilevate sulla medesima casella di posta elettronica”.
Per i magistrati, sono importanti per dimostrare il ruolo di pubblico ufficiale anche le parole di Virginia Raggi (completamente estranea all’inchiesta). A marzo 2017, in Consiglio comunale, la sindaca risponde a un’interrogazione presentata da alcuni consiglieri sul ruolo in Campidoglio dell’avvocato. La Procura ha depositato la trascrizione dell’intervento e il video postato sul sito del M5S. Lo scopo è dimostrare che era Virginia Raggi a sostenere per prima che “Lanzalone ha formalizzato il 10 febbraio… quindi non si tratta di correre ai ripari… Una comunicazione con la quale veniva da me incaricato di seguire alcune vicende, in particolare quella relativa alla Eurnova, quindi quella dello Stadio”. Poi il contratto non fu formalizzato per l’opposizione degli uffici ma, per il gip bastano queste parole a rendere “evidente la volontà del sindaco di servirsi della collaborazione di Lanzalone per l’espletamento del suo mandato – e dunque per lo svolgimento di una funzione pubblica – e la sussistenza di un accordo in tal senso”.
Certo, le email risalgono alla primavera 2017 e Lanzalone potrebbe sostenere che il suo ruolo pubblico era poi sfumato. L’accusa, però, per dimostrare l’attualità del ruolo di Lanzalone, ha depositato due telefonate del 10 e 28 maggio tra il direttore generale della Roma Mauro Baldissoni e Lanzalone stesso. Nella prima, Baldissoni chiede all’avvocato: “A che punto stiamo?”. Lanzalone dice che ha avuto “un po’ di impegni in questi giorni” e non ha “verificato la cosa”; aggiunge che era “rimasto che avevano mandato avanti le pubblicazioni”. Poi aggiunge “che adesso avvisa Giampaoletti (direttore generale del Comune, ndr) e proporrà di fare una riunione tutti insieme a cui parteciperà Mauro (Baldissoni) o (Simone) Contasta”, collaboratore di Parnasi. Poi il 28 maggio il Dg della Roma Baldissoni aggiorna Lanzalone su un incontro avuto con il Dg del Comune Giampaoletti. “Lanzalone lo interrompe dicendogli che Franco (Giampaoletti, ndr) glielo ha già detto”. La frase è sottolineata in neretto dai Carabinieri per dimostrare che Lanzalone era addentro alle questioni dello stadio come referente del Comune fino a due settimane prima dell’arresto. Lanzalone potrebbe sostenere che il suo interessamento derivava dal suo ruolo di presidente di Acea, interessata allo stadio come sponsor e anche per il trasferimento degli uffici. La partita della difesa però è tutta in salita.