Caro Matteo Renzi, domenica è riapparso in tv dalla Annunziata, scamiciato in contesto bucolico, con grata fiorita alle spalle al posto dei “rampicanti” parlamentari, tanto da far balenare il definitivo ritiro a vita privata. Niente, non riesce proprio a farsi da parte, a creare quel vuoto di sé che – solo, forse – potrebbe generare nostalgia, desiderio, “in fondo, non era così male”, “se tornasse”…
Stavolta, almeno, capiamo le ragioni: col caos sullo stadio della Roma che lambisce anche i cinquestelle (i coinvolgimenti Pd ben più sostanziosi e Milano e Sala non menano più scandalo, complici gli omissis mediatici), e soprattutto la linea dura sui migranti e la chiusura dei porti, può tirare acqua al suo mulino, cercando di riconquistare quell’elettorato di sinistra fuggito da lei verso il Sol dell’Avvenire tra le stelle grilline.
Eccola dunque, in stile Giorgione Orto e Cucina, ma con la modernità degli hashtag da Benji e Fede, a menare fendenti contro Salvini il “bullo”, i 5stelle e i loro elettori che si sono fatti abbindolare da fascisti in camicia rossa.
Eccola twittare con spavalderia: “Un abbraccio affettuoso ai filosofi, attori, cantanti che ci dicevano: il Pd non è di sinistra, M5S invece si. Adesso vi guida Salvini, avete fatto la guerra al Matteo sbagliato #altracosa #inmezzora”. A parte il “sì” senza accento, non all’altezza di una (presunta) preparazione che nessuno ha messo in dubbio quando da Firenze fu elevato a Palazzo Chigi; a parte il vago riferimento a fantomatici “filosofi, attori, cantanti”, con cui voleva essere elegante, denotando in realtà i suoi di punti di riferimento: intellettuali e star system (con gli uni compresi nell’altro, visto che ormai sono passati dalle torri d’avorio a ripetitori e compensi tv), invece delle persone comuni che vivono nella realtà e non nei media; a parte tutto questo, sono qui per rassicurarla: il Pd non è di sinistra. So che molti elettori 5Stelle vengono da sinistra e hanno i capelli dritti a vedere Via Almirante o Via Dall’Italia ai migranti.
So che ora aspettano, incrociando le dita e aggrappandosi al contratto di governo, al premier Conte, ai diritti dei rider, al superamento delle ingiustizie commesse (tipo Jobs Act o legge Fornero) o alle cose non fatte (tipo taglio dei vitalizi) dal suo governo e dal Pd.
So che, se non sanno dove andrà il governo giallo-verde – se Salvini fagociterà Di Maio su immigrazione, rom, sicurezza, condono fiscale, contanti e via a “destreggiare” – sanno però che il partito che lei ha guidato alla disfatta, fiaccandone le anime più di sinistra, portate in dote al Nazareno da Berlusconi, Verdini, Alfano, e anticipando molte di queste misure (Minniti, l’aumento delle soglie sull’uso del contante, la voluntary disclosure…), era tutto fuorché di sinistra. Non che la piega destrorsa del Pd sia cominciata con lei – sarebbe attribuirle troppi (de)meriti – ma sicuramente lei ha tolto qualunque dubbio.
Caro Renzi, a dire “il Pd non è di sinistra” sono i fatti, gli elettori e anche i suoi compagni di partito che, proprio per quella ragione, se ne sono andati. I 5Stelle? Vedremo. Nel frattempo sono finiti tra le braccia di Salvini perché lei, invece di farsi da parte, gli ha detto no. Dunque non sia umile, non le si addice: questo governo è anche (de)merito suo.
Un cordiale saluto.