Con un atto interno ha sospeso in autotutela le nomine per la commissione Via, Valutazione Impatto Ambientale, quella attraverso cui deve passare ogni opera – grande e piccola – che abbia impatto sull’ambiente e che voglia il via libera alla realizzazione, Tap e Tav incluse. Ha anche deciso di avviare un concorso pubblico per assumere dipendenti del ministero dell’Ambiente che siano “tecnici” più che “amministrativi”.
Ministro Sergio Costa, quali problemi scontava il ministero dell’Ambiente?
È l’unico ministero che da quando è stato istituito, cioè dal 1986, non ha mai fatto concorsi pubblici per i propri dipendenti. Solo distacchi, comandi, conferme, sovrapposizioni. Ma non si possono distogliere risorse umane, come nel caso della Sogesid (la società in house che si occupa della bonifica e della riqualificazione ambientale e che ha 700 distaccati al lavoro al ministero, ndr) dalla loro mission. E visto che il problema è stato sollevato anche dalla Corte dei Conti, ho recuperato un po’ di soldi dal bilancio per avviare i concorsi. Ho anche in corso una interlocuzione con il ministero dell’Economia. Non ho numeri precisi, ma punto al massimo possibile.
Poi c’è l’annoso problema della commissione Via, spesso al centro di polemiche forti.
La Corte dei Conti aveva detto al precedente ministro che il profilo di legittimità amministrativo erariale delle nomine non era conforme alla legge, soprattutto per l’incompatibilità dei curricula. Ho ereditato questa situazione e anche per quella che è la mia storia, se un magistrato mi allerta su un atto, io prima di tutto lo ritiro in autotutela. Per me è un’azione che chiarisce quale sia il percorso che voglio seguire: competenza e trasparenza. La commissione Via ha un peso significativo sui cittadini perché, nonostante sembri confinata nelle pratiche burocratiche e amministrative, decide invece in campi che hanno un impatto diretto sulla vita quotidiana.
video di Manolo Lanaro
Una rivoluzione dall’interno, insomma.
Voglio che nel ministero ci siano dei tecnici e non uso questa parola a caso. C’è bisogno di un linguaggio più tecnico e meno amministrativo per interloquire con Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni in modo pratico. I due terzi delle competenze ambientali sono assegnate dalla Costituzione ai territori, ma l’orientamento, e quindi il confronto, deve avvenire con il ministero, che deve essere in grado di darlo. L’Ambiente è senza colori di partito né profili amministrativi: ha bisogno di competenze tecniche precise, con un orientamento politico gestionale.
C’è anche un ambizioso piano per ridurre le emissioni: -15% nel 2025, -30% nel 2028 e -40% nel 2030. Crede sia davvero fattibile?
In Europa abbiamo confermato la riduzione del 15 per cento per il 2025 previsto dall’accordo di Parigi, salutato come la start-up di un nuovo paradigma ambientale. Tecnicamente però, quando il sistema produttivo si rigenera, il suo sviluppo procede molto più veloce del sistema lineare, diventa un’iperbole. A quel punto, tanto vale alzare il target. Lo abbiamo proposto anche agli altri Paesi Ue: bisogna dare un messaggio al mondo. In questo senso sono importanti gli investimenti annunciati da Fca sull’elettrico.
Si parla anche di puntare sulle auto elettriche, Bloomberg ha parlato di incentivi statali per miliardi di euro.
L’incentivo statale serve a far partire il meccanismo virtuoso verso l’elettrico totale o l’ibrido. Ma se il concetto dell’aiuto dello Stato viene poi percepito solo in termini assistenzialistici, ovvero “ti do i soldi continuamente”, il processo non funziona. Quindi: io Stato ti aiuto perché si avvii la nuova tecnologia, ti do un tempo definito che è, appunto, il tempo dell’accordo di Parigi, così che tu ci creda e ti fidi del fatto che lo Stato non cambi idea a ogni folata di vento per poter progettare e investire con serenità quando la tecnologia si sarà affermata.
Avete lanciato altri appelli in Ue?
Sull’acqua pubblica, intesa come bene comune e diritto irrinunciabile e inalienabile della persona. Abbiamo sostenuto che sia fondamentale metterla a disposizione di tutti i cittadini in modo non mercificabile, soprattutto per le fasce deboli. Un appello lanciato perché si parlava del Regolamento e sentivamo l’esigenza che gli articoli ispiratori contenessero questa nostra posizione.
Questa settimana in Consiglio dei ministri ci sarà anche l’ambiente…
Sì. Chiederemo che la competenza sulla Terra dei Fuochi passi dal ministero dell’Agricoltura a quello dell’Ambiente. Inutile dirlo: sulla bonifica ambientale può lavorare meglio la penna del ministero dell’Ambiente e vogliamo che sia solo il punto di partenza per altri interventi in altre zone d’Italia.