Da anni la famiglia di Angelo Vassallo sostiene che bisogna battere la pista dei carabinieri per trovare la verità sull’omicidio del sindaco di Pollica. I fratelli di Angelo, Dario e Massimo Vassallo, e il figlio Antonio Vassallo, l’hanno ripetuto durante la marcia del 10 febbraio per sollecitare la riapertura delle indagini.
E qualche giorno fa la Dda di Salerno ha impresso una svolta all’inchiesta che pare andare verso quella direzione. Il pm Leonardo Colamonici ha notificato un avviso di garanzia con invito a comparire per rendere interrogatorio da indagato per l’omicidio Vassallo a Lazzaro Cioffi, il carabiniere di Castello di Cisterna finito in carcere ad aprile su richiesta del pm anticamorra di Napoli Mariella Di Mauro perché accusato di collusioni con il clan di Caivano (Napoli), e di averne protetto le attività di narcotraffico. Dal 1991 e fino a pochi mesi fa Cioffi ha lavorato nel nucleo investigativo di Castello di Cisterna. Quindi ne faceva parte anche il 5 settembre 2010, il giorno dell’omicidio, per il quale fu indagato (e poi archiviato) l’ex comandante, attualmente titolare di un altro importante incarico nell’Arma. Cioffi apparteneva alla sua squadra di investigatori.
Nel 2011 un teste delle indagini, R. R., collocò Cioffi tra i carabinieri presenti a Pollica nel periodo del delitto. Fu sentito un paio di volte dal pm di Salerno Rosa Volpe e dal procuratore capo Franco Roberti. R. R. riferiva ‘de relato’, ovvero fece i nomi di chi gli fornì notizia e le circostanze in cui le apprese, ma non aveva una conoscenza diretta del fatto. Le successive indagini non trovarono riscontri e la presenza di Cioffi a Pollica fu esclusa dal quadro investigativo. Ora torna prepotentemente in ballo in un avviso di garanzia notificatogli nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, frutto delle dichiarazioni di alcuni nuovi pentiti e di un recente verbale di R. R., stavolta ascoltato dal pm di Napoli che ha aperto un canale di scambio di carte con il collega di Salerno. La contestazione contro Cioffi è stringatissima, scrive giustizianews24.it che ieri ha anticipato la storia. Poche righe senza il movente e il ruolo del carabiniere, indagato in concorso con un ignoto. Cioffi, difeso dall’avvocato Saverio Campana, ha così preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. “Se fossero acclarate sue eventuali responsabilità nell’omicidio di mio fratello, dovrebbe essere condannato al doppio della pena perché avrebbe anche tradito i valori dell’Arma”, commenta Dario Vassallo, il presidente della Fondazione che tramanda il ricordo del “sindaco pescatore”.
Angelo Vassallo si batteva contro lo spaccio di droga nei locali del porto, partecipava alle ronde di vigili urbani per stanare i pusher, e qualche giorno prima di morire confidò ad alcuni amici di aver scoperto qualcosa che non avrebbe mai voluto sapere. Forse è lì che si annida il movente di un delitto irrisolto.