Oggi e domani magistrati alle urne per rinnovare la componente togata del Csm. Il 19 comincerà l’altra partita che cambierà il volto del Consiglio: prima seduta del Parlamento per eleggere 8 componenti laici, uno di loro sarà il nuovo vicepresidente. Alla luce del voto del 4 marzo, tre saranno in quota M5S, due Lega, due Pd e uno FI. Il vicepresidente dovrebbe essere indicato dal M5S, in cambio la Lega avrebbe un giudice di marchio federalista alla Consulta, Luca Antonini.
La campagna elettorale delle toghe si è incentrata sulle polemiche legate alle modalità delle nomine dei vertici degli uffici giudiziari, quindi sulla deriva del correntismo. È l’accusa della base dei magistrati: la lottizzazione delle correnti. Le nomine a pacchetto: uno a te, uno a me.
Correnti divise fra loro in questa campagna ma unite contro il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, che venerdì ha parlato come un leghista a Pontida durante un seminario al Csm con i giovani magistrati. Ha auspicato la fine delle correnti, soprattutto di sinistra. Un’affermazione esorbitante che potrebbe pesare su queste elezioni, così come le sparate contro i giudici di Salvini, manco fosse Silvio Berlusconi
La differenza tra correnti e correntismo a Morrone l’ha spiegata il presidente dell’Anm, Francesco Minisci: “C’è confusione, l’adesione a un gruppo non c’entra nulla con l’imparzialità dei magistrati”, è una ricchezza.
Il quesito è il seguente: queste bordate sposteranno voti verso Unicost, la corrente centrista più “rassicurante” per i magistrati e maggioritaria se si guarda all’ultimo voto per l’Anm? Convincerà quei magistrati che si sono detti delusi da Area a votarla comunque? (al Csm attuale ha la maggioranza). Autonomia e Indipendenza di Piercamillo Davigo, la corrente che ha costretto le altre a una rincorsa sull’anticorrentismo, sarà premiata o siccome viene accusata di essere troppo vicina ai grillini, pur non avendo occupato il ministero di Via Arenula (come volevano indiscrezioni malevole) sarà penalizzata? I componenti da eleggere sono 16. La vera partita è quella della Cassazione: due posti per quattro candidati. E che candidati. Due in particolare si pestano i piedi, elettoralmente parlando: Davigo, presidente di sezione, e il sostituto procuratore generale Rita Sanlorenzo di Area, la corrente che ha perso finora una parte di consensi (vedi elezioni Anm) migrati verso AeI, corrente nata da toghe di destra, di Magistratura Indipendente, ma divenuta trasversale. È alla sua prima elezione per il Csm.
Gli altri due candidati sono Carmelo Celentano, Unicost, sostituto pg e Loredana Miccichè, Mi, consigliere. Su Mi il peso vero ce l’ha sempre Cosimo Ferri, nemico di Davigo e parlamentare del Pd, pur essendo magistrato (in aspettativa) della corrente più a destra. I maligni dicono che pur di ostacolare l’elezione di Davigo fa il tifo anche per la Sanlorenzo. Partita già chiusa, invece, per i pm: quattro posti, quattro candidati: Giuseppe Cascini, procuratore aggiunto di Roma, ex segretario dell’Anm, Area; Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Catania, AeI; Luigi Spina, sostituto a Castrovillari, Unicost; Antonio Lepre, sostituto a Paola, Mi. Sono, invece, 13 i candidati giudici di merito per dieci posti.
Il bubbone elettorale sul criterio delle nomine l’ha fatto scoppiare AeI facendo infuriare la stragrande maggioranza del Consiglio.
“L’assenza di reali regole oggettive e predeterminate nelle scelte consiliari – scrive AeI – è la ‘chiave’ di questo super-potere (delle correnti, ndr) che ha creato un solco profondo tra autogoverno e ‘base’ dei magistrati”. È pure aumentato il peso della politica: “Spesso i componenti laici hanno avuto un peso decisivo e quasi sempre una parte di essi ha votato insieme a un gruppo consiliare (i laici del centrodestra con Mi)”.
Ma secondo Area “nessun gruppo può pretendere di presentarsi come unico estraneo al ‘sistema’… Abbiamo più volte ribadito la necessità di un deciso cambio di passo nella gestione delle nomine, come condizione necessaria per restituire autorevolezza e credibilità all’istituzione consiliare… Vi è la necessità di una assunzione di responsabilità condivisa, in chiave critica e autocritica”. In questo contesto si inseriscono due appelli con decine di adesioni. “Liberiamo il Csm dalle correnti”, primo firmatario Andrea Mirenda, chiede l’adozione di misure “per scongiurare che le decisioni del Csm siano determinate da logiche correntizie, anziché dai criteri oggettivi e trasparenti”. Un altro appello, di toghe vicine ad Area, lancia “un patto fra elettori”: che tutti i magistrati della base si impegnino a “ripudiare scorciatoie, logiche clientelari e contatti privilegiati”.