Davanti alle telecamere Luigi Di Maio garantisce che “questa è la settimana in cui saranno tagliati i vitalizi alla Camera”. E l’ultima parola di Matteo Salvini sul tema è che “prima si tagliano e meglio è”. Dietro le quinte però tra gialli e verdi la tensione non è mai stata tanto alta.
I leghisti ce l’hanno con Roberto Fico: la gestione in solitaria della partita sui vitalizi ha irritato profondamente i deputati del Carroccio in ufficio di presidenza. Il problema è che la delibera firmata dal grillino dovrebbe essere approvata già domani, dopo la discussione sugli emendamenti.
Il testo di Fico prevede un radicale ricalcolo degli assegni degli ex parlamentari secondo il metodo contributivo, attraverso degli appositi “coefficienti di trasformazione” realizzati insieme al presidente dell’Inps, Tito Boeri. Ma al momento – minaccia in Transatlantico un onorevole con la spilletta di Alberto da Giussano – per i salviniani non ci sono le condizioni per farlo passare: “Se le cose non cambiano nelle prossime 24 ore, potremmo non entrare nemmeno a votare”.
La Lega è tutt’altro che persuasa della solidità della delibera Fico. Lo spiega il capogruppo Riccardo Molinari: “Noi vogliamo tagliare i vitalizi, ma vogliamo pure che sia una norma inattaccabile, non una che viene smontata dai ricorsi nell’arco di pochi mesi”. I leghisti sono stati spaventati dalla richiesta di risarcimento danni minacciata dagli ex parlamentari a tutti i componenti dell’Ufficio di presidenza. E vorrebbero che Camera e Senato andassero alla stessa velocità, mettendo mano insieme a una materia così delicata. Ma a Palazzo Madama, come si suol dire, sono ancora “a carissimo amico”: la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati non scriverà una delibera per il ricalcolo prima di aver ascoltato in audizione Boeri e di aver richiesto un parere al Consiglio di Stato. Casellati, peraltro, ha già espresso i suoi dubbi sulla validità costituzionale della norma: non ha nessuna intenzione di inseguire i tempi imposti da Fico a Montecitorio.
Il presidente della Camera, accusato di aver fatto tutto da solo, ora si sta impegnando per convincere i deputati dubbiosi del Carroccio, che però ormai comunicano solo con Riccardo Fraccaro, ministro M5S ai rapporti con il Parlamento.
Se la frattura che si è allargata negli ultimi giorni non sarà ricomposta frettolosamente nelle prossime ore, la delibera Fico potrebbe rischiare davvero.
Anche perché la Lega avrebbe un ulteriore strumento di ricatto: potrebbe appoggiare l’emendamento alla delibera firmato da questori e segretari di Fratelli d’Italia e Forza Italia (Fabio Rampelli, Mara Carfagna, Edmondo Cirielli, Gregorio Fontana, Francesco Scoma e Alessandro Colucci).
Un testo che rivede al ribasso il ricalcolo dei vitalizi, applicando non il “coefficiente Boeri” ma la contribuzione prevista dalla riforma Dini del 1996, fissata al 33%. “In questo modo – spiega il meloniano Cirielli – eviteremmo decurtazioni irragionevoli e ingiuste nei confronti di ex parlamentari molto anziani, che con la delibera Fico vedrebbero il proprio assegno ridotto anche del 90%. E saremmo molto meno esposti ai ricorsi per incostituzionalità”. Un argomento a cui i leghisti sostengono di essere molto sensibili. Fico e i suoi però si dicono tranquilli. Dalla presidenza della Camera fanno notare che l’abolizione dei vitalizi fa parte del programma di governo, e che nello stesso contratto non è contemplata la possibilità di far saltare il tavolo votando insieme alle opposizioni. “Se dovessero esserci ancora nodi – spiegano dallo staff di Montecitorio – facciamo in tempo a risolverli”.
La tensione intanto è salita. Mentre Salvini continua a imporre la sua agenda sull’immigrazione, su uno dei temi fondativi del Movimento 5 Stelle l’alleato di governo non rinuncia alle scaramucce. Quanto a fondo sia disposta ad andare la Lega, lo scopriremo domani.