Caro Marco, ho letto il tuo riferimento a me nel tuo editoriale di oggi e francamente non comprendo come quello che scrivi possa essere messo in relazione alle mie critiche a Salvini e al governo, anche se converrai che il primo è stato il governo in queste prime settimane. Il tuo commento alla sentenza emessa nel processo trattativa, il racconto delle responsabilità accertate in primo grado, lo utilizzi per dirmi che erano quelli i ministri della Mala Vita e non Salvini? Non capisco e non credo si tratti di una versione più paludata dell’inflazionato “e allora il Pd?”. Dovremmo forse accettare le parole e le azioni di Salvini perché quelli che c’erano prima erano peggio?
E davvero tu credi che il 4 marzo abbia rappresentato questo cambio epocale? Sto leggendo con attenzione le inchieste del tuo giornale sull’inferno libico e sulle nefandezze della Guardia costiera di quello Stato in disarmo e mi sembra che tale sia l’orrore raccontato, che le parole di Matteo Salvini e dei ministri di punta dei 5stelle contro le Ong siano del tutto inaccettabili. Ho l’impressione che i colpi inferti in queste poche settimane all’idea di Stato di diritto rappresentino una escalation che forse non tutti comprendono. E non regge neppure l’idea di Salvini cattivo, 5stelle buoni.
Toninelli ha mentito in maniera continuata sulla apertura/chiusura dei porti e, cosa più grave, lo ha fatto con esseri umani sofferenti in mare. Credo sia evidente a tutti come Salvini sia nella totale disponibilità di Vladimir Putin, che condivide con Donald Trump il superamento dell’Europa, per finalità evidenti di spartizione. Lo afferma lui continuamente, non lo dico io. Purtroppo chi dovrebbe bilanciare (pia illusione) tutto ciò continua a fare campagna elettorale, in maniera distinta sui temi, ma non nei modi.
L’altra sera mi è capitato di ascoltare il tuo vice, Stefano Feltri, intervistato su RadioUno, che affermava che con ogni probabilità Luigi Di Maio ha mentito sulla questione stime Inps. La cosa che però mi ha colpito di più dell’intervista è che Feltri, con ogni ragione, non si capacitava del fatto che Di Maio, pur di fare comunicazione, ha deciso di non difendere un provvedimento anche giusto, ma che ovviamente porterebbe a dei possibili (ma pare minimi) effetti collaterali.
È questo il “cambiamento” cui dovremmo dare fiducia? Menzogne e poco coraggio? Francamente è un film già visto in più condito da un marketing asfissiante sulla supposta novità di un indirizzo politico che sconta la sconcertante invisibilità del presidente del Consiglio. A questo proposito, mi ha molto colpito il titolo dell’intervista che gli hai fatto nei giorni scorsi, “Ecco chi sono”: non mi pare rassicurante che a distanza di settimane dal suo insediamento, sia lo stesso presidente a porsi il problema di dover spiegare lui chi è e ti posso assicurare che ancora oggi io non ho idea di chi sia e a chi risponda poiché lo si è visto sempre, e in maniera anche poco dignitosa, accucciarsi non appena richiamato all’ordine.
Però, su Salvini, voglio cogliere il tuo suggerimento, anche per evitare altre querele su carta intestata del ministero: da oggi per me il ministro della Mala Vita diventa il cagnolino di Putin. Ai 5stelle la scelta di seguire il capo branco o essere qualcos’altro. Ma perché ci riescano c’è bisogno di maggiore rigore, soprattutto da parte di chi negli anni ha dimostrato di saperlo fare con inflessibilità.