Bosnia

Srebrenica non fu genocidio: alla faccia di 8.000 vittime

ll massacro - L’assemblea nazionale della Repubblica Serba rinnega la scelta del 2004 e rifiuta i contenuti finali dell’indagine della Commissione speciale

18 Agosto 2018

Quando lo scorso luglio è stato ricordato il 23° anniversario del massacro di Srebrenica, nella ex Jugoslavia, Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue, e Johannes Hahn, commissario europeo all’allargamento, sottolinearono che “il genocidio di Srebrenica è una ferita aperta nel cuore dell’Europa”.

A poco più di un mese, il loro monito torna tristemente alla ribalta e alla loro preoccupazione si aggiunge quella delle Nazioni Unite. I vertici dell’Onu sono rimasti contrariati dalla decisione presa dall’Assemblea nazionale della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina, di annullare l’approvazione data, nel 2004, al rapporto della Commissione speciale sul massacro che ha stabilito si sia trattato di genocidio. Successivamente una sentenza del 2007 della Corte penale di Giustizia dell’Aja, seguite da altre spiccate dal Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (ICTY), stabilì che il massacro, essendo stato commesso con lo specifico intento di distruggere il gruppo etnico dei bosgnacchi, costituisce un “genocidio”.

I condannati principali sono in particolare Ratko Mladic e Radovan Karadžic (all’epoca presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina) giudicati in due momenti diversi dall’ICTY: al primo è stato comminato l’ergastolo e al secondo 40 anni di reclusione. “Rigettare le conclusioni della Commissione – ha affermato Adama Dieng, Consigliere speciale delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio – è un grave passo indietro. Ciò mina lo stato di diritto e gli sforzi nazionali e internazionali volti a rendere giustizia alle vittime dei crimini commessi contro persone di tutte le etnie durante la guerra 1992-1995 in Bosnia”. La Commissione, voluta dal Governo della Repubblica Serba nel 2003, ha stabilito che tra il 1992 e il 1995 circa 8 mila musulmani bosniaci sono scomparsi a Srebrenica.

Dieng ha ricordato inoltre che, durante la sua visita nei Balcani sette mesi fa, aveva avuto la prova sul campo di quanto gli avvenimenti del passato siano ancora “manifestatamente utilizzati a fini politici”. Il rigetto dei verdetti giudiziari su Srebrenica, “la glorificazione di criminali di guerra cui addirittura si sono date funzioni pubbliche” non aiuta, secondo il rappresentante Onu, la riconciliazione nel Paese diviso tra la Repubblica Serba di Bosnia e la Federazione di Bosnia Erzegovina.

La decisione di disconoscere le conclusioni della Commissione sul massacro di Srebrenica, secondo Dieng, rischia di aggravare le tensioni in previsione delle elezioni del 7 ottobre nel Paese. In una nota congiunta diffusa al termine della infausta ricorrenza, Mogherini e Hahn conclusero con queste parole: “23 anni fa è stata scritta una delle pagine più buie della nostra storia. È obbligo dell’Europa e della comunità internazionale ricordare e fare in modo che una tale tragedia, vergogna per l’umanità, non possa mai più ripetersi”.

A guidare il genocidio fu Mladic, generale dell’Esercito della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina in combinazione con le unità del gruppo militare degli Scorpioni. In quegli anni la zona era stata dichiarata protetta dell’Onu, ma nonostante ciò Srebrenica e il territorio circostante furono attaccati. Tre anni fa vennero riesumate dalle fosse comuni 6.930 salme, identificate grazie agli oggetti personali rinvenuti oppure attraverso il Dna confrontato con quello dei consanguinei che riuscirono a sfuggire alla violenza dei soldati di Mladic. Per i fatti di Srebrenica sono state condannate 21 persone.

Nel 2015 fu proposta all’Onu una bozza per condannare i fatti di Srebrenica come genodicio, ma non venne approvata a causa del veto russo.

Ti potrebbero interessare

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione